Tra i più enigmatici e visitati nelle giornate di preview della 60° Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia, il Padiglione Svizzero presenta la mostra “Super Superior Civilizations“, progetto immersivo dell’artista svizzero-brasiliano Guerreiro do Divino Amor, a cura di Andrea Bellini, composto dal sesto e dal settimo capitolo della monumentale saga “Superfictional World Atlas“, progetto cartografico mondiale di natura allegorica potenzialmente infinito a cui l’artista si dedica da quasi vent’anni.
Con i due nuovi episodi dal titolo Il Miracolo di Helvetia e Roma Talismano, Guerreiro do Divino Amor (Ginevra, 1983, vive e lavora a Rio de Janeiro) crea un universo fantascientifico e fantastico, proseguendo la sua ormai ventennale indagine sulla relazione tra spazio urbano e immaginario collettivo, tra architettura e ideologia, tra propaganda politica e identità nazionale, partendo da frammenti di realtà sotto forma di film, pubblicazioni e installazioni su larga scala. Con i due nuovi capitoli della saga Superfictional World Atlas, Guerreiro do Divino Amor intende realizzare per l’edizione della Biennale d’Arte 2024 l’installazione più complessa e ambiziosa della sua carriera: un’opera d’arte totale e immersiva, disseminata di elementi architettonici classici e simbologie posticce di una presupposta superiorità razziale occidentale.
Colonne, fontane e capitelli, unitamente a grandi superfici di texture di marmo palesemente posticcio, suggeriscono un immaginario di potenza e supremazia fungendo da scenografia per Il Miracolo di Helvetia, prima delle due installazioni ad accogliere i visitatori che consiste in una cupola al di sotto del quale il pubblico è invitato ad accomodarsi su comode chaise-longue per assistere alla messa in scena di una grande allegoria della Svizzera, rappresentata come un miracoloso e “superfittizio” paradiso in terra, nel quale la natura e la tecnologia, il capitalismo e la democrazia, la rusticità e la raffinatezza sono in perfetto e surreale equilibrio.
Roma Talismano, seconda installazione alla quale si arriva attraverso un corridoio di collegamento fra i due ambienti è “un’entità allegorica della civiltà romana”, nonché simbolo – attraverso i secoli – della sua presunta superiorità morale, politica e culturale. L’artista e cantante brasiliana Ventura Profana incarna la lupa capitolina, animale simbolico e fantasmatico, il quale canta le gesta di tre animali allegorici: la lupa, l’agnella e l’aquila. Figure mitiche nella costituzione dell’identità bianca e della sua immaginaria superiorità, la lupa è la madre universale da cui il popolo superiore discende; l’aquila è il simbolo della supremazia bellica romana; e infine l’agnella incarna, nella Roma cristiana, l’idea stessa di purezza e innocenza.
“Il Padiglione Svizzero, così come è immaginato dall’artista, gioca con quella logica politica di auto rappresentazione celebrativa attraverso la cultura, che è all’origine stessa della nascita dei Padiglioni Nazionali ai giardini di Venezia oltre un secolo fa”, afferma il curatore Andrea Bellini. “Singolare documentarista dall’immaginazione barocca e straordinario creatore di mondi, Guerreiro do Divino Amor ci invita a ridere con spirito benevolo del nostro sciovinismo e di quei cliché con i quali rappresentiamo il mondo e noi stessi. Atteggiamento quest’ultimo che ci sembra di fondamentale importanza in un periodo di crescente polarizzazione della politica e di contrapposizioni radicali come quello che stiamo vivendo”.