In conversazione con Elena Dal Molin direttrice di Atipografia

Il nostro contributor Francesco Liggieri ha intervistato per noi Elena Dal Molin, fondatrice di Atipografia, una galleria d’arte “sui generis” che si trova ad Arzignano, in provincia di Vicenza, nei locali di una ex tipografia. Elena ci ha parlato del progetto di riqualificare questo enorme spazio, nato prima come Associazione Culturale nel 2014, poi come Galleria nel 2021, con tutte le sfide che comporta il sistema dell’arte.

Elena Dal Molin ph Luca Peruzzi

Ciao Elena, descriviti con il titolo di un’opera d’arte.

“Una fede in niente ma totale.” Non si tratta di un’opera d’arte fisica ma degli scritti di Claudio Parmiggiani. Credo che questo titolo descriva bene cosa ho cercato nell’arte fin dai primi approcci. Una dimensione trascendente, probabilmente religiosa ma non riconducibile a nessuna ortodossia. Allo stesso tempo sono affascinata dalle ricerche più sperimentali, da ciò che non mi piace e dal genio. Sono curiosa!

La provincia è un non-luogo che spesso diventa invece spazio importante per le arti. Una bella sfida: come è nata Atipografia?

Visto che, come dici, molti possono considerare la provincia un non luogo, trovo un’importante risposta. Credo che la provincia, in quest’epoca, sia il luogo per eccellenza. Le città sono sempre più simili fra loro mentre la provincia è molto più caratterizzata: tiene vivi i dialetti, la cucina di tradizione famigliare, il saper fare (senza trascendenze per l’appunto!) per citare qualche aspetto identitario.

Atipografia è nata come associazione culturale nel 2014 con lo scopo di diffondere l’arte e la cultura contemporanea nel territorio. Diventare galleria d’arte nel 2021 ha significato accettare le sfide del sistema dell’arte.

Ph Luca Peruzzi

C’è molto da seminare, ma c’è attenzione, Atipografia è un luogo frequentato e amato. Come ha influito la pandemia sul suo lavoro?

Durante la pandemia cominciavo i restauri. Un atto di fiducia fatto non senza paura. Oggi ne sono felice. La galleria d’arte Atipografia stava nascendo e Luigi de Marzi ed io progettavamo con gli artisti e i curatori tutto quello che avete visto fino ad ora.

Lavoravamo a tempo pieno, in cantiere, quello che abbiamo fatto dopo è stato limare i progetti e realizzarli.

E’ innegabile che Atipografia stia facendo un progetto più bello dell’altro. Quanto è importante il lavoro del team e la qualità degli artisti in tutto questo?

Grazie Francesco. Il lavoro di squadra è tutto! Ci deve essere una buona comunicazione, chiara e profonda, e rapporti di fiducia. Il nostro obiettivo è valorizzare il lavoro dei nostri artisti, diffondere le questioni, i linguaggi, produrre materiale per presentarli, partecipare alle fiere.

Alla base c’è una profonda stima e presa a cuore del lavoro degli artisti che rappresentiamo. Stiamo tutti lavorando per la stessa causa. Quindi siamo una grande squadra!!

Può raccontarci come nascono le scelte espositive all’interno di Atipografia?

Al momento rappresentiamo 13 artisti e abbiamo appena finito di presentarli tutti.

Il 2024 vedrà una personale di Mirko Baricchi, occasione per produrre anche un catalogo che faremo in collaborazione con la sua storica galleria Cardelli e Fontana che racconterà gli ultimi 15 anni di lavoro.

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