Davide Maria Coltro, pittura elettronica come flusso generativo

Ormai riconosciuto pioniere e maestro della sperimentazione tecnologica e inventore del Quadro Mediale, Davide Maria Coltro (Verona, 1967, vive e lavora tra Milano ed il Lago Maggiore), da decenni esplora incessantemente le potenzialità della pittura digitale, oltre i suoi confini spazio-temporali.

In questo periodo è contemporaneamente protagonista di quattro mostre personali, due istituzionali e due in gallerie private. La prima, un’esposizione museale presso il MA*GA di Gallarate, si intitola Astrazione Mediale e presenta la più recente produzione in cui il linguaggio mediale, dopo aver indagato per oltre vent’anni i generi classici, dal paesaggio alla natura morta, dal ritratto alla figura umana, ritorna all’arte astratta, cioè all’origine del suo percorso. Punto di partenza di questa indagine rimane la pittura digitale, strutturalmente composta da pixel (picture element), ciascuno dei quali è portatore di un’informazione elementare sulla porzione di immagine che occupa.

Foto di Paolo Sacchi. Courtesy Museo MA*GA, Gallarate.

Attraverso un processo di progressiva riduzione e semplificazione, Coltro sostituisce a livello percettivo l’immagine figurativa per restituire la riconoscibilità dei singoli picture elements come fondamento di ogni cifra estetica.

In mostra al MA*GA di Gallarate sono allestite cinque grandi installazioni modulari, dalle linee verticali, formate da un solo pixel, della serie Strings al concerto cromatico della serie Diapason, alle tessere quadrate di MosaicMetropolis, che si caratterizzano per un flusso generativo astratto e sintetico, trasmesso dall’artista da remoto, in cui si succedono in modo randomico milioni di combinazioni di pixel.

Foto di Paolo Sacchi. Courtesy Museo MA*GA, Gallarate.

Dopo aver indagato la riconoscibilità delle immagini con la serie dei Color Medium Landscapes, il “colore medio” dato dalla media matematica di tutti gli elementi cromatici che ricadono all’interno di un’immagine, ora Coltro esplora l’ambito di un’estetica non figurativa ispirata alle matrici quadrate di dots o agli elementi primari della modulazione informatica, oltre qualsiasi spettacolarizzazione della superficie della tela elettronica.

Foto di Michele Alberto Sereni. Courtesy Studio la Città, Verona.

La sfida dell’artista è stata quella di ritrovare una molecola visiva minima (picture element) che, in rapporto con i principi di luce e colore, ha disposto su griglie regolari linee e tessere quadrate, secondo un atteggiamento analitico che si pone in linea di continuità storica da un lato con l’arte cinetica e programmata degli anni Sessanta, dall’altra con la Gestaltpsychologie fino alle moderne ricerche della Neuroestetica.

L’approccio di Coltro, basato sulle impercettibili variazioni e transizioni, rinnova il concetto di “opera aperta” teorizzato da Umberto Eco, e lo aggiorna con le attuali modalità creative e digitali che includono funzionalità di AI generativa per arrivare ad un flusso in continua mutazione. Come afferma Lev Manovich: “Mentre l’educazione tradizionale all’arte e all’artigianato si basava anche sulla copia delle opere di altri maestri, i media digitali cambiano qualitativamente questa pratica. Esternalizzano il pensiero e il processo creativo della persona, trasformandolo in una sequenza di operazioni discrete, con parametri numerici che ne definiscono i dettagli” (Artificial Aesthetics: Generative AI, art and visual media).

Courtesy Gagliardi e Domke, Torino.

Alla Galleria Gagliardi e Domke di Torino, che collabora e promuove l’artista da vent’anni, la personale Quantum Landscapes propone un viaggio monografico del suo percorso. I Quadri Mediali della serie Medium Color Landscapes, molto conosciuta, mostrano visioni alterate cromaticamente, in un cortocircuito che rende omaggio alla stagione del Pittorialismo. Completano questa ricognizione opere storiche come le prime “Filiazioni”, pitture digitali di paesaggio in esemplare unico, ricavate da momenti irripetibili del flusso che anima le opere mediali si affiancano alle ultime opere astratte generative alle quali è dedicata un’intera sala che diventa luogo di contemplazione dove anche lo sguardo più acerbo non può che rimanere incantato.

Courtesy Gagliardi e Domke, Torino.

Quasi in sincronia con la proposta di Torino, presso Studio La Città di Verona, tra le gallerie più importanti del nostro panorama e ampiamente riconosciuta a livello internazionale, la fondatrice e titolare Helene de Franchis ha scelto di presentare una selezione di opere, dal paesaggio all’astrazione mediale, che valorizzano la riflessione pittorica di Coltro. Creando un ambiente raccolto e intimo che favorisce il rapporto empatico con i fruitori il progetto ha ricevuto l’assenso generale.

Citando le parole dell’artista: “Combino i principi della pittura tradizionale ai supporti digitali, creando opere che possono essere continuamente aggiornate e modificate. Utilizzo schermi digitali come tele vive dove la pittura elettronica, composta di bit e pixel si forma, trasforma e vive in costante evoluzione. Questa tecnica permette una dinamicità che sfida i confini dell’arte tradizionale ampliando il lessico della pittura e trasformando il modo in cui gli artisti concepiscono e realizzano le loro opere”. Una rivoluzione, dunque, non solo estetica e creativa, ma anche sistemica e metodologica, in quanto il Quadro Mediale permette diversi livelli di interazione tra l’artista e il pubblico, oltre i confini del suo Studio, perché questa connessione gli consente di modificare il flusso della trasmissione dei pixel, secondo una dinamica di tipo performativo e relazionale.

Courtesy Gagliardi e Domke, Torino.

Infine, l’ultimo progetto istituzionale che inaugurerà l’apertura di stagione espositiva della Fondazione Calderara il 13 luglio, a cura di Elena Pontiggia. In questa sede, Coltro prosegue la proposta del MAGA con l’Astrazione Mediale in due installazioni di nove opere ciascuna. Uno spunto interessante sulla continuità di due percorsi artistici che, a distanza di sei decenni e dopo aver esplorato la figurazione, rispondono alle necessità interiori dei percorsi personali, tendendo alla libertà pittorica dove entrambi rinnovano i loro fondamenti processuali, concettuali e poetici.  

Quattro prove mature e convincenti di Davide Maria Coltro, per esprimere le diverse declinazioni della “pittura oltre la materia”, come definita dallo stesso artista, dense e motivate da una Tecnosocialità che sottende gran parte dell’arte digitale e tecnologica dei nostri giorni.

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