L’ego, con la sua natura profondamente radicata nell’autoconservazione, tende a trasformare la giustizia in una questione di retribuzione o di rivalsa. Quando una persona percepisce di aver subito un torto, l’ego spinge verso una giustizia retributiva, un tentativo di ristabilire l’equilibrio personale spesso a scapito di un’armonia più ampia. Questo è evidente nella tendenza umana a confondere la giustizia con la vendetta, o a cercare la punizione come forma di compensazione per il dolore subito. Tuttavia, questa visione egoistica della giustizia si rivela limitata, poiché non considera il contesto più ampio delle relazioni umane e delle interconnessioni tra gli esseri.

La filosofia e la spiritualità offrono strumenti per superare questa prospettiva individualistica. Platone, ad esempio, nella sua Repubblica, descrive la giustizia come un’armonia tra le diverse parti dell’anima e tra i membri della società. Quando l’ego domina, l’armonia viene spezzata, sia dentro l’individuo che nella collettività. La giustizia, in questa visione, richiede che la ragione governi i desideri egoistici, portando l’individuo a riconoscere il valore di un equilibrio più grande (“Io sono perché noi siamo”).
Il superamento dell’ego è un tema centrale anche nelle tradizioni spirituali. Il buddismo, ad esempio, considera l’ego un’illusione che separa l’individuo dal resto degli esseri senzienti. La giustizia, in questa prospettiva, non è punitiva ma compassionevole, radicata nella comprensione che il dolore di uno è il dolore di tutti. L’induismo, attraverso il concetto di karma, enfatizza come ogni azione abbia conseguenze che vanno oltre il singolo individuo, sottolineando l’interconnessione tra le persone e il cosmo. Anche il cristianesimo, con l’insegnamento di Gesù, invita a superare la logica della rivalsa: il gesto di “porgere l’altra guancia” non è un’accettazione passiva dell’ingiustizia, ma un rifiuto dell’ego come motore delle relazioni umane, a favore di un amore più grande e universale.

Un esempio straordinario di questa giustizia trascendente emerge nella filosofia africana di Ubuntu, che afferma: “Io sono perché noi siamo”. Ubuntu si fonda sull’idea che l’essere umano realizza sé stesso solo attraverso la relazione con gli altri. La giustizia, in questo contesto, non è individualistica, ma comunitaria: non si tratta di punire il singolo, ma di ristabilire l’equilibrio all’interno della comunità. Questo principio è stato messo in pratica in modo straordinario durante il processo di riconciliazione in Sudafrica, sotto la guida del teologo Desmond Tutu.
Un ulteriore esempio viene offerto da San Francesco d’Assisi, che concepiva la giustizia come equilibrio con tutte le creature. Per Francesco, la giustizia non era solo un rapporto tra esseri umani, ma un’armonia universale che coinvolgeva anche la natura.
Un contributo significativo alla riflessione sulla giustizia e il superamento dell’ego viene dalla teoria di John Rawls, in particolare attraverso il concetto del “Velo di Ignoranza”. Rawls immagina un esperimento mentale in cui, per progettare una società giusta, gli individui debbano scegliere i principi fondamentali senza sapere quale sarà la loro posizione sociale, economica o culturale. Questo “velo” obbliga a mettere da parte l’ego, poiché nessuno può favorire sé stesso o i propri interessi personali. In questo stato di imparzialità, secondo Rawls, emergerebbero regole che garantiscono equità e diritti fondamentali per tutti, soprattutto per i più svantaggiati. Questo approccio filosofico, pur radicato in un contesto razionale e teorico, riflette un ideale universale di giustizia che trascende l’individualismo e incoraggia una visione inclusiva e solidale della società.

John Rawls sviluppa il concetto del “Velo di Ignoranza” principalmente nella sua opera fondamentale A Theory of Justice (1971, rivisto nel 1999), dove descrive questa nozione come uno strumento per garantire l’imparzialità nella scelta dei principi di giustizia. Nel contesto della “posizione originaria” (original position), Rawls immagina individui che, velati da una condizione di non conoscenza riguardo alla propria posizione sociale, economica o personale, siano spinti a stabilire principi universali di equità. Successivamente, Rawls amplia e riformula questa teoria in Justice as Fairness: A Restatement (2001), chiarendo come i principi della giustizia come equità possano essere applicati in società democratiche e pluralistiche. Anche in Political Liberalism (1993), Rawls esplora ulteriormente come i suoi principi di giustizia possano convivere con diverse concezioni del bene all’interno di una società liberale. Infine, nella sua opera The Law of Peoples (1999), egli estende il concetto di giustizia a livello internazionale, applicando i suoi principi alla relazione tra nazioni, pur senza soffermarsi direttamente sul velo di ignoranza. Questi testi rappresentano una riflessione sistematica e coerente sulla giustizia come fondamento dell’organizzazione sociale, ancorata a un ideale di equità che supera i limiti dell’ego e dell’interesse individuale.

