I musei e le collezioni di tutto il mondo sono pieni di opere prodotte da abilissimi falsari che han tratto in inganno anche i più esperti del settore. Oggi le loro storie diventano materiale da film, raccontate con curiosità e fascino, perché questi artisti del falso uniscono crimine e bellezza in un connubio misterioso e intrigante.
Le statue e i quadri di questi artisti impostori sono così simili agli originali da aver lasciato a bocca aperta i più esperti di fronte all’amarissima verità: quello che, sotto applausi entusiasti, avevan detto essere un Ernst originale era, in realtà, un falso.
1) Wolfgang Beltracchi
Wolfgang Fischer, che ha da sempre usato il cognome della moglie e complice, Helene Beltracchi, è stato uno dei più grandi falsari al mondo fino al momento in cui non è stato tradito da un tubetto di bianco titanio, che utilizzò per realizzare un dipinto di inizio novecento dell’artista Max Ernst. I falsi dipinti da Fischer sarebbero, ad oggi, circa 300.
Dal 2015 il falsario che ha raggirato in un colpo solo galleristi e case d’asta, periti e collezionisti di livello internazionale è tornato in attività firmando i quadri con il proprio nome, e agendo ora in totale legalità. Quando Bob Simon, giornalista, in un’intervista gli chiese se pensasse di aver sbagliato, Beltracchi rispose arduamente: «Sì, non ho usato il tubetto giusto di bianco».
Eppure il falsario tedesco non riprodusse mai i dipinti dei grandi maestri, egli tendeva piuttosto a creare pezzi unici, attribuendoli ad autori famosi, perfettamente contestualizzati nella loro epoca. Con la complicità di sua moglie Helene, dai mercatini antiquari recuperava tele tessute nell’epoca giusta, effettuava analisi pigmentali in laboratorio prima di usarli per accertarsi che i componenti fossero disponibili al tempo del pittore, e sul retro delle cornici apponeva false etichette del grande mercante d’arte Alfred Flechtheim, invecchiate con piccole macchie di tè o caffè. Ai possibili acquirenti, la moglie Helene raccontava di una collezione del nonno Werner, nascosta prima della guerra in una casa di campagna per proteggerla dalle retate naziste di “arte degenerata”, mostrando a testimonianza vecchie fotografie della nonna con i quadri appesi ai muri sullo sfondo. In realtà, i documenti erano foto della stessa Helene in cuffia e crinolina, eseguite con una vecchia fotocamera, stampate su carta sensibile scaduta e sciupate ad arte in laboratorio. Dei geni!
Beltracchi si vanta di aver raggiunto, attraverso i suoi quadri, i musei più famosi al mondo, molti dei quali sono probabilmente ancora ignari della truffa messa in atto dalla coppia. A tradirlo sarebbe stato proprio un tubetto di bianco che conteneva una piccola quantità di titanio, non indicato nell’etichetta, ed emerso durante delle analisi diagnostiche da parte del collezionista che acquistò il dipinto falsificato.
2) Han van Meegeren
Il suo artista preferito era Vermeer, ed è per questo che, del pittore olandese Han van Meegeren realizzò in tutto sei quadri.
Cercava vecchie tele del Seicento, vi raschiava con cura il colore prestando attenzione a non replicare opere già esistenti del pittore olandese, e facendo cuocere successivamente le tele in forno a cento gradi per due ore, portandole a essiccazione e ricreando la crettatura tipica del tempo.
All’olandese Han Van Meegeren va il merito di aver fatto rivivere il genio di Veermer in uno dei processi più famosi della storia. Il lavoro di questo falsario è stato scoperto infatti dopo la seconda guerra mondiale, quando si trovò un Johannes Vermeer intitolato Cristo e l’adultera, nella raccolta del generale nazista Hermann Goering, che lo aveva acquistato per 256.000 dollari da Van Meegeren. Il falsario venne subito accusato di aver tentato di vendere un tesoro nazionale olandese, collaborando con i tedeschi. Di fronte alla possibilità della pena di morte, il pittore confessò di aver falsificato il dipinto.
La sua strabiliante abilità non stava solo nella tecnica ma anche nel fatto che non si fermò mai a imitare le celebri scene domestiche del maestro seicentesco, incanalandosi perdipiù in un repertorio iconografico sacro.
I suoi falsi erano così ben fatti che il giudice, durante il processo, lo costrinse a realizzare un altro dipinto per mettere a tacere ogni dubbio.
3)Robert Driessen
All’Olanda va decisamente la maglia nera del falso d’autore perché Robert Driessen, nato a Arnhem, è riconosciuto come uno dei più importanti contraffattori al mondo ancora in libertà. Circa mille dei suoi quadri appesi nei musei di tutto il mondo e battuti all’asta da Sotheby’s e Christie’s, un lavoro grazie al quale lui e i suoi soci si sono portati a casa circa 8 milioni di euro.
A deviare l’allora giovane paesaggista olandese fu il mercante che trattava le sue tele, chiedendogli se fosse in grado di riprodurre le opere di alcuni pittori romantici. Driessen cominciò ad acquistare nei mercatini dipinti antichi da cui toglieva la vernice per poterci ridipingere sopra. Fu contattato anche da diversi committenti e lo stesso pittore ricorda una commissione di quindici acquerelli copiati da Nolde.
Negli anni ’80 decise di continuare tentando il mercato della scultura. La prima opera che copiò da Alberto Giacometti risale al 1998. Dopo aver studiato il suo stile, la sua firma, il timbro della fonderia, realizzò una figura sottile di 2,7 metri e la intitolò Annette. Tramite un mercante d’arte riuscì a incassare dalla sua vendita 250 mila marchi tedeschi. Quando la polizia ricostruì tutto il lavoro della “banda” di Driessen, scoprì che nel loro deposito erano conservati 831 bronzi e 171 figure in gesso, tutte nello stile di Giacometti. Dal 2005 Driessen gestisce una caffetteria in Thailandia, assicurandosi una latitanza che gli impedisce di essere estradato, e ad oggi è uno dei falsari in libertà più ricercati al mondo.
Dott.ssa Maria De Lorenzo
Perito ed Esperto d’arte in ambito civile e penale al tribunale di Matera
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