Un titolo già esplicativo di ciò che ci aspetta alla mostra “Determinated Women”, allestita al Museo di Roma in Trastevere fino al 6 ottobre, a cura di Sandro Orlandi Stagl e Massimo Scaringella, che ci presenta una vera e propria retrospettiva delle immagini realizzate della fotografa Angèle Etoundi Essamba, classe 1962, artista di origine camerunense ma radicata in Olanda. Essamba è impegnata da sempre in una riflessione sull’identità della donna nera, interpretando il mondo attraverso le donne che fotografa.
Il lavoro dell’artista si colloca all’intersezione tra il campo sociale/di genere e quello artistico. Registra esteticamente una visione della donna nera e della cultura africana, dando una nuova interpretazione dell’Africa contemporanea. Nel suo lavoro si distacca dalle rappresentazioni stereotipate di un’Africa dilaniata da carestie, epidemie e guerre, perché l’Africa non si circoscrive solo a questo. L’artista sceglie invece di celebrare la cultura, le tradizioni, ma soprattutto le tante sfaccettature di un continente che è vivo e che si proietta verso la contemporaneità esaltando la propria diversità.
Essamba sceglie perciò di dare una versione visione diversa dell’Africa: attraverso la sua pratica fotografica sfida le rappresentazioni convenzionali delle donne, dando ai suoi soggetti un significato e una grandezza negati fino ad ora ed esplorando al contempo il rapporto tra tradizione e modernità. Il lavoro di Essamba è racchiuso nelle parole orgoglio, forza e consapevolezza che trasmette attraverso le pose regali e gli sguardi impavidi dei soggetti che cattura. Con uno stile realistico e idealista allo stesso tempo, Essamba crea composizioni semplici e armoniose, ponendo l’accento sulle espressioni e sulle emozioni, su ciò che l’essere irradia e su ciò che l’immagine comunica.
“Lavoro a partire da ciò che vedo”, dice l’artista: “dalle emozioni, dalle aspirazioni, dalle domande, dalle meraviglie. È questa forza interiore che risiede in ognuno di noi – e che ci proietta in avanti –, che mi affascina. Cerco di immortalarla. Anche l’estetica è importante, perché invita lo spettatore a entrare nell’immagine e a esplorarne la profondità”. E prosegue poi: “penso che dobbiamo mettere in discussione le rappresentazioni stereotipate in generale. È essenziale, perché queste rappresentazioni toccano l’essenza stessa dell’essere umano. Spesso definiscono le nostre relazioni con gli altri e il nostro posto nel mondo. Poiché ‘l’altro’ mi vede e mi considera attraverso queste rappresentazioni spesso riduttive, è importante decostruire e mostrare altre forme di rappresentazione – in cui ciascuno possa riconoscersi e trovare ispirazione. Io non mi riconoscevo in questi stereotipi. Ho deciso di rompere con essi, mostrando immagini di persone forti, attive e combattive. I miei soggetti sono anche vulnerabili, perché profondamente umani. Queste persone non sono miti o leggende: esistono”.
In mostra, è possibile soffermarsi su una panoramica ad ampio raggio che copre le varie serie create dall’artista nel corso degli anni, dal 1985 al 2022, includendo anche la serie “A-Fil-iations”, presentata al padiglione inaugurale del Camerun alla Biennale di Venezia nel 2022.