Cos’è un innesto se non l’inserimento di un elemento esterno in un’unità già composta? Questo termine viene utilizzato in ambiti diversi, tra cui la botanica, la medicina e la meccanica e assume di conseguenza svariati significati e declinazioni. Ma se lo associassimo all’arte? La GASC – Galleria d’Arte Sacra dei Contemporanei ha fatto proprio questo. Presso la sede di Villa Clerici a Milano, sarà possibile visitare Innesti 24, mostra collettiva degli artisti Enrica Berselli, Chiara Capellini, Andrea Luzi e Vittorio Zeppillo. L’eposizione aperta fino al 20 ottobre 2024, è curata da Luigi Codemo e organizzata oltre che dalla GASC, anche da Isorropia Homegallery.
Codemo ha da lungo lavorato nella promozione del prodotto culturale, occupandosi attualmente di progetti di valorizzazione del patrimonio artistico, in particolare di arte cristiana. Dal 2016 è direttore della raccolta museale GASC e dal 2021 porta avanti la serie Innesti. Ogni anno grazie a questo progetto, vengono esposti diversi artisti in una mostra collettiva in dialogo con la collezione permanente della galleria.
Ognuno con la propria ricerca e vocazione creativa, i quattro artisti di quest’anno espongono due o tre opere ciascuno, nelle sale di Villa Clerici. Sono tutte opere esposte per la prima volta al pubblico e ogni lavoro fa emergere modalità diverse di percepire, teorizzare e dare corpo all’esperienza del sacro. Berselli, Capellini, Luzi e Zeppillo hanno quindi dato voce al loro punto di vista sulla religione nel mondo contemporaneo. Interessante è come si evidenzino in questo modo diverse sfaccettature del sacro, attraverso racconti variegati e storie alternative.
Le opere dei grandi nomi della storia dell’arte presenti in Villa, come Felice Casorati, Francesco Messina, Gino Severini, Aldo Carpi e molti altri, vengono inevitabilmente attualizzate grazie alle tematiche contemporanee affrontate nelle nuove opere.
I quattro artisti portano avanti ricerche diverse. Enrica Berselli, classe 1984, è un’artista multidisciplinare, alla GASC sono infatti presenti due quadri ad olio e una scultura in cera e plastilina. Le sue opere mostrano la perpetua mutazione dei corpi attraverso la pelle, luogo simbolico di comunicazione fra ciò che è interno e invisibile e il mondo esterno. A Villa Clerici presenta Ugolina, un olio su cartone del 2024; Guyon o della mano benedicente, scultura in cera, plastilina e pigmenti del 2021 e Pharmakopita, un olio su tavola anch’esso del 2024 che ricorda evidentemente l’opera del 1521 Il corpo di Cristo nella tomba di Hans Holbein il Giovane.
I lavori di Chiara Capellini sono due grandi tele che a primo impatto possono sembrare dei monocromi. Avvicinandosi ci si rende conto invece che i quadri sono ricchi di sfumature dalle diverse tonalità. La sua ricerca indaga il concetto di vuoto come elemento che è in realtà carico di significato. Così come una tela che all’apparenza può sembrare vuota perché interamente ricoperta da una sola gamma cromatica ma che in realtà è piena del colore che la riveste, anche il concetto stesso di vuoto perde il suo significato nel momento esatto in cui se ne parla, quando cioè viene colmato dalle parole. In mostra sono presenti due acrilici su tela, uno verde, l’altro nero, che portano entrambi lo stesso titolo: Emptiness. Capellini lavora il colore con grande minuzia finchè la pennellata non scompare alla vista, lasciando quasi credere a chi osserve che si tratti di un “buco nel muro.”
Andrea Luzi lascia magistralmente senza parole. Classe ’97, è un artista visivo con un background variegato, nel writing e nella musica. La sua pittura è di derivazione sci-fi, nella quale mette in scena il disfacimento umano. A Innesti 24 presenta due lavori: Se la vita ti sorride ha una paresi, un olio e vernice spray su tela dall’esplicita intenzione ironica e provocatoria e La grandezza del nulla pt.2, un polittico realizzato appositamente per l’esposizione, in olio e colore per vetro su lino in una cornice in legno. Dall’ambientazione quasi infernale, con quest’opera porta la coraggiosa scelta di esporre l’altro lato del divino. È un regno demoniaco quello che si apre ai nostri occhi, in cui disordine, rumore e angoscia regnano sovrani e che, d’altra parte, contraddistinguono anche le nostre vite.
Ultimo ma non per importanza è Vittorio Zeppillo, artista multidisciplinare che vive e lavora a Milano. Nel 2019, con Andrea Luzi e Lorenzo Conforti, fonda il collettivo Hardchitepture. Per l’esposizione a Villa Clerici presenta due oli su tela, entrambi del 2024: La Caduta e Gambetto danese. La scelta curatoriale di esporli rispettivamente a sinistra e a destra di una scultura in legno di Cristo in croce, è più che significativa. Non solo le tele di Zeppillo dialogano con un’opera della collezione storica, ma è come se ne completassero la narrazione, quasi a formare una sorta di trittico.
I lavori di Innesti 24 si sposano perfettamente all’interno degli spazi, nei quali si crea quasi un gioco di ricerca delle opere. La scelta di segnalarle solo attraverso il foglio di sala, porta chi vi fa visita a un’attenta osservazione di ogni elemento presente in mostra. Il pubblico viene così indotto a un’analisi più approfondita di quello che sta guardando. Interrogandosi su quali opere sono di oggi e quali di ieri, si accentua ancora di più la relazione tra la vecchia arte sacra e quella contemporanea, portando avanti uno degli obiettivi dell’esposizione.