È da qualche giorno uscita la notizia dell’incredibile successo della fase pilota del progetto Museum Prescriptions nato a Bruxelles nel 2022 che, su modello del precedente canadese Arts on Prescriptions, ha coinvolto Musei e Istituti sanitari a beneficio di una serie di cittadini con diverse patologie, dimostrando come il benessere possa essere raggiunto e perseguito non solo attraverso la somministrazione di farmaci e terapie mediche.
Anche in Italia ci sono iniziative analoghe che credono fortemente nelle potenzialità di luoghi di incontro e di relazione come i musei quale strumento terapeutico necessario nella presa in carico dei pazienti.
I Musei Toscani, ad esempio, propongono da più di una decina di anni, sulla scia del “MoMA Alzheimer’s Project”, tutta una serie di programmi dedicati a persone con Alzheimer e demenza, tanto da costituirsi formalmente nel 2019 in una rete ufficiale chiamata Sistema Musei Toscani per l’Alzheimer (https://www.museitoscanialzheimer.org).
Spinti dal motto “non c’è cura senza cultura”, si occupano di organizzare programmi di fruizione culturale, adattandoli alle diverse specificità dei musei, degli utenti e dei loro caregivers, dei terapisti e dei professionisti e della comunità di riferimento, in un’ottica di lifelong learning per cui ogni evento della vita può essere occasione di crescita, apprendimento e costruzione di significati nuovi.
L’obiettivo non è la guarigione ma il benessere, la qualità della vita dell’interessato e delle persone coinvolte al fine in primis di accoglierle e farle sentire accolte, in una relazione di cura inclusiva e individualizzata che vada oltre l’aspetto socio-sanitario e assistenzialistico e costituisca una proposta di welfare di comunità.
Palazzo Strozzi a Firenze, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, gli orti botanici di Pisa e di Lucca solo per citarne alcuni e anche tutta una serie di musei dei centri minori si sono messi a disposizione di questa serie di appuntamenti concepiti non come visite “spot” ma come cicli di attività reiterate tramite le quali familiarizzare con il museo, i suoi spazi e i suoi contenuti, in cui tempi lunghi favorissero la costruzione della relazione, l’efficacia e la partecipazione attiva.
Il progetto condiviso dei musei del sistema MTA da essi redatto e condiviso, ha come punto cardine l’idea che i musei possano essere luoghi di inclusione sociale tra le diverse componenti della comunità: la formazione permanente degli operatori organizzata a cadenza annuale e la collaborazione con altri enti, istituzioni e stakeholder si inserisce nella volontà di attivare, rafforzare e valorizzare la possibilità di una crescita culturale collettiva, promuovendo in particolare una visione nuova sulla questione della demenza.
Ne è prova il corso “Extra!” che sarà ospitato dal Museo Novecento di Firenze, rivolto a professionisti dei settori museale e socio-sanitario, attivi nei musei delle regioni “extra”-Toscana, se motivati a confrontarsi e/o sviluppare ex novo programmi dedicati alle persone con demenza (iscrizioni entro il prossimo 5 settembre, info più dettagliate su https://www.museitoscanialzheimer.org/evento/extra/).
Non solo. Sempre a Firenze tra il 5 e 6 Dicembre 2024 ci sarà il Convegno MID-MAP (la mappa dei Musei Italiani per la Demenza) al quale musei, spazi espositivi e istituzioni culturali italiane sono invitate a partecipare (open call questa volta con scadenza 7 ottobre) e condividere progetti dedicati alle persone con demenza e a chi se ne prende cura (https://www.museitoscanialzheimer.org/evento/mid-map-open-call/). Questo per facilitare la disseminazione di best practices, intensificare le possibili azioni e connessioni interdisciplinari e multisettoriali intrinseche alla possibilità stessa di essere rete, nella convinzione che il confronto con l’altro sia sempre generativo di nuovi orizzonti di partecipazione e condivisione di nuove memorie condivise.