A Padova, nella suggestiva cornice di Palazzo Zabarella, arrivano i modernisti francesi (e non solo), in una mostra che presenta 59 opere provenienti dalla collezione europea dl Brooklyn Museum. Curata proprio da Lisa Small e Richard Aste del museo newyorkese, “Da MONET a MATISSE. French Moderns, 1850–1950” esplorerà quei cento anni che hanno creato una cesura totale tra arte moderna e contemporanea, celebrando, nello specifico, la Francia, con artisti del calibro di Monet, Cézanne, Matisse, e molti altri.
Articolata in quattro sezioni (Paesaggio, Natura morta, Ritratti e figure, e Il nudo), la mostra illustra l’evoluzione della concezione artistica nel corso di questo lungo e proflico secolo. Inizia con pittori accademici come Gérôme e Bouguereau, prosegue con artisti come Millet e Boudin che usano pennellate più libere e soggetti meno convenzionali, e introduce gli impressionisti come Monet, Renoir, Cézanne e Degas, che hanno rivoluzionato il concetto di soggetto e stile. La generazione successiva, con artisti come Matisse, Bonnard e Chagall, ha permesso al colore, alla forma e alla pennellata di prevalere sul soggetto.
La mostra offre una straordinaria raccolta di opere che catturano lo spirito di sperimentazione e innovazione artistica di quel periodo di rivoluzione artistica. Vediamo insieme 5 opere che, a partire dal 16 dicembre, potremo ammirare in quel di Padova:
Paul Cézanne, Il villaggio di Gardanne, 1885-86
Questo dipinto incompiuto rappresenta uno stile sperimentale e una visione pittorica radicale che avrebbero ispirato sia i contemporanei di Paul Cézanne che le generazioni future di artisti. In questa opera, l’artista ha ritratto il villaggio di Gardanne nella sua città natale, Aix-en-Provence, utilizzando una serie di forme architettoniche ed organiche, dando vita alla scena attraverso il contrasto tra tonalità fredde e calde e ampie aree di base lasciate senza pittura, creando così una sensazione di luce. Nella sua visione altamente strutturata, Cézanne ha volutamente escluso le fabbriche e le miniere di carbone che circondavano Gardanne, scegliendo invece un punto di vista che enfatizza l’atemporalità della chiesa e del suo campanile.
Claude Monet, Il Parlamento, effetto del sole, 1903
All’inizio del ventesimo secolo, Monet intraprese viaggi a Londra e Venezia, in cui il suo stile impressionista maturo si espandeva per abbracciare nuovi paesaggi urbani. Le sue opere raffiguranti il Parlamento a Londra e il Palazzo Ducale a Venezia approfondirono l’interesse per gli effetti atmosferici che modellavano la sua visione artistica.
Monet realizzò diciannove versioni del Parlamento di Londra in diverse condizioni meteorologiche e di luce, posizionandosi sul balcone dell’ospedale di Saint Thomas, dall’altra parte del fiume rispetto all’edificio, curiosamente tralasciando sempre le figura umana, per concentrarsi sempre sulla impressione data dalla luce ad una determinata ora del giorno.
Jean-Lèon Gèrome, Il Mercante di tappeti del Cairo, 1869
Jean-Léon Gérôme viaggiò frequentemente attraverso l’Egitto e l’Impero Ottomano a partire dal 1853, collezionando fotografie, tessuti e altri oggetti da utilizzare nel suo studio a Parigi. Sebbene il suo dettagliato rendimento di due tappeti conferisca a questo dipinto un aspetto documentario, la rappresentazione stereotipata da parte di Gérôme di un venditore di tappeti egiziano e dei passanti vivacemente vestiti rivela il suo desiderio di soddisfare le fantasie europee del mondo arabo-islamico. In Francia, tali scene immaginate venivano interpretate come fedeli resoconti di un “Oriente” immutabile, contribuendo a giustificare ed oscurare le trasformazioni angoscianti attuate dall’imperialismo europeo in Nord Africa e Medio Oriente.
Berthe Morisot, Madame Boursier e sua figlia, 1873 circa
Berthe Morisot proveniva da una famiglia benestante, e i suoi dipinti riflettono una visione essenzialmente urbana e borghese del mondo. Berthe si concentrava sugli spazi domestici dell’alta borghesia e sulle attività tipicamente associate alle donne parigine moderne. Le ritratte in questo quadro sono le cugine dell’artista, collocate in una stanza ben arredata con tappezzeria floreale, un pianoforte con spartiti, uno specchio e un vaso di fiori. Entrambe sono vestite alla moda: la madre indossa un completo nero che enfatizza la candidezza della sua pelle e un cappello ornato di piume di struzzo (che venivano importate dall’Africa in quel periodo), mentre sua figlia indossa una giacca rifinita con fiori o nastri nei capelli. Pennellate rapide e non sfumate definiscono sommariamente la scena, mettendo in primo piano la materialità stessa della pittura.
Jean-François Millet, Pastore che cura il suo gregge, 1860
Jean-François Millet ha dedicato la sua carriera a rappresentazioni eroiche e desolate dei contadini di Barbizon, dove ha vissuto. Qui, conferisce a un pastore un’imponente monumentalità, con la testa circondata dal cielo mentre si erge tra il suo gregge, come una figura cristica. Tali immagini erano ampiamente percepite in Francia e negli Stati Uniti come riflesso della spiritualità intrinseca dei contadini.