Il Surrealismo magico-alchemico di Remedios Varo, la bruja de fuego 

Dal trionfo alla Biennale di Venezia del 2022 alla rassegna madrilena in corso presso la Fundación Mapfre, il surrealismo femminile continua ad incantare la scena artistica internazionale. Libere e innovatrici, le donne affiliate al movimento seppero emanciparsi dal ruolo passivo di muse ispiratrici imposto dagli uomini, ridefinendo il simbolismo surrealista in chiave autonoma e matrilineare. 

Tra loro spicca Remedios Varo, nata María de los Remedios Alicia Rodriga Varo y Uranga il 16  dicembre 1908 a Anglès, in Spagna, sotto l’influenza astrale del sagittario, segno che ne ha  caratterizzato la natura spirituale e la costante ricerca di una dimensione più profonda dell’esistenza. Fin dalla giovinezza, Remedios manifestò una precoce inclinazione per il disegno, che la condusse a frequentare l’Accademia d’arte di Madrid, al termine della quale si trasferì a Parigi insieme al primo marito, Gerardo Lizárraga, abbracciando pienamente lo spirito bohemien francese. 

Solo un anno più tardi, nel 1932, fece ritorno in patria, stabilendosi a Barcellona, divenuta il centro nevralgico del surrealismo, dove vi rimase fino allo scoppio della Guerra Civile, quando, nel pieno dei tumulti, rientrò in Francia al fianco del nuovo compagno, Benjamin Péret, poeta antifascista che la introdusse nel circolo guidato da Andrè Breton. 

Nel 1941, a seguito dell’occupazione nazista, fu costretta a fuggire in Messico, trovandovi asilo grazie alla politica di accoglienza perseguita del presidente Lázaro Cárdenas del Río. In questa terra trascorse l’ultima fase della sua vita ed ebbe l’opportunità di ricominciare, dedicandosi esclusivamente alla pittura e riuscendo finalmente ad esporre le proprie opere in occasione della collettiva 6 Pintoras, allestita nel 1955 alla Galleria Doria di Città del Messico, a cui seguì, l’anno successivo, la prima mostra personale che le valse il tanto agognato apprezzamento della critica. 

Remedios Varo La llamada The Call 1961 Oil on Masonite 42 x 31 in National Museum of Women in the Arts Gift from a private collection © 2023 Remedios VaroArtists Rights Society New YorkVEGAP Madrid

Il vivace ambiente intellettuale messicano le consentì di intrecciare legami significativi con  esponenti della scena locale come Frida Kahlo e Diego Rivera, ma soprattutto con altri esuli europei, come la pittrice surrealista Leonora Carrington e la fotografa ungherese Kati Horna. Con loro strinse un sodalizio umano e artistico, alimentato da interessi comuni verso la stregoneria, l’alchimia e l’occultismo, tanto da essere soprannominate las tres brujas. Frequentatrici abituali del Mercado de Sonora, esploravano le fatiscenti bancarelle alla ricerca di spezie ed erbe terapeutiche con cui creare bizzarre ricette propiziatorie, riportate dalla stessa Varo nei suoi appunti. 

Per le artiste, la cucina si configurava come uno spazio di sperimentazione, un laboratorio  domestico con valenze alchemiche e magiche, luogo di gestazione e preparazione rituale.  Remedios e Leonora, indossando i panni di “moderne streghe”, mescolavano con creatività e  spontaneità i vari ingredienti, aspirando a confezionare pozioni capaci di evocare stati di  alterazione percettiva e visioni oniriche affini alla paranoia critica daliana o allo stato di  irritabilità ernstiana. 

Se da un lato fu l’influenza dell’avanguardia surrealista ad orientarla verso “l’alchimia del Verbo”, dall’altro fu la sua naturale predisposizione, unita ad una profonda curiosità intellettuale a spingerla verso l’esplorazione delle dottrine esoteriche, magiche, cabalistiche, che connotano il ricco repertorio simbolico presente nei suoi dipinti. Interessi questi amplificati dal clima ancestrale  messicano che segnò profondamente la sensibilità artistica di Remedios Varo.

La Tejedora Roja Mujer Roja La Tejedora

La componente alchemica emerge esplicitamente nella sua produzione, scandendo le tappe di un’acquisizione graduale di consapevolezza volta al raggiungimento della sabiduría, ovvero la rubedo, fase culminante della Grande Opera. Il colore rosso, simbolo della trasformazione interiore e metafora del viaggio alla ricerca di sé, le valse l’appellativo di bruja de fuego e ricorre con  frequenza nei suoi dipinti come testimoniato da La tejedora roja (1956) e La Ilamada (1961). Nella sua poetica l’alchimia e l’esoterismo non sono solo fonti di ispirazione artistica, ma anche strumenti di crescita interiore attraverso i quali esplorare nuove dimensioni e giungere alla piena realizzazione della saggezza. 

