Nelle prime luci dell’alba digitale, una querelle sferzante ha preso d’assalto il panorama artistico. Dall’anelito di proteggere la creatività umana si è scaturito un confronto diretto e accalorato con gli oceani digitali, e nulla sembra poter offuscare l’intensità di questo dibattito.
Nell’epicentro di questa grana, troviamo figurare Disney. L’entertainment gigante che ha incantato intere generazioni con la sua magia onirica, non passa un buon momento. Infatti, il gruppo di hacker Nullbulge rivendica di avere violato i suoi canali privati Slack, utilizzati per le comunicazioni interne aziendali. Secondo quanto dichiarato, gli Anonymous non hanno agito per malizia, ma per punire chi avrebbe “rubato”. Un furto non di contenuti tangibili, ma di idee, di originalità e, in ultima analisi, di arte.
Tutto inizia con la diffusione degli strumenti di intelligenza artificiale, come DALL-E di OpenAI e Sora. Tecnicamente, queste IA sono in grado di generare video o immagini da semplici comandi testuali. Le perplessità nascono quando si scopre che queste IA vengono addestrate utilizzando opere d’arte coperte da copyright, senza alcun consenso o compensazione.
Di conseguenza, molti artisti si sono battuti per la tutela dei loro diritti, attraverso il canale legale o metodi più vigilantes. D’altro lato, alcuni hanno accettato l’inevitabilità dell’IA, cercando di adattarsi con nuovi modelli per la concessione in licenza delle loro opere.
Nullbulge, uno di questi gruppi, si autodefinisce un gruppo “hacktivist”, guidato dal desiderio di proteggere i diritti degli artisti e garantire un giusto compenso per le loro opere. Le loro sono scelte di ribellione, azioni intese a punire chi ruba l’arte.
Alla fine del mese scorso, era riuscito a compromettere un’interfaccia dell’IA popolare Stable Diffusion, rubando le credenziali d’accesso attraverso un malware. Successivamente, Nullbulge ha deciso di puntare il dito contro Disney. Il motivo? Le modalità con cui l’azienda gestisce i contratti degli artisti, il suo approccio all’IA e una palese mancanza di riguardo per i consumatori.
Secondo un post pubblicato da Nullbulge, il gruppo avrebbe sottratto 1.1 terabyte di dati dai canali Slack di Disney. Questo dataset includerebbe messaggi, file, immagini, codici, login, collegamenti a pagine web interne, informazioni sui visitatori e sui ricavi del Disneyland di Parigi, documenti su progetti non ancora pubblicati, e molto altro.
A proposito di tale violazione, Nullbulge ha dichiarato di non aver tentato di contrattare con il colosso dell’intrattenimento prima di riversare tutti i dati raccolti su BitTorrent, lasta piattaforma decentralizzata per la condivisione di file.
Disney non ha voluto commentare queste accuse, ma ha assicurato di aver avviato indagini sugli incidenti riportati dal Wall Street Journal.
Eppure, l’eco di queste vicende ci ricorda l’importanza di una riflessione. L’arte, come espressione pura della creatività umana, può davvero essere generata da un computer? Non resta che attendere le evoluzioni di questa controversia per cercare di dare una risposta.