FOROF, a Roma uno spazio per il “mecenatismo sostenibile”. Parola alla fondatrice Giovanna Caruso Fendi

Nel cuore del foro di Traiano a Roma c’è uno spazio capace di fondere la potenza evocativa del passato con le provocazioni del presente: si tratta di FOROF, nato dalla visione di Giovanna Caruso Fendi e inaugurato nel 2022. Questo innovativo progetto si colloca all’interno dello storico Palazzo Del Gallo di Roccagiovine, un luogo carico di memoria che ha trovato nuova vita dopo oltre quindici anni di inattività.

A rendere oltremodo singolare la visita di questo luogo è la coesistenza di antico e moderno, coniugati in un connubio che ne esalta le specificità e i punti di comunanza. Al piano ipogeo si trovano infatti i resti della Basilica Ulpia, edificata nel II secolo d.C. da Apollodoro di Damasco proprio per volere dell’imperatore. A proiettare le testimonianze archeologiche ancora in ottimo stato di conservazione nel nostro tempo sono gli interventi artistici affidati ad alcuni dei più significativi nomi del panorama contemporaneo, che di volta in volta rivisitano la location e la arricchiscono di chiavi di lettura sempre inedite.

Giovanna Caruso Fendi courtesy photo Alex Bolcak

FOROF è un vero e proprio laboratorio culturale dove esperienze immersive sono capaci di trasformare la percezione del tempo e dello spazio. In questa intervista, Giovanna Caruso Fendi ci racconta come FOROF si propone di superare il concetto tradizionale di imprenditoria culturale, promuovendo un approccio sostenibile e condiviso al mecenatismo e svelando come arte e cultura possano liberare lo sguardo verso nuove prospettive.

Dall’ultimo progetto espositivo presente in loco “Nimbus Limbus Omnibus” del collettivo Gelitin al ciclo dei Caffè Culturali Contemporanei, FOROF si presenta come un luogo dove la sperimentazione artistica incontra il senso storico, restituendo al pubblico la magia del dialogo tra passato e futuro, nel segno della libertà e della condivisione.

Ci racconta cos’è FOROF? In cosa si differenzia dagli altri spazi culturali presenti sul territorio romano?

FOROF è un progetto innovativo concepito per ridare vita a questo luogo unico nel cuore del Foro di Traiano all’interno dello storico Palazzo Del Gallo di Roccagiovine che è stato inattivo per più di quindici anni. Nel 2022 ho pensato, quindi, di riaprirlo valorizzandolo con un progetto che mettesse in dialogo continuo e permanente l’archeologia e l’arte contemporanea dando ampio spazio alla visione degli artisti. È stata per me di ispirazione questa frase di Andy Warhol “Roma è il tipico esempio di città in cui accade che i monumenti e il patrimonio artistico durano troppo a lungo” e io aggiungo che se a questi stessi monumenti viene data una seconda possibilità allora è pura magia. Ecco spero che il nuovo progetto di FOROF con l’obiettivo di far dialogare passato e futuro nel presente possa attuare questa “magia”.

Infine, ci tengo a sottolineare che FOROF è una Società Benefit il cui impegno è creare un impatto sociale positivo e duraturo dal valore condiviso.

GELITIN GELATIN Ingresso mostra Nimbus Limbus Omnibus FOROF Roma

Da dove nasce la scelta di esaltare il connubio tra archeologia e arte contemporanea? Vi sono solo ragioni circostanziali, data la presenza del sito archeologico nello spazio, o anche ponderate su motivazioni ideologiche?

Con FOROF sto cercando di diffondere un nuovo concetto di imprenditoria culturale che non tutela solo l’importanza del sito, ma valorizza la sfida tra archeologia e arte contemporanea. Questo luogo si trova di fronte alla Colonna Traiana al Foro Romano e conserva nel suo basamento, in convenzione con la Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma, i resti dell’abside orientale e i marmi colorati della pavimentazione della Basilica Ulpia (II sec. d.C), sede in cui, più di duemila anni fa, tramite l’atto pubblico della manumissio, gli schiavi potevano riacquisire la propria libertà e ottenere la cittadinanza, con gli annessi diritti civili e politici.

Credo lo spirito di FOROF sia proprio questo: liberare, attraverso l’arte e la cultura, lo sguardo di chi ha la curiosità di vedere, suggerendo il modo migliore per guardare il mondo con occhi nuovi, più liberi e aperti alla condivisione. 

FOROF exibhition view piano ipogeo courtesy photo Jacopo Tomassini

Quali sono le ragioni che spingono a dedicarsi al mecenatismo? Qual è l’atteggiamento che deve assumere chi si propone di promuovere l’arte e il suo sviluppo?

