Dal 28 ottobre al 7 gennaio si svolge a Trieste la 4° edizione della Biennale Internazionale Donna, manifestazione nata nel 2017 per volere dell’architetto Barbara Fornasir, scomparsa prematuramente nel 2019 e affermatasi negli anni grazie a rinomati allestimenti e interventi artistici, tra gli ultimi “Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi” nel 2017.
A partire dalla Biennale diffusa, evento collaterale alla Biennale d’Arte di Venezia, il Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste è un luogo cardine per la progettazione di iniziative artistiche, in quanto oggetto di un recente intervento di ristrutturazione che inaugura la rigenerazione urbana del quartiere. La tematica di riqualificazione del polo portuale viene integrata nell’edizione odierna di BID con l’installazione Seed Mirror curata dalla direttrice della manifestazione Šeherzada Ahmetović in collaborazione con l’architetta Caterina Rosso, project manager di RTE Group.
L’installazione pone in dialogo la ricerca architettonica e tecnologica con la suggestione estetica: il pubblico ha la possibilità di entrare in contatto con uno spazio pubblico simbolico come la Piazza della Libertà godendo di una prospettiva inedita e riscoprendo l’unicità della propria città.
Come afferma Šeherzada Ahmetović «sarà il punto di partenza per esplorare nuove prospettive attraverso eventi mirati dedicati ai temi della rigenerazione urbana, con l’obiettivo di contribuire al rinnovamento culturale ed estetico di Trieste»; una vera e propria mission da perseguire e condividere per coinvolgere la comunità valorizzando il territorio attraverso un’azione artistica.
Una biennale che connette il mondo
La relazione che la Biennale mira a creare e sviluppare si basa su esperienze ed esigenze eterogenee che prendono in considerazione tutti gli aspetti della vita di una donna nella società, senza dimenticare che il linguaggio artistico nasce per comunicare e far comunicare, ed è perciò un mezzo per concentrarsi sì sulle disuguaglianze, ma anche su ciò che uomini e donne hanno e possono avere in comune.
Respirare con il mondo/Breathing with the World è il titolo della Biennale Internazionale Donna 2023, un nome che suggerisce apertura, freschezza e collettività in un’epoca in cui di spazio per respirare ne rimane poco, tra pandemie, conflitti, ingiustizie e crisi climatica.
L’atto di respirare è un atto di trattativa, inspirare ossigeno e restituire anidride carbonica, uno scambio che stabilisce ciclicamente un equilibrio tra noi e il mondo: ciò che BID suggerisce è di sfruttare le connessioni che il mondo già offre a favore di una maggior apertura verso le sue infinite dimensioni.
E perché a volte questa formula non funziona?
Forse perché per conquistare la parità bisogna forzatamente assumere un approccio selettivo, che di per sé attiva un ulteriore processo di imparità in un ciclo che definisce fazioni opposte e non comunicanti: la Biennale sceglie di essere per il mondo dell’arte e dell’architettura un terreno neutrale, incentrato sulla promozione del ruolo femminile ma totalmente aperta a nuovi stimoli e linguaggi da adottare.
Le voci di 40 artiste, di provenienza, cultura ed etàdifferenti, saranno la cassa di risonanza per tutte quelle donne che dedicano la propria attività alla ricerca di un linguaggio unico per raccontare contemporaneamente un sé privato e l’identità di un genere che porta il peso di secoli di discriminazioni. Questa sfida riguarda loro, ma riguarda in primis i visitatori, riguarda noi.
La curatrice Eunice Tsang, originaria di Hong Kong e fondatrice di iniziative come Current Plans dal marcato carattere collaborativo e laboratoriale, lega la sua carriera curatoriale alla ricerca di innovazione e contaminazione che sfociano in progetti di ampio respiro, dall’editoria all’arte contemporanea.
La manifestazione non si identifica solamente in un palcoscenico per talenti internazionali, ma desidera entrare in contatto con il pubblico per condividere un percorso, valori e obiettivi futuri: un passaggio di consegna che vede attivi sia i creatori che i fruitori e che crede in una rete che vada al di là dell’evento fisico. Come afferma la curatrice, il fine ultimo di questa edizione è quello di riscoprire le «complesse interconnessioni che si estendono oltre i confini geopolitici che delimitano la nostra prospettiva antropocentrica, in un contesto di armonia e discordia».
Non solo la “classica” biennale
Oltre ad un’approfondita ricerca e selezione delle artiste partecipanti, contraddistinte da media e linguaggi unici e diversificati, BID mira a sensibilizzare su tematiche attuali che raramente vengono affrontate all’interno di un evento espositivo.
In programma il convegno “Uguaglianza di Genere nel Settore Lavorativo, Sociale e Culturale: Norme e Iniziative per il Superamento delle Differenze di Genere” che suggerirà approcci innovativi alla disuguaglianza di genere in ambito lavorativo: le testimonianze di leader e professioniste che vivono giorno per giorno il cambiamento possono offrire preziosi insegnamenti per diventare parte attiva di un processo comune di maturazione e crescita.
Una tra le emergenze più attuali della nostra società è senza dubbio la nostra salute psicologica, minacciata dalle malsane aspettative sociali e digitali che portano, chi più chi meno, a rincorrerle senza badare al costo di questa pericolosa dipendenza.
Sportelli di consulenza gratuita saranno offerti a chi desidera ascoltarsi di più, ma che magari non si è mai concesso fino ad ora la possibilità di farlo: un punto di partenza che può condurre a un percorso individuale approfondito, e che mira a mostrare il potenziale terapeutico di un’arte che, soprattutto oggi, guarda al di là delle sale museali e delle pareti delle gallerie per risvegliare le coscienze a partire da luoghi condivisi.
In un mondo che a volte smette di respirare, la Biennale Internazionale Donna vuole farlo a pieni polmoni, con un atto di estrema semplicità che, invisibile e silenzioso, ci permette di esistere e lottare.