Gli scultori dei papi, tra violenza di genere e cronaca nera

Gian Lorenzo Bernini: lo scultore del Vaticano, certo, quello del Baldacchino di San Pietro e anche quello dellโ€™Estasi di Santa Teresa dโ€™Avila (che dai, lโ€™abbiamo capito al primo sguardo, quando abbiamo aperto il manuale di Storia dellโ€™Arte, che quella non dava proprio lโ€™idea di essere preda di unโ€™estasi mistica, con lโ€™angelo che la guardava lanciando il dardo). E soprattutto quello del Ratto di Proserpina, con le mani di lui che affondano nelle natiche di lei e il marmo che diventa carne morbida.

Gian Lorenzo Bernini Autoritratto 1623 circa

Insomma, nonostante lโ€™assidua frequentazione con papi e prelati, Bernini, lโ€™abbiamo capito, non aveva fatto voto di castitร . Cosรฌ quando scopre che la moglie del suo lavorante Matteo Bonarelli รจ una polposa ventenne a cui non dispiace prendersi qualche distrazione, organizza il lavoro del povero Matteo in turni massacranti per poterla andare a trovare indisturbato. Costanza โ€“ nata Piccolomini da un ramo povero della famiglia โ€“ diventa cosรฌ la protagonista di unโ€™opera non conosciutissima del Cavaliere, ma particolarmente piccante. Perchรฉ se lo si guarda due volte, quel busto oggi conservato al Bargello di Firenze rivela lโ€™inghippo. Si scopre che non รจ proprio il classico ritratto che si farebbe a una signora, con quella camicia un poโ€™ spiegazzata che si apre a rivelare il seno, lโ€™acconciatura sul punto di disfarsi e la bocca socchiusa.

Il busto di Costanza Bonarelli al Bargello di Firenzw

Ma Costanza, lo dicevamo, non รจ una tipa fedele e quando conosce Luigi, il fratello minore di Gian Lorenzo, decide che le piace pure lui. Si arriva cosรฌ al 1638 e al fattaccio di vicolo Scanderbeg, quando Gian Lorenzo si apposta allโ€™alba fuori dalla casa della sua bella per cogliere il fratello in flagrante e massacrarlo a sprangate โ€“ erano tempi un poโ€™ ruvidi โ€“ e poi, non contento di avergli spaccato solo due costole, lo insegue per tutta Roma. Naturalmente va punita anche Costanza, giusto? Quindi ecco lโ€™emissario incaricato di sfregiarle la faccia, avvicinandola con la scusa โ€“ subdola โ€“ di portare un omaggio di perdono da parte dellโ€™amante. Insomma: un pasticcio inenarrabile. Con mamma Bernini che ben conoscendo il sangue bollente del figlio maggiore scrive al Cardinale Barberini perchรฉ lo allontani da Roma e salvi il suo Luigino (e con papa Urbano VIII che le risponde personalmente, dicendole che non se ne parla: lo scultore resta a Roma, se vuole se ne va lโ€™altro).

Cosรฌ per un poโ€™ la storia dei due fratelli si divide. Con Luigi che ripara a Bologna a fare lo scultore e Gian Lorenzo che paga una multa irrisoria e poi, per calmare le acque, viene fatto sposare con tale Caterina Tezio (considerata allโ€™epoca la ragazza piรน bella di Roma) da cui avrร  una decina di figli.

Nella Roma dellโ€™epoca, prendersi a sprangate per una donna รจ piuttosto normale, dunque nel giro di qualche anno Luigi e Gian Lorenzo fanno la pace, tanto che li vediamo lavorare gomito a gomito alla Cattedra di San Pietro. E sono talmente solidali che quando nel 1670, a Napoli, mentre sta lavorando nel cantiere di una chiesa, Luigi stupra uno dei suoi giovani lavoranti fino a lasciarlo quasi in fin di vita, Gian Lorenzo corre in suo aiuto. Ma non sono sufficienti le suppliche al papa โ€“ nel frattempo รจ subentrato Clemente X โ€“ perchรฉ il fratello eviti lโ€™esilio, la confisca dei beni e la revoca di tutti gli incarichi. Si mormora che sia per pagare la multa enorme di 26mila scudi che Gian Lorenzo abbia accettato la commissione per la realizzazione dellโ€™Estasi della Beata Ludovica Albertoni, nella chiesa romana di San Francesco a Ripa (nel 1675, comunque, Luigi torna uomo libero grazie allโ€™amnistia del Giubileo).

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