I sei falsari che ingannarono il mondo dell’arte moderna pt 2

Prosegue la nostra disamina dei falsi e del falsari del mondo dell’arte, con la nostra esperta e perito d’arte Maria De Lorenzo, che ci racconta la storia di altri 3 maestri del falso della storia dell’arte.

Leggi qui la parte 1: https://www.artuu.it/i-sei-falsari-che-ingannarono-il-mondo-dellarte-moderna/

Altri 3 falsari che hanno ingannato il mondo dell’arte contemporanea

il falsario d' arte con impermeabile grigio e camicia bianca  da cui sbuca una riproduzione della gioconda a colori
A destra una falsificazione di Mark Landis di un dipinto di Paul Signac. L’originale, intitolato “Rimorchiatore e chiatta a Samois“, attualmente è al Museo Hermitage di San Pietroburgo, in Russia. A sinistra il catalogo che Landis ha utilizzato per realizzare il falso

Mark Landis, il perfetto falsificatore d’arte

Mark Landis è forse uno dei più conosciuti falsari d’arte degli Stati Uniti, ed è tecnicamente “impunibile”. Il pittore, infatti, non ha venduto ma bensì regalato più di 100 opere, da lui contraffatte, ai musei della nazione. Per compiere le sue truffe Landis assunse negli anni diverse identità, a volte si faceva passare per Stephen Gardiner, altre per Mark Lanois, eliminando furbamente dal suo biglietto da visita la parte superiore della lettera “d”. Più spesso si presentava ai musei nei panni di un prete gesuita e presentandosi come padre Arthur Scott, altre volte invece era padre James Brantley. I nomi scelti non erano per nulla casuali, dietro c’era difatti uno scrupoloso lavoro di documentazione sui cognomi più presenti nei cataloghi delle aste d’arte. 

 In oltre venti anni di attività il signor Landis ha infatti centinaia di falsi artistici convincenti, incluse alcune opere di Picasso, con cui è riuscito a ingannare oltre cinquanta musei d’arte e istituzioni sparse per gli Stati Uniti.

Vittime delle sue malefatte erano soprattutto i piccoli musei di provincia che, a differenza delle grandi istituzioni, non riconoscono il falso facilmente e sono ben felici di esporre le opere nelle proprie sale.

Landis è stato smascherato nel 2008 da Matthew Leininger, curatore dell’Oklahoma City Art Museum, Quando il falsario americano fece visita al suddetto museo, il curatore lo trovò un tipo “stravagante ed eccentrico”, qualità a suo parere molto comuni nei filantropi: «lo presi per un tipico collezionista d’arte sconosciuto», ha raccontato a Wilkinson. Landis portava una valigetta con dentro altri cinque lavori che regalò al museo, raccontando che anche quelli erano appartenuti al padre, e che desiderava cederli prima di doversi sottoporre a un difficile intervento chirurgico al cuore. Landis rimase a Oklahoma City per due giorni e mezzo, «trattato come un re», dice Leininger, che gli regalò anche dei cataloghi e dei libri. Dopo un attento studio sulle tele donate,  emerse l’amara realtà, i dipinti erano tutti falsi.

La tecnica utilizzata dall’artista per riprodurre è davvero molto semplice, egli infatti scelta l’opera da riprodurre, ne realizzava una copia con un tavolo luminoso per poi continuare a lavorare osservando la fotocopia dell’originale con tratti veloci, sfruttando ciò che rimane impresso nella memoria. 

Il vero problema è che non è ancora chiaro se Mark Landis sia un fuorilegge. Non avendo mai lucrato dalla cessione dei suoi lavori, infatti, non ha violato nessuna legge. 

