Fabrizio Plessi a Como, tutto l’artista in una mostra che celebra la fluidità

Artista visionario, carismatico e dotato di una tecnica senza confini espressivi. Fabrizio Plessi è stato un anticipatore nel coniugare la ricerca visiva alla tecnologia, geniale nel raccontare la bellezza e la sacralità della natura, autentico nell’umanizzare media e contenuti digitali. Ma non è solo un videoartista. Anzi, guai a definirlo tale. Le sue installazioni nascono da disegni di elementi naturali quali il carbone, la paglia, il marmo, il ferro, la terra per esplorarne a fondo la fisicità ancestrale. È dall’incontro (e scontro) tra questi materiali e i mezzi elettronici che nascono quelli che il maestro definisce “diversi possibili”.

foto t space studio

Dal 5 ottobre a Como, al Palazzo del Broletto, è approdato Fabrizio Plessi. Sei archi interattivi segnano l’ingresso nella storia e nel presente dell’artista, emiliano di nascita ma veneziano di adozione, per ripercorrere i suoi sessant’anni di carriera. Titolo della mostra è esplicitamente Tuttoplessi. Protagonisti sono sei elementi naturali a lui tanto cari: a partire dall’acqua, simbolo di vita e cambiamento, rappresentativa al massimo grado del suo legame con Venezia.

Il fulmine, forza primordiale ed energia pura. Il fuoco, che brucia materia e emozioni, è passione ardente, vitale. La lava, magma incandescente capace di mutare il paesaggio, quello naturale come quello mentale. L’oro, simbolo di ogni opulenza, ma anche luccichio sensuale, esaltazione cromatica dell’immagine. E poi il fumo, sublimazione dei pensieri, vaporizzazione delle idee, ma anche diffusione in ogni angolo recondito del vivere, tra i segreti della memoria come tra quelli della visione.

foto t space studio

Le proiezioni dei portali elettronici sono amplificate da vasche specchianti, poste ai loro piedi, che consentono alle immagini di scorrere e creare ulteriori punti di vista. I suoni completano l’esperienza sensitiva ed emotiva dello spettatore. Un allestimento complesso, affrontato, come ha sottolineato Plessi, “con gli occhi di un ragazzino inesperto di fronte a qualcosa di più grande di lui”. Ma all’improvviso, un’idea, un lampo di genio, possono far tornare la serenità e ribaltare tutto.

“In questo stupendo spazio di pietra, duro, massiccio, ho trovato una liquidità mentale che mi ha dato l’energia per poter fare delle cose straordinarie. Penso sempre che non bisognerebbe mai avere paura dei grandi. Ricordiamolo! Una volta che la nostra testa si è aperta a idee più grandi, state sicuri, non tornerà mai più indietro”. Questo è il messaggio che il maestro Fabrizio Plessi ha lasciato al pubblico nel giorno della conferenza stampa. E parlando degli attuali sviluppi dell’arte digitale: “Penso che bisognerebbe lavorare molto di più. In effetti è un momento in cui le tecnologie sono così importanti, ma gli artisti le usano molto poco e in maniera non sempre corretta. È, quindi, un peccato che ci sia così tanto materiale e non ci siano artisti in grado di prendere questi elementi e farli diventare arte. Il problema è sempre lo stesso: manca la creatività”.

foto t space studio

Il progetto espositivo è nato a Venezia, nello studio di Plessi. “Disegnare a Venezia è diverso da disegnare a New York, Parigi o Londra. I riflessi dell’acqua entrano nel disegno e ne modificano i contorni, le finalità, e tutto diventa più fluido, più energico, più liquido. Questa è la mia vita”, ricorda l’artista. Tuttoplessi è a cura di Paolo Bolpagni e Giovanni Berera, con il coordinamento scientifico di Ilaria Bignotti, e resterà visitabile fino al 17 novembre. Un progetto promosso e realizzato da Fondazione Como Arte.

In alcuni luoghi selezionati della città di Como, come il Teatro Sociale, il Museo Diocesano e la Pinacoteca Civica, sono esposti i disegni e i bozzetti di Fabrizio Plessi, che rappresentano il nucleo originario delle videoinstallazioni del Palazzo del Broletto e della carriera del maestro. 

È una mostra che celebra i sessant’anni di attività di un genio visionario italiano, di un artista che è un ricercatore e sperimentatore inarrestabile, irrefrenabile. E la mente va al ricordo dei lavori degli anni Sessanta, alle argute opere performative “Buchi nell’acqua”, simbolo di azionismo, ironia e immagine fotografica.

A tal proposito Fabrizio Plessi sottolinea: “L’arte continua a fare buchi nell’acqua. Ma non è detto che siano negativi, a volte sono anche positivi”. Ecco la sua ponderata saggezza, il suo guardare il mondo con uno sguardo penetrante e immaginifico, la sua capacità di assumere in sé i cambiamenti epocali e il progresso tecnologico. Tutto scorre, come l’acqua nei canali a Venezia. L’importante è rimanere in gondola a scrutare le mutazioni del paesaggio.

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