La famiglia delle pietre focaie, Casa Piunti Scibilia ospita Sauro Cardinali, curata da Marta Orsola Sironi con allestimento di Andrea Isola
Casa Piunti Scibilia (di Paola Piunti e Giovanni Scibilia) in pieno centro cittadino diventa teatro domestico per ospitare il lavoro di Sauro Cardinali (Spina, PG, 1951).
Un attico su due livelli di recente ristrutturazione progettato dallo studio The Paltfom di Aria Behbehani e Simona Traversa, per accogliere le opere di Cardinali e la collezione d’arte dei proprietari.
Un ambiente moderno con arredi colorati e pezzi di design come il tavolo Tulip di Eero Saarinen. Setti multifunzionali (uno ospita l’opera site specific dell’artista), una lunga libreria che costeggia il corridoio con divisori mobili di rame, che anticipa la zona più privata della casa.
Sequenze di vetrate scandiscono ritmicamente il perimetro dell’appartamento, regalando una vista privilegiata al sesto piano di un palazzo milanese, con un terrazzino al piano superiore accessibile attraverso una scala in legno scuro.
La mostra La famiglia delle pietre focaie alla Casa Piunti Scibilia
La famiglia delle pietre focaie è la mostra curata da Marta Orsola Sironi (presentata in occasione della Design Week), allestita dall’exhibition designer Andrea Isola, che lascia ampio respiro tra spazi vuoti e opere, con progetto grafico di Studio Ortica, supportata da The Flat di Massimo Carasi e con la partnership di LMF La mia finanza, sarà visitabile fino a ottobre (scrivendo a [email protected]) e includerà una serie di appuntamenti che verranno comunicati nei mesi successivi.
“La famiglia del poeta” di Valerio Magrelli è la poesia cui l’artista si ispira per realizzare il progetto installativo e l’opera “Ticchettiamo”.
A partire dal linguaggio scritto su un rotolo di carta, scompone la parola per dare origine a un codice che ripetuto sulla parete.
Matrici di memorie che rimandano all’intervento urbano “Tra l’alba e la notte” del 2004 con tessere di ceramica, prodotto per la terrazza panoramica del Parcheggio II Campo a Siena.
Sauro Cardinali è un’artista raffinato.
Sfugge alla pittura, lavorando sulla negazione della stessa “non tanto sulla negazione nichilista” ci spiega la curatrice, “ma nell’impossibilità di rappresentarla e alla ricerca di un nuovo linguaggio”.
La pittura ascrive nella sua raffigurazione elementi opposti tra un’azione di sottrazione e di ricomposizione della realtà.
Parole e ritratti subiscono una scomposizione linguistica e formale, con l’utilizzo di materiali che diventano essi stessi l’origine di nuove architetture e anatomie.
Tra sequenze ritmiche (“Ticchettiamo”),“Rotoli” di parole stampate su carta che diventano vortici astratti, pitture che incorporano procedimenti inversi (scrive, ritaglia, incolla, inverte, dipinge), l’artista restituisce un immaginario delicato e misterioso costituito da memorie.
Allo spettatore consegna un’opera in cui identificare un ignoto vocabolario di forme. “Lavora sull’idea che la regola sia qualcosa che solo sregolandosi dia nuove vie di accesso”, spiega Marta Orsola Sironi, creando così nuove identità che rimettono in discussione le capacità dello sguardo di cogliere nature non ancora classificate, sollecitando le ampie prospettive cognitive di cui l’uomo dispone.