La cozyness di cui abbiamo bisogno a Natale è tutta nei disegni di Beatrix Potter

Era il momento della colazione in una classica casa di Kensington e una giovane Beatrix Potter testava le sue abilità artistiche: nascoste tra le stoviglie aveva lasciato alcune sue piccole cartoline di auguri per la sua famiglia, misurandone le reazioni ed emozioni: suo zio Henry Roscoe ne rimase estasiato, folgorato da  “cinque minuti di meraviglia” che lo portarono ad accompagnare la nipote da Hildesheimer&Faulkner, editori di Greetings Cards natalizie di Londra. Nel 1890, Beatrix Potter celebrava il suo primo successo commerciale: il pagamento di sei cartoline di Natale, con protagonista uno dei suoi personaggi più famosi, Benjamin Rabbit.

Nata in una famiglia della upper class borghese dell’Inghilterra vittoriana, Beatrix Potter venne cresciuta da una governante, motivo per cui al rapporto con gli altri bambini aveva sostituito un mondo interiore fatto di osservazione, immaginazione e curiosità. I periodi di vacanza li trascorreva con la sua famiglia tra il Lake District e la Scozia, entrambe regioni dove la Natura incontaminata la si può davvero toccare con mano. Questo fece sì che, oltre alle sue innate doti creative, l’artista inglese studiasse da vicino flora e fauna che un giorno avrebbero animato i suoi disegni, fino a divenire una vera e propria figura rispettata anche nell’ambiente della micologia.

Non ricordo un tempo in cui non cercassi di inventare immagini e creare per me stessa un mondo fatato tra i fiori selvatici, gli animali, i funghi, i muschi, i boschi e i ruscelli, tutti i mille oggetti della campagna; quel piacevole e immutabile mondo di realismo e romanticismo, che nel nostro clima nordico è irrigidito dal clima rigido, da un’ancestralità forte e dalla forza che viene dalle colline.”, scriveva in una delle sue lettere. Tra i talenti di Beatrix Potter c’era non solo una predisposizione alla fantasia, ma anche un’innata abilità da storyteller, vocazioni confluite nei suoi circa sessanta libri per bambini: storie divenute il simbolo per eccellenza della bellezza di un mondo delicato nascosto ai nostri occhi.

È con questi presupposti che nascono i personaggi come Peter Rabbit, Jemima Puddle-Duck, Mrs Tittlemouse o Tom Kitten. Impossibile non menzionare, poi, il racconto del Sarto di Gloucester, che vale la pena ricordare proprio in procinto di Natale: un anziano uomo, nella sua bottega lungo la Westgate Street della città capoluogo del Gloucestershire, è intento a confezionare abiti meravigliosi a tutta la città. In un edificio legnoso, con piccole e appannate finestrelle a quadretti, il sarto usa preziose e scintillanti stoffe, “Ma benché cucisse sete preziose per il vicinato, lui stesso era molto, molto povero, un vecchietto con gli occhiali, il viso incavato, le dita deformate e un abito fatto di stoffe logore”.

L’anziano uomo si ammala gravemente e questo gli impedisce terminare un vestito che gli era stato commissionato per la mattina del 25 Dicembre. Ed è qui che i suoi amici topini, liberi “affittuari” nella sua bottega, gli vengono in soccorso, lavorando al suo posto tutta la notte. Al suo risveglio, il Sarto di Gloucester trova l’abito quasi interamente completato, e con meraviglia e stupore può consegnarlo senza ritardo alcuno. Questa storia di amicizia, generosità, altruismo e gratitudine, condita con l’immenso stile illustrativo di Beatrix Potter, celebra i più bei sentimenti del Natale.

E non è di certo l’unico esempio, poiché tutte le dolci storie dell’artista inglese ne professano lo spirito, con temi di delicatezza, amore, gioco. L’elevato tasso di cozyness che deriva dai racconti di Beatrix Potter, sta nel calore dei disegni delle piccole casette con camino, dei minuscoli lettini con coperte super colorate e morbidose, dei vestiti perfetti ed eleganti dei suoi famosi personaggi. Gli acquerelli, suo tratto stilistico, altro non sono che l’ultima ciliegina sulla torta delle sue storie, diluite da innumerevoli sfumature fiabesche: la purezza della carta fa da colore bianco, e i racconti sembrano così fuoriuscire dalla stessa realtà, rendendo difficile percepire il confine con la fantasia.

L’eredità di Beatrix Potter sta nel significato di rispetto: un riguardo da osservare non solo nei confronti della Natura, ma anche nei rapporti. I suoi disegni sono la proiezione di una comfort zone in cui rifugiarci, dove nulla può ferirci. Allo stesso tempo, i racconti si prestano come un palcoscenico in cui gli attori possono sussurrarci dolcemente la loro morale favolistica, che con estrema contemporaneità, educano tutt’oggi il fanciullo che è in ognuno di noi.

Pare proprio che con Beatrix Potter possa essere Natale tutto l’anno!

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