Quella di Gibellina (Trapani), è una storia di uomini lontani, semplici e speciali. A Gibellina non c’era niente. Danilo Dolci lo sapeva e per cambiare cominciò a camminare: nel 1967 marciò fino a Palermo con Bruno Zevi, Ernesto Treccani e il diciannovenne Peppino Impastato per una “marcia per la pace”. Poi ci fu il terremo, quello del 1968 nel Belice, al nulla si aggiunsero i morti e la disperazione dei terremotati, così il parroco di Santa Ninfa, Antonio Riboldi, brianzolo di Triuggio, si trasferì con gli sfollati: dopo le marce cominciarono le veglie con gli sfollati, presero parte Guttuso, Sciascia, Levi, Zavattini, di quelle notti c’è un quadro La notte di Gibellina del 1970 di Guttuso.
Intanto fu eletto sindaco il 32enne Ludovico Corrao, Ludovico capì che non si ricostruisce il niente, in quei luoghi bisognava creare le ragioni di una vita degna di questo nome. Allora partì dall’unica cosa che ha chi non ha nulla: i sogni di bellezza. Chiamò gli artisti che lavorano con la bellezza.
A Gibellina arrivarono Pietro Consagra, Emilio Isgrò, Carla Accardi, Fausto Melotti, Giuseppe Uncini, Mimmo Rotella, Arnaldo Pomodoro, Mimmi Paladino così è nata la città, un museo e il grande Cretto di Alberto Burri. Mi piace pensare che la gioia e la vittoria di oggi nascono dal coraggio antico di un uomo semplice, Ludovico, e che quel suo lavoro non è stato un puro intuire in solitudine.
Ad Alcamo mancano i sognatori. La nostra città in mano a pub e distributori automatici di snack, bibite anche alcoliche, che crescono come funghi, attorno a cui si muovono giovani e ragazzi come tanti zombi nella notte e non solo
Grandissimo e prestigioso riconoscimento per Gibellina e tutto ilnterritorio della provincia di Trapani!