La pittura per indagare le origini del mito: MJ Torrecampo da CANEPANERI

Un pennuto coloratissimo di un blu intenso, le ali aperte e striate. Si muove all’interno di territori in cui identificare una natura priva di connotazioni storiche e temporali. Uno di quei paesaggi che potrebbero (r)esistere nel tempo, reale o immaginato. Manaul ha una zampa legata da una catena, pare che sia stato vittima di un’entità superiore, il re Tubluck che l’aveva imprigionato. Ogni etnia nella tradizione filippina ne racconta versioni differenti, in una di queste scappa inseguito dagli Dei che gli lanciano le pietre. Quelle che non lo colpiscono si dice che abbiano formato le isole dell’arcipelago, in altre è lo stesso Manaul a dare origine alle isole. Lo ritroviamo ancora come colui che beccando il bambù permise all’uomo e alla donna di schiudersi dalla pianta. Il mito affiora nella cultura locale e in quella materiale, tra folklore popolare, leggende e credenze diffuse nelle oltre settemila isole che compongono l’arcipelago delle Filippine. 

MJ Torrecampo. Away Back In the Long Ago – installation view Credit by Mattia Mognetti Courtesy C+N Gallery CANEPANERI

MJ Torrecampo (1992, Manila) si riappropria di queste conoscenze per rappresentare la società contemporanea, seguendo una personale prospettiva, dichiaratamente libera da sovrastrutture biologiche, culturali o razziali, sullo sfondo di passaggi culturali e geografici tra un Oriente estremo in cui è nata (Filippine), e l’Occidente dove attualmente vive (Stati Uniti). Alla ricerca di una dimensione identitaria e una storia personale, l’artista intraprende un “viaggio mitico” che fa riferimento soprattutto a una memoria orale tramandata da generazioni, che però le era ignota essendo cresciuta altrove. 

Away Back in the Long Ago è un ritorno alle (sue) origini, allo studio dei miti sulla creazione il cui esito è la mostra visibile fino al 6 aprile da C+N Gallery CANEPANERI. Una nuova produzione realizzata per l’elegante sede milanese collocata alle spalle delle fortificazioni del castello della città, nella zona di Foro Buonaparte, che avrebbe dovuto far parte di un progetto più ampio mai portato a termine dell’architetto Giovanni Antonio Antolini (1753 – 1841), e ripreso solo in parte da Luigi Canonica (1762 – 1844). 

MJ Torrecampo. Away Back In the Long Ago – installation view Credit by Mattia Mognetti Courtesy C+N Gallery CANEPANERI

Storie che si intrecciano, tra architetture reali e pittoriche costruite abilmente dalla prospettiva dell’artista. Partendo da lontano, o meglio “lontano nel tempo”, riprendendo il testo di Saša Bogojev che accompagna la mostra, e che ne traduce il titolo. Da lontano è anche spesso il suo punto di vista. Scene riprese dall’alto, come fossero all’interno di una mappa che consente l’osservazione da certa distanza, ma funzionale all’inclusione dell’insieme degli elementi (soggetti, paesaggi, storie, ecc.).

L’artista ha già utilizzato questo tipo di approccio nei suoi lavori precedenti, come in occasione della mostra (Un)Freedom (2020), curata da Stefano Castelli, nella sede genovese, in cui ritrae quella che potremo considerare l’apparente banalità della vita quotidianità, in cui non accade nulla di significativo, se non azioni e gesti di memorie intime e personali, che nella loro ripetizione scandiscono l’esistenza umana, permettendo il riconoscimento collettivo, e riconducendo a un’idea di universalità. La medesima che ritroviamo anche in Away Back in the Long Ago, in cui pur partendo da un’indagine specifica, quella del mito delle sue origini, Torrecampo si avventura realizzando opere in cui rivelare aspetti e elementi comuni a culture e epoche differenti. 

We Would’ve Drowned With Upside Down Noses, 2025 Oil on Canvas / Olio su tela 198 x 61 cm 78 x 24 in

E lo fa sfruttando le potenzialità della pittura e le possibilità narrative prediligendo la verticalità della tela, in cui lo spazio si presta a strutturare livelli che si arricchiscono di dettagli, metafore, simbologie e cosmogonie. Se il formato è funzionale al contenuto, la tradizionale tecnica a olio concede di raggiungere impasti di colore che appaiono subito generosi, vitaminici, caricando la paletta cromatica che diventa elemento distintivo della sua pratica. 

MJ Torrecampo. Away Back In the Long Ago – installation view Credit by Mattia Mognetti Courtesy C+N Gallery CANEPANERI

L’umano e il non umano si fondono, la natura esplode nella tavolozza che Saša Bogojev descrive nel testo che accompagna la mostra “come forze governate da dei e spiriti. Raccontano la creazione del mondo, le origini e l’emergere dell’umanità, trasmettendo al contempo lezioni morali e insegnamenti sui valori culturali”. I paesaggi accolgono le evoluzioni pittoriche dell’artista e le metamorfosi dei soggetti, all’interno di una storia della creazione che prende forma tra entità soprannaturali come Manaul, che da vita a figure asessuate che escono da un grembo, e che in “From This Soil, Their Hamds Formed the Earth”, formano cumuli di terra sovrastate da una colomba come simbolo di pace e rinascita. In “The First Death” ricevono la saggezza da un fulmine, mentre la delicatezza della metafora dell’energia femminile in “The Origin of the Island of Bohol” raffigura una donna rannicchiata, che alimentata dal sole si unisce alla natura. 

La mostra pensata da Torrecampo si muove in un mondo fantastico, allegorico, impregnato di simboli e significati, tra differenti letture e attualizzazioni contemporanee. 

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