Negli ultimi anni, il design eco-sostenibile è diventato un tema centrale nel panorama globale, un riflesso dell’urgenza di rispondere alle sfide climatiche, sociali ed economiche del nostro tempo. Non si tratta semplicemente di ridurre l’impatto ambientale, ma di un cambiamento di paradigma che riguarda ogni aspetto della filiera produttiva, dalla produzione alla distribuzione, fino al consumo. Il design eco-sostenibile, infatti, va oltre la semplice creazione di oggetti “green”, integrando i principi della sostenibilità nel suo nucleo più profondo, con l’obiettivo di creare un equilibrio armonico tra le necessità dell’uomo e quelle dell’ambiente.
A partire dagli anni ’80, in particolare con il Rapporto Brundtland del 1987, il concetto di sviluppo sostenibile è entrato nel linguaggio comune, portando il design a interrogarsi sul proprio impatto non solo estetico e funzionale, ma anche ecologico. L’obiettivo del design eco-sostenibile è di realizzare prodotti, edifici o soluzioni che siano non solo rispettosi dell’ambiente, ma anche economicamente accessibili e socialmente equi.
La sostenibilità non riguarda solo i materiali o i processi produttivi, ma anche il modo in cui i prodotti vengono utilizzati e smaltiti. Si pone dunque l’accento sulla durabilità degli oggetti, sulla possibilità di riparare e riutilizzare piuttosto che buttare e sostituire. Questo approccio promuove una cultura del consumo più consapevole, che incoraggia le persone a scegliere prodotti che abbiano un impatto minore sull’ambiente e che durino nel tempo.
Parallelamente al design eco-sostenibile, si è sviluppato anche l’eco-design, un concetto che si concentra in modo più specifico sulla riduzione dell’impatto ambientale dei prodotti durante tutto il loro ciclo di vita. Le sue radici affondano negli anni ’60 e ’70, quando i movimenti ambientalisti e la critica al consumismo eccessivo hanno iniziato a prendere piede. Uno dei primi e più influenti teorici di questo movimento fu Victor Papanek, il quale, nel suo libro “Design for the Real World” (1971), denunciava l’industria del design per aver contribuito all’inquinamento e agli sprechi. Papanek vedeva il design come uno strumento per il miglioramento della società e dell’ambiente, affermando che i designer avessero una responsabilità morale e sociale nel creare prodotti più responsabili e duraturi.
Con il passare del tempo, l’eco-design ha preso piede, e negli anni ’90, designer come William McDonough e Michael Braungart hanno introdotto l’approccio Cradle to Cradle (Dalla Culla alla Culla), che ha ridefinito l’idea di ciclo di vita del prodotto. La loro visione si basava sulla creazione di oggetti progettati per essere riciclati o compostati interamente alla fine del loro uso, chiudendo così il ciclo dei materiali e riducendo a zero la produzione di rifiuti.
Influenze filosofiche e sociologiche
Le basi concettuali dell’eco-design derivano da un profondo interrogarsi sul rapporto tra uomo e natura. Il filosofo tedesco Martin Heidegger ha esplorato il tema della tecnologia e il suo impatto sull’essere umano e sull’ambiente. Nel suo saggio “La questione della tecnica” (1954), Heidegger descriveva come la tecnologia moderna tenda a trasformare la natura in una risorsa da sfruttare. Questo pensiero ha influenzato la filosofia del design, spingendo architetti e creativi a considerare la natura non come una fonte da dominare, ma come una realtà con cui collaborare in modo armonioso.
Allo stesso tempo, la deep ecology del filosofo norvegese Arne Naess ha dato vita a una visione olistica della sostenibilità, secondo cui tutte le forme di vita hanno un valore intrinseco e meritano di essere preservate. Questa corrente di pensiero ha spinto il design a riconoscere il suo ruolo nella protezione della biodiversità e nella riduzione dell’impatto antropico.
L’eco-design contemporaneo è fortemente influenzato da designer innovativi come Daan Roosegaarde, che ha portato avanti progetti come lo Smog Free Project, una torre che purifica l’aria nelle città. Roosegaarde afferma: “Il design non riguarda solo la creazione di cose belle, ma anche il miglioramento della qualità della vita”, sottolineando come questo possa essere un potente strumento per affrontare i problemi ambientali.
Un altro esempio di eco-design è rappresentato da Jasper Morrison, che promuove il concetto di super normal, basato sulla semplicità, funzionalità e durata degli oggetti. Morrison sostiene che gli oggetti dovrebbero essere progettati per durare a lungo, riducendo la necessità di sostituirli frequentemente e, di conseguenza, minimizzando l’impatto ambientale.
