Il Festival del Paesaggio a Capri, un confronto con la nostra natura “animale”

Nell’atrium di Villa San Michele c’è una scala: è fatta di vari materiali, si ispira all’arte povera, ne prende in prestito le forme e i modi. Una parte di questa scala ci interessa maggiormente: è uno scalino fatto in argilla, posto all’incirca all’altezza del naso, cosparso di un’intensa fragranza.

Geranio, jasmine, zagara, limone, muschio, violetta, sono solo alcune delle note profumate di quest’opera sensoriale, che si chiama Axel’s Dream. Jim Lambie e Gael Lambie, gli artisti, l’hanno immaginata come un viaggio. Dalla terra al cielo, dal terreno al divino, questa piccola scala a pioli è un simbolo di un’ipotetica ascesa: ci riporta alla giusta dimensione delle cose e irradia i nostri sensi con i profumi della Natura, rivelando il sogno di una ritrovata connessione con il nostro ecosistema.

E’ questa è una delle opere che, all’ingresso di Villa San Michele ad Anacapri, danno il benvenuto al Festival del Paesaggio 2024. L’animale che dunque sono, saggio di Jacques Derrida, è il titolo scelto per questa VIII edizione, che indaga quale sia il senso dell’umano in un mondo sempre più governato dall’intelligenza artificiale. A cura di Arianna Rosica e Gianluca Riccio, il festival si compone di opere d’arte che spaziano dai mixed media, all’audiovisivo e alla performance. Il focus è non solo sul rapporto uomo/natura, ma anche sulla “bestialità” dell’uomo: come sosteneva Derrida, gli animali tendono a ricordarci quelle che sono le nostre origini e in che modo essere uomini, in un mondo dove l’artificio comincia a risultare naturale mentre la vera Natura invoca a gran voce il nostro aiuto per la corsa ad un ritrovato equilibrio.

E’ in quest’ottica che va contemplata l’opera “One Need Not be a House, The Brain Has Corridors”, un film digitale degli artisti Nathalie Djuberg e Hans Berg: in quello che appare essere come un eterno labirinto/corridoio senza fine, una visione in soggettiva scruta gli innumerevoli personaggi presenti: sono anime erranti, figure create in plastilina in eterno movimento, che si rivelano ad ogni porta aperta. Questo loop di presenze dalle maldestre movenze rende il film ipnotico e inquietante: rispecchia a pieno quelle che sono le pulsioni della nostra società, ci induce alla riflessione e a ri-considerare la bestia che è in noi.

Bonobo, di Liliana Moro, è un’installazione sonora posta in prossimità della famosissima Sfinge di Villa San Michele: il verso di questa scimmia, preceduta dal ticchettio di una sveglia, ci catapulta nel mondo di questo mammifero che per similitudine è uno dei più vicini all’uomo, insieme allo Scimpanzé. La comunità dei Bonobo, tuttavia, si differenzia perché pacifica ed ugualitaria. La piccola sveglia  scandisce il tempo inesorabile: ammonendoci, ci ricorda di scegliere, poiché abbiamo la possibilità, ogni giorno, di essere Bonobo e non semplicemente “urlanti scimmie”.

Presente anche il duo Claire Fontaine, che presenta tre bandiere con delle foto delle NASA raffiguranti la riduzione del buco dell’ozono, insieme a vari poster in città che rimandano ad alcune loro precedenti opere.

Festival del Paesaggio di Anacapri, un po’ di storia

Ispirato al Convegno sul Paesaggio del 1922, ideato e promosso da Edwin Cerio, il Festival è, proprio come il suo predecessore, divenuto un importantissimo momento culturale per la storia dell’isola di Capri.

“Quello che ancora hanno in comune i due eventi” – spiega Gianluca Riccio – è la voglia di dare a Capri uno sguardo d’avanguardia: già all’epoca Cerio vedeva nei ritratti delle cartoline un’immagine dell’isola stereotipata”. Cerio chiamò infatti artisti e intellettuali d’avanguardia del tempo per tentare di dare una nuova chiave di lettura del paesaggio caprese. “Noi rafforziamo questa idea con l’avanguardia del nostro tempo, chiamiamo gli artisti a risiedere a Capri per riflettere sul paesaggio e sulla cultura caprese“. E’ in questo modo che Gael Lambie ha avuto l’ispirazione per la fragranza di Axel’s Dream: passeggiando per i giardini di Villa San Michele, ha sintetizzato l’essenza di quei fiori e quelle piante che descrivono l’emozione della sua permanenza a Capri.

Molti sono stati gli artisti che, dal 2016 (anno di fondazione dell’evento), si sono confrontati con Capri: Goldschmied&Chiari, Francesco Arena, Henrik Håkansson, solo per citarne alcuni. Nel 2022, la VI edizione del Festival venne intitolata “Aria di Capri”, in occasione del centenario del Convegno sul Paesaggio. Aria di Capri era infatti il nome del libro di Edwin Cerio. Ma non solo: fu un dipinto dell’artista Gerda Wegener, arrivata a Capri negli anni ’20 del ‘900; una mostra di Ernesto Tatafiore alla Certosa di San Giacomo nel 2016; una eau de toilette dell’azienda caprese Carthusia. E se l’”aria di Capri” tende ad essere un’ispirazione, sono estremamente visibili e rintracciabili, nel Festival, i legami con la storia culturale dell’isola.

“L’intento” – continua Arianna Rosica – “è anche quello di continuare a sensibilizzare l’isola su tematiche così culturalmente importanti. Per fine Ottobre/metà Novembre stiamo portando avanti un progetto per l’anniversario del compleanno di Axel Munthe, insieme all’Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, con un artista il cui nome sarà una sorpresa”. Axel Munthe fu, infatti, il fondatore di Villa San Michele: il medico svedese si innamorò di questo terreno e lo acquistò nel 1985, costruendo la villa sull’impianto di resti archeologici romani. Qui vi scrisse “La Storia di San Michele”, e alla sua morte donò l’intero sito allo stato svedese. Dal 1950 è una delle realtà museali più visitate e suggestive dell’isola di Capri. Il Festival sarà visitabile sino al 20 Ottobre.

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