Converging Figures, il raffinato dialogo di KELLY AKASHI per FURLA SERIES 

Fondazione Furla presenta la nuova edizione del progetto Furla Series con Kelly Akashi, alla GAM di Milano curato da Bruna Roccasalva

I materiali sono delicati come la cera, leggeri come il vetro, ma anche tradizionalmente lussuosi come il marmo e il bronzo. All’apparenza mostrano una certa fragilità in quel loro costituirsi di forme, per lo più legate al mondo naturale, e a quello del corpo, come il calco delle sue mani.

Riprodotto interamente o solo in alcune delle sue parti realizzato in bronzo. Piuttosto che i motivi floreali in vetro, che richiamano le decorazioni delle sale della Villa Reale. E poi il vetro soffiato a mano, o specchiato di Kelly Akashi (Los Angeles, 1983), che concretizza quell’idea della riflessione su cui si poggia la mostra. Come la riflessione reale attraverso l’acqua contenuta nel blocco di marmo Portoro, Elemental Entwine, che nasconde una forma a spirale al suo interno, come simbolo di trasformazione.

La cera è invece il primo materiale utilizzato dall’artista, che l’ha avvicinata alla scultura, dopo un percorso intorno alle tecniche fotografiche. Un linguaggio, quello fotografico che continua a essere parte della sua produzione, e che all’interno di Converging Figures, trova un camouflage perfetto con gli ambienti, per via di immagini rese specchianti attraverso un processo di stampa, raffiguranti dettagli della villa e della luna.

Furla Series – Kelly Akashi. Converging Figures, 2024. Installation view of the exhibition promoted by Fondazione Furla and GAM – Galleria d’Arte Moderna, Milan. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione Furla

I materiali sono declinati in formalismi “dall’aspetto spesso fragile e prezioso, queste forme, familiari e stranianti al tempo stesso”, come li descrive nel testo critico la curatrice del progetto Furla Series, Bruna Roccasalva. Un’iniziativa nata nel 2017 da Fondazione Furla e Giovanna Furlanetto, ospitata per il quarto anno consecutivo alla GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano (dopo le prime due edizioni al Museo del Novecento e alla Triennale di Milano), in cui le sale del museo non sono solo un contenitore prestigioso, ma hanno la funzione di generare un dialogo tra le opere della collezione permanente e quelle prodotte dall’artista. 

Furla Series – Kelly Akashi. Converging Figures, 2024. Installation view of the exhibition promoted by Fondazione Furla and GAM – Galleria d’Arte Moderna, Milan. Ph. Andrea Rossetti. Courtesy Fondazione Furla

È infatti un a mostra singolare, quella che si può visitare fino all’8 dicembre, in quella che è stata residenza di Ludovico Barbiano di Belgiojoso (intorno all’ultimo decennio del Settecento), e di Napoleone (agli inizi del secolo successivo), oggi nota come Villa Reale. Sede di uno dei musei milanesi che raccoglie le collezioni dell’Ottocento, con le generose donazioni di Vittore Grubicy De Dragon, e delle famiglie Grassi e Vismara. Una residenza che si affaccia sul giardino all’inglese, e dalle cui finestre entra una luce suggestiva che inonda gli ambienti creando delle riflessioni.

Riflessioni oggettive generate da un fenomeno naturale, e riflessioni concettuali maturate dall’artista Kelly Akashi e frutto di una pratica processuale che indaga aspetti universali e centrali, che sono l’origine del suo lavoro. Un lavoro che si inserisce in un percorso discreto e talvolta quasi impercettibile, da ricercare all’interno della collezione permanente. Gli ambienti eleganti delle sale, le architetture del piano nobile sostenute dai colonnati, le stanze inquadrate da caminetti con ceramiche dipinte, intrattengono un dialogo con le sue opere, quasi tutte di nuova produzione. 

<em>Furla Series Kelly Akashi Converging Figures 2024<em><br>Installation view of the exhibition promoted by Fondazione Furla and GAM Galleria dArte Moderna Milan<br>Ph Andrea Rossetti Courtesy Fondazione Furla<br>

Kelly Akashi, newyorkese di nascita ma di origini giapponesi, crea delle convergenze, come nell’installazione esemplificativa della sua ricerca Converging Figures, prodotta nel 2019, che da anche il titolo alla mostra. Riflette concettualmente dicevamo, ma anche concretamente, attraverso una giustapposizione tra elementi. Naturali o artificiali, che si confrontino con aspetti estetico-architettonici, o che soprattutto indaghino questioni universali del tempo, della memoria e della trasformazione, che sono il focus della sua ricerca.

Come nei piccoli lavori posizionati sui camini delle sale, realizzati con bronzo fuso e il vetro, che rimandano al dipinto di La Lettrice di Federico Faruffini. O il merletto lavorato a tombolo di Emanuele Bonaglia, come quello dell’abito della Contessa Antonietta Negroni Prati Morosini nel quadro di Francesco Hayez. Piuttosto che le sculture di vetro soffiato a mano Fiori da ballo, un evidente omaggio alla scenografica decorazione della sala e dei soffitti della Sala da Ballo. Oppure nella delicatezza della ghirlanda di vetro borosilicato bianca e verde, lavorata a fiamma, chiusa in una vetrina, omaggio all’affresco di Andrea Appiani nella Sala del Parnaso, in cui le Muse circondano il dio Apollo. 

<em>Furla Series Kelly Akashi Converging Figures 2024<em><br>Installation view of the exhibition promoted by Fondazione Furla and GAM Galleria dArte Moderna Milan<br>Ph Andrea Rossetti Courtesy Fondazione Furla<br>

Manufatti di marmo e granito, filiformi ampolle di vetro, oggetti di ceramica smaltata, calchi di mani di bronzo (le sue) insieme a elementi naturali come i rami, e i fiori, i bachi da seta, l’acciaio e il legno di quercia dei tavoli a triangolo dell’opera del 2019, ma soprattutto l’uso della cera “oggetto che si trasforma e che ha una memoria, perché se la usiamo, accendendola, si modifica e si disfa, e dato che possiamo bloccare e riattivare questo processo in qualsiasi momento, mentre si trasforma registra la nostra esperienza, traccia una linea temporale”, scrive ancora Bruna Roccasalva.

Kelly Akashi restituisce una sorta di immortalità alle cose e ai corpi, registrando le trasformazioni di cui sono oggetto. Ne conserva la memoria custodita attraverso le forme plasmate dalla materia. Elementi che diventano tracce all’interno di un raffinato glossario estetico, che si lascia rivelare e scoprire attraverso lo sguardo dello spettatore, piuttosto che urlando la sua presenza. Una condizione che fa di Converging Figures una mostra elegante, che si muove nel solco della storia. 

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