L’Intelligenza Artificiale (IA) può giocare un ruolo significativo nell’applicazione pratica del Velo di Ignoranza di John Rawls, fornendo strumenti per simulare scenari di decisione imparziali e per analizzare equità e giustizia in società complesse. Il concetto del velo di ignoranza richiede che gli individui scelgano i principi di giustizia senza conoscere la propria posizione sociale, economica o personale, e in questo processo l’IA può essere utilizzata per eliminare i bias umani e favorire decisioni più eque.
Ancora una volta, il concetto di giustizia, non può non essere ricondotto alla questione ontologica, ovvero: cosa siamo. In una visione materialista la giustizia è fondamentalmente una funzione di ottimizzazione generale, va da sé che ancora una volta sarà il materialismo informatico a risolvere le questioni sollevate dal (supposto) materialismo chimico-biologico, big data e matematica risolveranno definitivamente la questione, a mio avviso molto, molto presto (ce ne stiamo già accorgendo promptando problemi e pruriti nelle nostre applicazioni AI). In una visione metafisica (intesa in modo classico e non nella originalissima, adorabilissima e rispettabilissima accezione di Massimo Cacciari, che la riconcilia con il qui ed ora), la giustizia è fondamentalmente distacco e misericordia, in rispetto di colui, o colei, o qualunque cosa sia, ci ha voluti.
In sostanza, mi sento di postulare che: la giustizia non esiste, ed in questo risiede la mia pace fondamentale.
Bibliografia
1. Platone. La Repubblica. Traduzione di Giovanni Reale. Milano: Bompiani, 1993.
2. John Rawls. A Theory of Justice. Cambridge: Harvard University Press, 1971; Edizione rivista, 1999.
3. John Rawls. Justice as Fairness: A Restatement. Cambridge: Belknap Press, 2001.
4. John Rawls. Political Liberalism. New York: Columbia University Press, 1993.
5. John Rawls. The Law of Peoples. Cambridge: Harvard University Press, 1999.
6. Desmond Tutu. No Future Without Forgiveness. New York: Doubleday, 1999.
7. Cantico delle Creature. Testodi San Francesco d’Assisi, 1224

Bonus: canto elegiaco in prosa
L’Illusione della Giustizia
La giustizia ci impedisce di vedere, di capire, di comunicare.
Essere nel giusto ci isola.
Essere nel giusto isola il mio prossimo.
Se io sono nel giusto non ho ottenuto nulla. Se io sono nel giusto tu non hai ottenuto nulla.
La giustizia è lotta. La giustizia sordità, cecità, assenza.
La giustizia impoverisce.
La giustizia è una comprensione preconfezionata, che esisteva prima.
La giustizia è piccolezza. Essere nel giusto è essere deboli.
Essere nel giusto significa aver bisogno di protezione.
Ricercare la giustizia significa chiedere aiuto, è segno di disperata ricerca, è segno di remoto isolamento.
La giustizia non esiste, ed è per questo che sono libero.
La giustizia non esiste, ed è per questo che mio fratello è libero.
La giustizia non esiste, ed è per questo che sono in mezzo a tanti.
La giustizia non esiste, ed è per questo che posso vedere, che posso udire e che posso parlare.
La giustizia non esiste, ed è per questo che non temo Dio.
La giustizia non esiste, ed è per questo che non temo nulla, perché io sono al pari di tutti.
La giustizia non esiste, ed è per questo che sono nella fratellanza.
La giustizia non esiste, ed è per questo che non posso essere giudicato.
La giustizia non esiste, ed è per questo che posso essere amato.
La giustizia non esiste, ed è per questo che ogni respiro è un buon respiro.
La giustizia non esiste, ed è per questo che sarò capito.
La giustizia non esiste, ed è per questo che sarò accolto.
La giustizia non esiste, ed è per questo che sarò preso come possibilità.
La giustizia non esiste, ed è per questo che riceverò solo sorrisi.
Giustizia, piccolezza in maschera di forza.
La giustizia non esiste, ed è per questo che sono libero di amare.