Andrea vive nella città friulana di San Daniele e passa la maggior parte del tempo nel suo studio da tatuatore.
La sua avventura d’artista digitale inizia nel 2018, quando è tra i primi a scoprire la piattaforma SuperRare.
L: Immagino che da tatuatore tu abbia uno stile, entrando nel mondo della Crypto Art lo hai portato con te o ti ci sei allontanato?
P: Inizialmente sono partito con l’idea di portare il mio stile che è molto tradizionale: ancore, cuori, pugnali, dunque old school. Poi in modo naturale le cose si sono evolute e mi sono allontanato da questo. Ciò che trovo simile alla realizzazione del tatuaggio nel mondo Crypto è il portare all’essenza il concetto che si vuole trasmettere, pochi elementi che esprimano molto.
L: C’è un fil rouge nella realizzazione delle tue opere d’arte?
P: Ho un’ impostazione concettuale. Per esempio, in uno dei miei ultimi lavori rappresento una mano che stringe un tulipano, simbolo delle bolle speculative, con una sfera che si gonfia e si restringe, come il loro andamento. I token della Crypto Art si chiamano Non Fungible Token, l’opera l’ho chiamata “Non Fungible Tulip”. Il riferimento è al mercato stesso, cerco sempre di trasmettere qualcosa, mi riesce difficile creare per fini puramente estetici.
L: Come e con che strumenti realizzi i tuoi lavori?
P: Di solito disegno tramite Procreate con l’iPad e poi utilizzo After Effects di Adobe per creare animazioni.
L: L’andamento delle cryptovalute detta variazioni di prezzo delle opere?
P: Nel mercato d’arte digitale si fa continuo riferimento alle valute tradizionali ($ e €), i collezionisti ragionano in $ e a seconda dell’andamento della cryptovaluta gli artisti determinano il prezzo.
Dipende anche da quanto si crede nel trend delle cryptovalute, io per tre anni ho incassato ETH e non li ho mai venduti o convertiti in €.
L: Professionalmente come consideri te stesso e l’ambito in cui lavori?
P: Non mi considero artista ma venditore. Più che di Crypto Art parlerei di Arte Digitale, la rivoluzione è nella tecnologia blockchain, prima non si certificava la proprietà del file originale, oggi si. Meglio ancora, dunque, parlerei di Arte digitale collezionabile.
L: Secondo te la figura del collezionista sta cambiando nel mondo digitale?
P: Il discorso è generazionale, chi non è nato nell’era digitale fatica a provare soddisfazione nel possedere un file. A mio avviso le ragioni dei collezionisti sono sempre identiche: speculare, possedere bellezza, status e reputazione nel mondo digitale. Ciò che cambia è la rapidità con cui si trovano acquirenti dato che il bacino di utenza è Internet, d’altra parte c’è anche molta concorrenza. Nel mercato tradizionale c’è bisogno di mostre e del sostegno di gallerie, il processo è molto più lungo.
L: Che significato ha il tuo nome d’arte “Prometheus”?
P: Mi piace la mitologia e Prometeo è simbolo di ribellione. Inoltre, nel 2018 l’idea era di chiamare così un servizio di consulenza su cryptovalute, il nome l’ho poi mantenuto nel mondo digitale.
L: Credo che i display riproducenti opere digitali possano essere il mezzo per approdare in gallerie e musei, tu cosa ne pensi?
P: Concordo, è un’iniziativa interessante, che siano proiettori o monitor è qualcosa che si può e si deve fare, stiamo andando sempre di più verso un mondo non fisico, temo che le persone si abitueranno ad osservare tramite lo schermo del telefono o del pc. Mi auguro che il virtuale sia un di più rispetto al museo fisico, non concepisco un mondo interamente virtuale.
Ciò che rituona è un inno al Laissez-faire di questo mercato, e riportando le parole di Prometheus che descrivono il suo lavoro possiamo dire “it’s just another NFT”.
Cover Photo Credits: Not Fungible Tulip di Prometheus. Courtesy Andrea Amato aka Prometheus