È il messinese Alex Caminiti col suo collettivo Gas d’arte indipendente (costituito assieme all’egiziana Sadif, alla senegalese Gimaka e agli italiani Sabrina Di Felice e Alessandro Follo), a firmare il quadro “leonardesco” dedicato al progetto del Ponte sullo Stretto. Protagonista, la celebre dama ritratta da Leonardo, identificata con molta probabilità in Lucrezia Crivelli, ridipinta oggi da Caminiti e dai suoi accoliti con tecnica impeccabile a olio su tela, avendo come sfondo, anziché il classico paesaggio lombardo o toscano, la silhouette del ponte che, secondo i progetti, dovrebbe collegare Messina con Reggio Calabria, e i lembi di terra delle due città. Davanti, appoggiati in bella vista su un tavolo, i prodotti tipici di quelle terre: la birra (Messina, naturalmente), la focaccia, sempre messinese, la granita, gli arancini e i cannoli siciliani. Ma cosa c’entra Leonardo con Messina, e con l’ultradecennale progetto del Ponte sullo stretto, di cui in Italia si parla ormai da decenni, rispuntato nuovamente fuori proprio in questi mesi col governo Meloni.
Il riferimento a Leonardo è legato a un episodio storico: quello del progetto di un ponte, a un’unica campata, che avrebbe dovuto essere lungo 280 metri, che l’artista ideò per il sultano di Instanbul, Bayezid II, il quale desiderava un collegamento fisso attraverso il Corno d’oro, e per realizzarlo si rivolse appunto al grande maestro lombardo. Il progetto di Leonardo, descritto in una lettera inviata da Genova, si distingueva per la sua struttura innovativa e l’uso di un’unica campata senza supporti intermedi. Questa proposta avrebbe richiesto l’impiego di materiali robusti come la pietra e un’ingegneria avanzata per resistere alle forze naturali, compresi i terremoti. Malgrado l’ingegnosità di Leonardo, che assicurò che il ponte sarebbe stato abbastanza alto “che una nave possa passarci sotto a vele spiegate”, il progetto non riscosse l’approvazione del sultano, e fu bocciato. La cosa curiosa è che, recentemente, il MIT (Massachusetts Institute of Technology, una delle più importanti università di ricerca del mondo) ha esaminato il progetto di Leonardo e ha confermato la sua fattibilità. Gli ingegneri hanno infatti creato un modello in scala, utilizzando blocchi 3D che avrebbero composto il ponte, dimostrando che avrebbe potuto sostenersi grazie alla forza di gravità, senza l’uso di malta o di cerniere.
Sta di fatto che quel progetto, pur essendo rimasto lettera morta ai tempi di Leonardo, oggi torna, seppure a livello simbolico, nell’opera del collettivo Gas, come modello ideale per il “nuovo” ponte che dovrebbe sorgere collegando le due coste. Un giocoso riferimento storico, magari volutamente ironico (gli sfacciati riferimenti ai prodotti messinesi fanno venire in mente lo stile della campagna pubblicitaria “Open to meraviglia” ideata dal Ministero del Turismo, con la Venere del Botticelli che gira l’Italia consumando prodotti rigorosamente made in Italy), o un viatico semiserio al progetto del futuro ponte?
Mentre l’opera è in viaggio per comparire in diverse manifestazioni artistiche, dalla Sicilia a Roma, dal collettivo Gas non arrivano precisazioni, se non un sibillino: “Se il ponte sarà davvero un’attrazione, per ora non possiamo saperlo: quello che sappiamo di certo è che le nostre bellezze naturali e i nostri prodotti un’attrazione lo sono già, e da sempre”. Chissà che il nome di Leonardo non porti fortuna a questa controversa e infinita vicenda.