Ma quali sono le tendenze attuali dell’eco-design? Scopriamo cinque progetti innovativi che rappresentano l’evoluzione del design contemporaneo e, forse, anche di quello futuro…
Eco-mobili Modulari e Multiuso
I mobili modulari e multiuso sono la soluzione perfetta per ottimizzare gli spazi e ridurre gli sprechi. Realizzati con materiali sostenibili come il bambù o il legno certificato FSC (Forest Stewardship Council), possono essere riconfigurati per adattarsi alle diverse esigenze della casa. Alcune aziende che producono eco-mobili modulari e multiuso includono Muuto, con il suo “Modular Sofa” fatto di materiali sostenibili e personalizzabile; IKEA, con la serie KALLAX, un sistema versatile che può fungere da scaffale, tavolo o divisorio; Vitra, che offre soluzioni modulari come l’Eames Storage Unit, realizzato con materiali riciclati. Emeco utilizza plastica e alluminio riciclati per produrre mobili multiuso, mentre Design Within Reach (DWR) usa bambù e sughero per arredi sostenibili e modulari.
Arredi in Mycelium
Il mycelium, il tessuto vegetativo dei funghi, è stato utilizzato da Ecovative Design per creare mobili e materiali da costruzione completamente biodegradabili. Questo materiale, coltivato e modellato in diverse forme, è leggero, resistente e sostenibile, offrendo una soluzione naturale ai materiali plastici e sintetici. L’eco-design qui è evidente nella scelta di un materiale che non solo riduce l’impatto ambientale, ma può anche essere compostato a fine vita
Bio-lampade in Alga – Julia Lohmann
La designer tedesca Julia Lohmann ha creato lampade e arredi utilizzando alghe marine, un materiale rinnovabile e abbondante. Le sue Bio-lampade, realizzate con alghe lavorate, sono esempi di eco-design che sfidano l’uso tradizionale dei materiali industriali in favore di risorse naturali e sostenibili. Questi prodotti non solo offrono un impatto ambientale ridotto, ma dimostrano come la natura possa essere una fonte inesauribile di ispirazione per il design contemporaneo.
La Casa Probiotica
Il progetto ProbioHouse è stato concepito e creato da Simona Kemenater, fondatrice di SSK Studio, in collaborazione con ProbioArKS. Presentato all’ultimo Fuorisalone 2024, il progetto esplora l’uso di materiali eco-sostenibili e biocompatibili per creare un ambiente domestico in grado di migliorare la qualità dell’aria e promuovere il benessere umano. Questo appartamento, situato a Milano, integra probiotici nei materiali da costruzione, creando una casa “vivente” che mantiene un ecosistema salutare per chi la abita. Il progetto punta a dimostrare come l’architettura possa essere rigenerativa e parte integrante del benessere quotidiano.
Uptown Milano: Quartiere Sostenibile
Un esempio di eco-design su larga scala è il progetto Uptown Milano, il primo quartiere residenziale sostenibile in Italia. Questo progetto punta a creare uno spazio abitativo in cui gli edifici siano costruiti secondo i principi dell’eco-sostenibilità, utilizzando materiali e tecnologie verdi. Le case sono dotate di sistemi di risparmio energetico, come il riscaldamento geotermico e il recupero delle acque piovane, il ché consente al quartiere di essere il primo completamente carbon free in Italia. L’illuminazione interna agli edifici è LED alimentata dai pannelli fotovoltaici, mentre il parco di 30 ettari gode di una grande biodiversità e di un ecosistema che attutisce i rumori urbani e scherma l’inquinamento, creando un microclima ad hoc sia in estate che in inverno. Sempre il parco è soggetto ad un progetto di monitoraggio della biodiversità che attraverso indicatori precisi permette di controllare lo stato di salute di questo nuovo polmone verde di Milano.
UpTown Milano è stato il primo quartiere in Italia ad affrontare un percorso di certificazione di sostenibilità secondo il protocollo GBC Quartieri. Attraverso un ampio spettro di verifiche, sia in fase progettuale sia in fase realizzativa, il protocollo misura le prestazioni di sostenibilità ambientale del territorio, delle infrastrutture, delle dotazioni e degli edifici sostenibili ed ha permesso di riconoscere a tutto il distretto la certificazione di sostenibilità GBC Quartieri Oro.
Uptown Milano rappresenta un modello di come le città del futuro possano essere progettate per offrire un alto livello di comfort, riducendo al minimo l’impatto ambientale.
L’eco-design si è trasformato ormai da tendenza a necessità per creare case del futuro che siano a misura d’uomo e rispettose dell’ambiente. Grazie a materiali sostenibili, tecnologie innovative e un approccio olistico al design, possiamo ridurre il nostro impatto sull’ambiente senza rinunciare al comfort e all’estetica. Con esempi come i mobili modulari, le bio-lampade e progetti su larga scala come Uptown Milano, il futuro dell’abitare è sempre più green e intelligente.