Continua il nostro percorso alla scoperta degli artisti stranieri presenti alla Collectors Night di Pietrasanta, l’atteso evento che vedrà 9 prestigiose gallerie aprire i battenti dalle 18 alle 22 il prossimo 6 Luglio nella cittadina toscana. (Degli altri abbiamo parlato qui)
Chris Soal è un artista sudafricano nato nel 1994 che crea opere d’arte con materiali insoliti: stuzzicadenti, tappi di bottiglia vengono infatti uniti a cemento e altri materiali industriali. Con la sua mostra Vestige, presso la Galleria Secci, Soal, compie una vera e propria indagine artistica sulle cave del marmo di Carrara. Studia le Alpi Apuane e la loro metamorfosi nei secoli; la continua estrazione del marmo ha infatti determinato un cambiamento progressivo e irreversibile. Grazie a questi studi, Soal, ha scoperto che la parte più pregiata del marmo è esaurita e non potrà mai più essere estratta. Per questo motivo ha deciso di mettere in atto un nuovo modo di fare arte, più attento al nostro pianeta e a dimostrazione del fatto che l’uomo, per creare bellezza, non deve necessariamente deturpare ciò che lo circonda.
In Vestige, i tappi di bottiglia e gli stuzzicadenti sono organizzati in composizioni che evocano trame naturali o strutture architettoniche. Con questi materiali, spesso considerati rifiuti, Soal crea sculture che sfruttano i rifiuti, qua trasformati in oggetti di bellezza. L’uso di stuzzicadenti, ad esempio, permette all’artista di creare forme intricate che giocano con la luce e l’ombra, suggerendo movimento e cambiamento, e con un chiaro rimando alle forme minerali e biologiche presenti in natura. Il cemento, altro materiale chiave nelle sue opere, conferisce solidità e un senso di permanenza alle sue sculture, andando contro alla presunta fragilità dei materiali usati.
Sono cinque gli artisti stranieri che espongono alla Galleria Poggiali: Amy Bravo (ne abbiamo già parlato qui), Arnulf Rainer, Esteban Ramon Perez, Basil Kincaid e Erwin Wurm.
Arnulf Rainer, performance artist, fotografo e pittore austriaco, nel primo periodo della sua produzione artistica, è influenzato dal Surrealismo, subendo poi anche l’influenza dell’espressionismo astratto americano e dell’informale francese. Durante la sua carriera non ha mai scelto con fermezza un linguaggio ben preciso, si è infatti dedicato ad una serie di tecniche come pittura, fotografia, incisione, serigrafia e litografia. Uno dei suoi amori più forti è però la fotografia. Le prime da lui realizzate erano in bianco e nero e sono poi state trasformate con l’intervento dell’elemento pittorico. Molte volte ha scelto di mettere se stesso come soggetto delle sue opere. Un altro tassello fondamentale della sua produzione è dato da un insieme di opere denominate pitture sovrapposte, disegni sovrapposti e pitture parzialmente sovrapposte. Infine, a partire dalla fine degli anni Sessanta si dedica alla rappresentazione del volto umano, che, a causa della natura mortale dell’uomo, appare spesso anonimo. Chiara espressione di questo pensiero è la serie “Cadaveri I-VII” del 1979. Nelle sue fotografie pare essere molto affascinato dal rapporto tra vita e morte, reso evidente dal suo lavoro sulla strage di Hiroshima.
Esteban Ramon Perez, americano, figlio di un tappezziere, concentra la sua arte sull’uso del cuoio e di materiali e fibre naturali. Alla Galleria Poggiali presenta “Under Your Fate”, la sua prima personale in Italia. Le sue creazioni appaiono come un particolare mix di tessuti, scarti, scampoli, piume e velluto. I colori e le forme sono ben definite e tutto concorre all’ottima resa finale. Con “Under Your Fate” rende omaggio alla tradizione tessile e ne ripercorre la storia.
Si colloca sulla stessa linea d’onda del lavoro di Perez, quello di Basil Kincaid. Le sue opere tessili sono infatti realizzate con materiali di recupero, richiamano temi di identità e spronano a sentirsi una comunità unita e solidale.
Erwin Wurm, austriaco, è noto per le sue sculture gonfiabili e le sue “One Minute Sculptures” e gioca con il concetto di tempo e spazio. Ha sempre avuto un approccio innovativo e spesso umoristico alla scultura e all’arte concettuale e ha posto sempre al centro della sua ricerca artistica l’interesse per oggetti apparentemente banali che fa diventare protagonisti indiscussi delle sue opere. In lui è forte la volontà di stravolgere le convenzioni e di andare fuori dall’ordine costituito.
Per quanto riguarda invece la Galleria Bugliani Arte, gli artisti stranieri presenti sono: Vladimir Kortashov, Apollinaria Broche, Victoria Kosheleva e Alice Yoffe.
Vladimir Kartashov concentra il suo lavoro sulla pittura ma lo arricchisce con l’uso di installazioni. Si dimostra interessata alla nascita di una nuova mitologia e sul cambiamento della memoria collettiva sul web. Il suo stile è una perfetta fusione di tradizioni legate al muralismo messicano e quelle della nuova scuola di Lipsia. Questa particolare combinazione di elementi genera quello che viene comunemente chiamato “cyberbarocco”.
Apollinaria Broche vive e lavora tra Parigi e Pietrasanta e genera sculture e installazioni che danno vita ad un dialogo serrato tra il mondo reale e quello fittizio. Il suo trasferimento a Pietrasanta ha determinato un cambiamento di rotta nel suo stile: ha infatti iniziato ad usare il bronzo nelle sue opere. Si dimostra in questo modo molto determinata a scoprire confini inesplorati della materia ponendo la sua attenzione su una pratica che presuppone un continuo dialogo tra le diverse parti che formano la sua opera.
Victoria Kosheleva, nata a Mosca e residente a Parigi, descrive il suo stile come “cyberespressionismo”. Infatti, all’interno delle sue opere, è impossibile non scorgere elementi classicheggianti e altri contemporanei. La sua produzione comprende mondi inesistenti fatti di ricordi, emozioni, sogni e paesaggi che non ci aspetteremmo di trovare in un determinato contesto. Arricchisce i suoi lavori con frame di schermi telefonici o cinematografici che la (e ci) aiutano ad andare oltre al mondo reale e a calarci in qualcosa che non esiste ma che ci attrae a sè. Quello che riesce a creare seguendo questi parametri può essere chiamato “teatro dell’inconscio”.
Alisa Yoffe, nata nel 1987 a Tashkent, nella SSR uzbeka, allieva di Anatolij Osmolovskij, uno dei maggiori esponenti dell’Azionismo di Mosca, si è trasferita in Georgia allo scoppio della guerra in Ucraina. Yoffe usa il suo iPhone per prendere appunti e poi riporta i suoi schizzi su rotoli di carta molto grandi. Grazie a questa pratica mette in stretta comunicazione l’era analogica con quella digitale, facendoci comprendere quanto in realtà i due mondi siano e saranno sempre in costante dialogo tra loro.