Sono fortemente convinta che oggi il concetto di mecenatismo di stampo cinquecentesco vada ridefinito. Mi piace utilizzare la formula di “mecenatismo collettivo” o “mecenatismo sostenibile”. Credo infatti che non solo le grandi famiglie possono essere considerate dei mecenati, tutti possiamo diventare promotori e sostenitori dell’arte e della cultura, ognuno secondo le proprie possibilità, partecipando a progetti che valorizzano in modo condiviso il nostro prezioso patrimonio artistico. 

Ci spiega “Nimbus limbus omnibus”, l’ultimo progetto dei Gelitin visibile da Forof? Come si lega alla cornice della Basilica Ulpia?

Sono molto felice di ospitare quest’anno il gruppo di artisti Gelitin/Gelatin che ho sempre apprezzato per la loro capacità di unire e combinare audacia, gioco e critica sociale. Il titolo della mostra Nimbus Limbus Omnibus – che sembra quasi evocare un’antica formula magica, che richiama idealmente anche la rituale addictio secundum libertatem pronunciata dal magistrato durante la manumissio – racchiude l’essenza della mostra, profondamente legata alla storia e allo spirito di questo luogo. Nella visione degli artisti, questo rito si collega al potere liberatorio della loro arte, capace di infrangere convenzioni, pregiudizi e tabù, sia a livello individuale che collettivo. 

Il loro nimbus mi ricorda la selva oscura di Dante nella Divina Commedia dove con l’aiuto del pensiero, incarnato dalla figura di Virgilio, c’è la possibilità di percorrere un processo di trasformazione che ci porta a sostare in un luogo di sospensione, di confine che è rappresentato dal limbus, per poter così diventare e sentirsi parte di un omnibus della specie umana.  

GELITIN GELATIN Installation view Limbus Nimbus Omnibus FOROF Roma Foto Michele Alberto Sereni per Magonza Courtesy gli artisti e Gallery MEYERKAINER Vienna

Come avviene la selezione degli artisti? Cosa guida nella scelta anche a livello curatoriale?

Gli artisti vengono selezionati, secondo precise linee guida, da un comitato scientifico di prestigio, di concerto con il team di FOROF. Selezioniamo artisti che non sono né giovani emergenti né grandi maestri ma che appartengono alla categoria dei mid-career. Quelle che ospitiamo sono, come mi piace definirle, mostre di ambientazione. È sorprendente come ogni anno la visione e la creazione dei singoli artisti dia una luce differente a questo luogo. È come se fosse una scenografia di un teatro che si rinnova continuamente. Il momento più magico è quando invitiamo gli artisti per il sopralluogo che precede la realizzazione del progetto. È emozionante assistere alle loro reazioni di fronte al sito archeologico e vedere come i loro occhi stanno già creando. 

Quali sono le prospettive di crescita di Forof? Come immagina lo sviluppo futuro del progetto?

FOROF è un punto d’incontro tra il passato remoto del sito archeologico della Basilica Ulpia e il futuro prossimo dello spazio contemporaneo: il mondo antico dialoga con il mondo nuovo attraverso le potenzialità del nostro presente. Il mio desiderio è quello di affidare la realizzazione della prossima V Stagione (2025/2026) a un’artista donna che possa creare un dialogo inedito con il sito archeologico affrontando tematiche estremamente attuali. 

GELITIN GELATIN Installation view Limbus Nimbus Omnibus FOROF Roma Foto Michele Alberto Sereni per Magonza Courtesy gli artisti e Galleria MASSIMODECARLO

Inoltre, dopo aver radicato la programmazione artistica che si divide in Stagioni ed Episodi, ho voluto approfondire l’ulteriore anima da cui ha preso spunto il progetto FOROF la cui ispirazione sono stati i caffè storici del Novecento come il Cabaret Voltaire di Hugo Ball ed Emmy Hennings e il Bal Tic-Tac,il primo cabaret futurista decorato da Giacomo Balla, inaugurato a Roma nel primo dopoguerra. 

Con un richiamo anche ai recenti Reading Party diNew York, lo scorso 6 novembre FOROF ha inaugurato i Caffè Culturali Contemporanei, in collaborazione con la Setta dei Poeti Estinti, che vogliono essere un momento di stimolo, aggregazione, condivisione e scambio intellettuale in un luogo incomparabile dove l’archeologia entra in dialogo con l’arte contemporanea. Per il primo appuntamento il tema scelto è stato quello della Libertà, molto caro a FOROF. I prossimi appuntamenti che si svolgeranno a febbraio e aprile 2025 avranno come tematiche la fragilità e il profumo. 

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