Falso Caravaggio di Tony Tetro: San Giovanni Battista

Tony Tetro: il falsario dei grandi maestri

Tony Tetro nel corso della sua decennale carriera ha dipinto opere di Rembrandt, Joan Miró, Marc Chagall, Salvador Dalí, Norman Rockwell e tanti altri. Ha dipinto, non ha soltanto falsificato. Perché il processo che ha portato alla produzione di decine di falsi è una vera e propria ricerca artistica: “Per un falsario, disegnare, dipingere e invecchiare è solo l’inizio e la parte più ovvia del processo. Per essere davvero un falsario, devi avere un vorace appetito per le informazioni e un occhio acuto per i dettagli” dichiara Tetro in un’intervista a Town & Country. L’inizio della sua carriera risale negli anni Settanta, quando si presentò in una casa d’aste californiana con una perfetta replica di un dipinto di Amedeo Modigliani. L’esperto si accorse subito del falso, ma lo acquistò ugualmente offrendogli milleseicento dollari per poi rivenderlo ai suoi facoltosi. In tale momento iniziò la collaborazione con la casa d’aste:, ovvero creare falsi per rivenderli a centinaia di migliaia di dollari. Iniziò anche a capire come ‘creare’ documentazione da accompagnare ai dipinti. Un’ occasione gliela fornì una nota di un catalogo di incisioni di Rembrandt. La nota riguardava un’acquaforte chiamata Donna nuda seduta su uno sgabello e dichiarava che non esisteva un disegno preparatorio del dipinto, e da tal momento iniziò il racconto che accompagnerà il falso del disegno preparatorio del dipinto Donna nuda seduta su uno sgabello di Rembrandt. La tecnica da lui utilizzata è ricercatissima, massima cura adottò per la scelta dei materiali, delle carte, delle cornici. 

Nel 1988 un suo falso, però, emerse in vendita in una galleria di Beverly Hills. La polizia trovò in casa Tetro più di duecentocinquanta opere false. Dopo aver trascorso 5 anni in prigione, l’artista ha iniziato una nuova carriera nella produzione 
di copie per clienti privati, ma un ordine del Tribunale gli impone di firmare 
tutte le sue tele per impedirgli di raggirare altri compratori.

Interessante è la storia che vede protagonista addirittura re Carlo d’Inghilterra, sembrerebbe infatti che tre quadri da lui posseduti non siano in realtà attribuibili a Monet, Picasso e Dalì, come creduto, ma siano creazioni dello stesso Tetro.

I quadri appartengono a un lotto di diciassette opere d’arte provenienti dalla collezione di James Stunt e accettate in prestito dalla fondazione di re Carlo con sede all’interno di Dumfries House. Il caso è esploso dopo che Tetro ha rivendicato la paternità dei sopramenzionati dipinti, affermando che lui stesso li avesse realizzati e venduti a James Stunt. Dal canto suo, Stunt, nega di avere acquistato da lui tali opere.

Tom Keating (1917 - 1984), restauratore d'arte e mastro falsario, accanto al suo finto dipinto "Hay Wain" di Constable. Foto: Keystone / Getty Images
Tom Keating. Accanto al suo finto dipinto “Hay Wain” di Constable

Tom Keating, definito il falsario buono

Tom Keating è stato uno dei più grandi falsari al mondo. Definito anche il falsario “buono”, è stato spinto alla falsificazione, dalla superficialità del mercato dell’arte che lo condurrà a dipingere oltre duemila tele false di oltre cento artisti diversi e famosi.

L’inglese Keating è forse uno dei pochi falsari che non creò falsi per soldi, ma per una mera lotta sociale. Credeva, infatti, che nel mondo dell’arte esistesse una moda gestita da critici e commercianti spesso d’accordo per arricchirsi a discapito dei meno informati collezionisti e dei più ingenui artisti.  Non ben accetto dal mercato come artista autografo, Keating decide di dare una lezione ai critici contemporanei, e lo fa nel modo più elegante che ci possa essere. In ogni tela contraffatta inserisce dei dettagli per cui essa possa essere sempre e inevitabilmente riconosciuta come tale.

Difatti l’autore scriveva sulla tela, con vernice a base di piombo, visibile dunque solo grazie ad analisi a raggi x, la frase “questo è un falso”. Non si può dire che si sia nascosto, chapeau!

Venne scoperto solo nel 1970, quando Geraldine Norman inviò tredici opere attribuite a Samuel Palmer in un laboratorio per essere analizzate scientificamente. I test portarono alla luce la loro non autenticità. Venne arrestato e rilasciato poco dopo per le sue condizioni precarie di salute. Si rifiutò di fare un elenco di tutte le opere contraffatte. 

Dopo la sua morte, le opere di Keating aumentarono considerevolmente di valore e sono ancora oggi popolari sul mercato delle aste. Si ritiene che circa 2000 dei suoi falsi siano ancora in circolazione nel mondo dell’arte.

Un Degas falsificato da Tom Keating

Alla luce di quanto emerso è lecito domandarsi, ora, dinanzi a un’opera d’arte musealizzata: “Sarà mica un falso?”. Cosa ci assicura che quel Caravaggio, o quel Renoir, non siano in realtà sublimi opere d’arte falsificate?  

Dott.ssa Maria De Lorenzo
Perito ed Esperto d’arte in ambito civile e penale al tribunale di Matera
https://dottmariadelorenzo.wixsite.com/website

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