«Mi sono dedicata, con fervore, alla trasposizione in pittura di fotografie tratte dai miei archivi familiari, per poi trasformarle in incisioni. La mia formazione in fashion design ha influenzato il ritorno dei tessuti nella mia espressione artistica, portandomi a stampare le incisioni su garza. Le opere spesso toccano il territorio narrativo, pur rimanendo deliberatamente prive di un contesto chiaro, lasciando così la narrazione aperta e velata», ci spiega l’artista francese Julia Haumont.
La Galleria Car Drde di Bologna ospita la sua prima mostra personale in Italia fino al 13 gennaio 2024. Qui, Julia Haumont (Parigi, 1991) presenta una serie di lavori inediti, concepiti specificamente per lo spazio bolognese. La sobrietà della galleria complementa perfettamente l’approccio plastico di Haumont: un ambiente dai toni neutri di bianco e grigio, che si fonde con la lucidità degli smalti dell’artista, alternati a materiali lasciati allo stato grezzo – come le chiome non finite di alcune sculture.
Eclettica nel suo approccio, Haumont spazia dalle installazioni ibride a stampe, sculture e lavori tessili, dove Haumont fonde forza e delicatezza, figurazione e astrazione. I tessuti hanno un ruolo cruciale nel suo lavoro: vengono tinti, assemblati, strappati e ricuciti. Haumont utilizza elementi dell’arte infantile come colori vivaci, paillettes, perline e ricami, creando composizioni astratte che esplorano la diversità delle tecniche e materiali prevalentemente artigianali quali terracotta, stoffe e vetro, una scelta che riflette la sua storia personale e si contrappone alla frenesia dell’epoca moderna.
Sulle sue stampe, aggiunge casualmente macchie e strappi, creando un’ambiguità che oscilla tra violenza e dolcezza. Le composizioni tessili diventano un’estensione di questa ricerca, un tentativo di purificare il suo linguaggio artistico, come lei stessa afferma, utilizzando solo materia, linee e colori per ricreare gli stessi effetti.
La scelta di supporti fragili non è casuale; l’artista parigina, attraverso la sua ricerca pittorica, evoca la fragilità del nostro tempo. Trasformando la pittura in un gioco, dice: «Come se mi immergessi in una figurazione infantile, mi diverto con i colori e gli elementi per comporre armoniose linee murali che, liberate dai confini del formato tradizionale, prendono il posto della tela».