I personaggi da lei dipinti conservano un’aura di solenne compostezza, propria di coloro che sono  immersi nell’esecuzione di un rituale sacro: ogni gesto, ogni espressione sembra rispondere ad una  liturgia interiore come se fossero officianti di un misterioso cerimoniale. Spesso, si configurano  come veri e propri alter ego dell’artista, trasposizioni di sé in una dimensione onirica e surreale,  attraverso i quali rivelare sfaccettature della propria identità in continua trasformazione. 

Hallazgo Year completed: 1956

Tra i soggetti più ricorrenti vi sono los viajeros, sospesi in un’atmosfera senza tempo, in grado di  richiamare l’immobilità spazio-temporale metafisica, i quali, citando testualmente il commento di  Remedios all’opera Hallazgo (1956), “representan gentes que buscan llegar a un nivel más alto  espiritual“. Il tema del viaggio, interpretato in senso trascendentale, fu concepito come un itinerario  dell’anima, un percorso introspettivo alla ricerca della congiunzione armonica tra il sé e il  cosmo, nel desiderio di raggiungere un’integrità intesa come fusione tra mente e corpo, principio femminile e principio maschile, organico e inorganico, natura e costruzione umana. 

Frequenti nelle sue creazioni sono le figure del mago e dell’alchimista, esseri sapienti che  governano gli astri e, di conseguenza, l’intero universo, detentori del potere generativo attraverso cui creare nuova vita come in Ciencia inútil o El alquimista (1955) e nell’opera Armonía (1956)

Papilla estelar 1958

Diffusa è anche l’iconografia della donna-strega, signora della luna e dell’universo notturno,  simbolo di emancipazione e resistenza, dotata di poteri taumaturgici come evocato da Papilla estelar (1958), dove il satellite, rinchiuso dentro una gabbia, non risulta essere suo prigioniero, quanto piuttosto suo paziente. La luna, assiduamente effigiata, si configura come simbolo  archetipico della coscienza femminile, dell’inconscio, delle capacità intuitive e talora  chiaroveggenti rivendicate dalla stessa Varo. 

Altra tematica affrontata dalla pittrice è quella del metamorfismo alchemico in una connotazione  zoomorfica come in Creación de las aves (1957) dove, una figura a metà tra l’umano e l’animale, con il corpo ricoperto di piume e grandi occhi di civetta, è immersa in un atto creativo carico di  simbolismo: seduta ad un tavolo ottagonale dipinge piccoli uccelli che prendono il volo,  sottolineando il potere dell’arte di generare nuova vita. L’ispirazione sembra scaturire da una profonda armonia interiore, simboleggiata dal violino appeso al collo la cui cassa armonica funge  da punto d’origine per una corda che collega lo strumento al pennello, quasi a suggerire come l’atto  pittorico sia guidato dalle vibrazioni dell’anima. In tutto ciò, i colori della tavolozza, richiamano il  processo alchemico che conduce dalla nigredo, l’Opera al Nero, all’albedo, l’Opera al Bianco, gli  opposti che, uniti, conducono alla realizzazione della Piccola Opera. 

A fare da sfondo a queste creazioni troviamo luoghi isolati e senza tempo, che alimentano  l’immaginazione e la meditazione, riflettendo la passione dell’artista per l’architettura medievale sia  essa gotica o romanica. Il lavoro di Remedios Varo si distingue per un processo di elaborazione che integra influenze  eterogenee provenienti da differenti culture e ambienti intellettuali, rappresentando un esempio eccellente di nomadismo culturale. Sospesi tra il reale e l’onirico, i suoi dipinti si prestano a molteplici interpretazioni, spalancando squarci su altre dimensioni, altre vite, tante quante quelle vissute dall’artista, in fuga da un continente all’altro, da un amore a un altro ancora, ribelle, libera,  non confinabile entro i limiti imposti dalla società del suo tempo. 

Una donna che ha trasformato l’arte in uno strumento di sfida alle convenzioni e che, attraverso la  sua eredità, ha saputo ispirare intere generazioni ad esplorare i confini dell’immaginazione e ad abbracciare il fascino dell’ignoto. 

Un’opportunità imperdibile per apprezzare il surrealismo magico-alchemico di Remedios Varo è la retrospettiva itinerante IMAGINE!, organizzata in occasione delle celebrazioni per il  centenario dalla nascita del Surrealismo, che si concluderà nel 2026 presso il Philadelphia Museum of Art. La mostra ha consentito di porre l’accento sul contributo della bruja de fuego e di tutte le  artiste affiliate al movimento: pittrici, scultrici, fotografe, madri, streghe, alchimiste, ma nobody’s muses.

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