Barcellona è per antonomasia la città simbolo di Gaudì, l’architetto catalano che, grazie alle sue opere visionarie, ha contribuito ad elevare la città spagnola a meta turistica per design ed architettura. Tuttavia, le sue manifestazioni di puro talento non sono le uniche visitabili tra le vie della capitale catalana: nel quartiere di Sants-Montjuïc, precisamente in un ampio spiazzo ai piedi di Plaça d’Espanya e dell’imponente scalinata che porta al Museu Nacional d’Art de Catalunya, si trova il Padiglione di Barcellona progettato da Mies Van Der Rohe, architetto tra i massimi esponenti del movimento razionalista.
Denominato anche Padiglione Tedesco, la struttura è stata realizzata in occasione dell’Esposizione Universale di Barcellona nel 1929, periodo di grande depressione economica e turbolenze politiche a cavallo tra le due guerre mondiali, in cui tra gli stati europei ufficialmente partecipanti prevaleva un sentimento di rivalsa economico-culturale. Di conseguenza, la Repubblica di Weimer coinvolse l’architetto tedesco Mies Van Der Rohe nella realizzazione del padiglione nazionale, un progetto, se non il progetto, riassuntivo della sua visione modernistica dell’architettura, un’opera la cui estetica senza fronzoli ne esalta la sua puntuale funzionalità. Ad oggi, il padiglione esistente è una riproduzione, poichè l’originale fu fatto demolire a conclusione dell’Esposizione Universale. Venne riportato in vita negli anni ‘80 dalla Fondazione Mies Van Der Rohe con lo scopo di promuoverne la sua importanza storica tra le generazioni future.
Lasciata la fontana di Plaça d’Espanya, sulla destra dopo un breve percorso sterrato, si intravede il padiglione che risalta non per la sua imponenza ma piuttosto per il suo fascino senza tempo ed etereo, creando un immediato senso di tranquillità e rigoroso silenzio. Saliti i pochi scalini d’ingresso, la visita inizia dal patio, la prima grande area esterna dove ad attendere il visitatore c’è un’ampia vasca con ninfee che sembra fondersi con la parete di marmo che perimetra lo spazio.
L’incessante razionalità è frutto dell’espressione innovativa dei materiali utilizzati ma soprattutto come essi sono stati collocati nel progetto di Van Der Rohe: marmo di diverse tonalità tenui, onice e travertino dialogano con ampie vetrate ed acciaio inossidabile, creando un percorso espositivo fluido definito a ‘pianta libera’ abbattendo il concetto dei classici spazi chiusi tra quattro mura. Il tetto, composto da una grande lastra piana, cela al di sotto gli ambienti interni, dove minimalismo e simmetria regnano incontrastati, si nota infatti che ogni pilastro è posizionato all’esatta metà della lastra costituente la pavimentazione.
La seconda e ultima vasca è posizionata in un ambiente più celato ed intimo, dove i rumori frenetici della città diventano quasi ovattati. Questo spazio è arricchito con uno dei pochi oggetti presenti nel padiglione, la replica della statua di ‘Alba’, originariamente realizzata dallo scultore tedesco George Kolbe. Tale statua si erge fluttuante nell’acqua e con le sue linee curve crea una sorta di rottura con l’ambiente circostante, un contrasto voluto che non sortisce tuttavia effetti negativi. Inoltre, per gli amanti del design, il padiglione di Mies Van Der Rohe è il luogo dove poter ammirare l’iconica poltrona ‘Barcelona’, realizzata appositamente per questo spazio dall’architetto tedesco e dalla designer connazionale Lilly Reich, il cui scopo era creare una seduta comoda per il re e la regina di Spagna in visita durante il periodo di esposizione.
Al contrario di ‘Alba’, la realizzazione della poltrona segue le linee progettuali del padiglione con materiali industriali di facile riproducibilità, ed è utilizzabile dal pubblico che può approfittare della comoda seduta per concedersi una pausa dalla visita. La natura è parte fondamentale del percorso espositivo poichè circonda tutto il retro della struttura, contribuendo a mantenere questo spirito di calma e serenità.
Il padiglione di Mies Van Der Rohe è visitabile tutti i giorni ed è da considerare come uno dei manifesti, la testimonianza tangibile della nascita dell’architettura moderna attuata da uno dei suoi padri fondatori quali Mies Van Der Rohe.