Investire in Arte: 4 Differenze Rispetto agli Investimenti Tradizionali

Come iniziare ad investire in arte? Vediamo insieme quali sono le principali differenze con gli investimenti tradizionali.

Investire in arte non è certo una novità, che sciocchezza! Certo che negli ultimi tempi questa possibilità sembra far gola ad un numero sempre più crescente di persone. Soprattutto in quella fascia di piccoli e medi investitori fino ad oggi esclusi da questo “magico mondo”. Insomma, saranno davvero gli anni della democratizzazione dell’investimento in arte? Iniziamo dal principio: quali sono le differenze tra l’investimento in arte e quello in asset più tradizionali? Artsy ci ha indicato le 4 principali. Noi le abbiamo tradotte e riassunte per voi. Ma non perdetevi l’articolo originale al link a fondo pagina!

1. Comprare arte è facile, ma venderla è più complesso

Acquistare opere d’arte, che tu disponga di un budget di 2000€, così come tu sia dannatamente ricco, è la cosa più bella del mondo. Gallerie, mercanti, fiere, case d’aste, sono tutti a tua disposizione. Attenzione però: vendere le opere acquistate in precedenza non sarà altrettanto semplice. Dovrai trovare i canali giusti, non farti fregare, e accertarti che tutto il tuo margine non finisca in commissioni alle case d’asta. Insomma, se quel che cerchi è la semplicità di vendita, meglio comprare qualche titolo su eToro.

2. Nel mercato dell’arte le informazioni NON sono di dominio pubblico

A differenza del mercato finanziario, quello dell’arte è decisamente meno regolamentato sullo scambio delle informazioni. Se nel mondo della finanza è vietato scambiarsi informazioni non pubbliche che possano influenzare l’andamento di azioni ed obbligazioni (per farla molto ma molto semplice), nel mercato dell’arte lo scambio di informazioni è una vera parte del gioco. Avere i canali giusti è di fondamentale importanza.

3. Il mercato dell’arte non è liquido (esclusi alcuni artisti)

Facendola sempre molto semplice, con liquidità si intende la facilità con cui si trasforma un investimento in denaro. Un’azione, ad esempio, si può liquidare in un istante. Su un sito di trading, ad esempio, basta un click. Evidentemente per l’arte non è così. Solo gli artisti più desiderati in un preciso momento storico sono, diciamo, piuttosto liquidi sul mercato. Per il resto, vendere, come detto al punto 1, può essere più complesso del previsto.

4. Non esistono indici affidabili al 100% per misurare rischi e rendimenti sul mercato dell’arte

Mentre gli operatori del mercato finanziario si appoggiano ad indici come S & P 500, Dow Jones Industrial Average e Barclays U.S. Aggregate Bond Index, per il mercato dell’arte la situazione è completamente diversa. Esistono sì indici che monitorano i trend degli artisti nel tempo, vedi Artprice, ma che si rifanno esclusivamente al lato pubblico del mercato: quello delle battute d’asta. Tutto quello che avviene nelle gallerie e tra i privati resta fuori dai radar.

Insomma, investire in arte è certamente più complesso di quello che si possa immaginare. Ma non dimenticate il beneficio del godere ogni giorno di una grande opera appesa in casa. Questo nessun altro investimento potrà mai regalarvelo.

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