Alla faccia dei detrattori e di quelli che non le hanno mai perdonato di aver causato lo scioglimento dei Beatles, Yoko Ono a febbraio ha soffiato su 91 candeline e la Tate Modern lโha omaggiata di una mostra monumentale โ Yoko Ono: Music in the Mind, fino al 1ยฐ settembre โ che racconta la sua lunghissima carriera.

Realizzata in collaborazione con la Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen di Dรผsseldorf, la mostra raccoglie circa duecento opere tra installazioni, fotografie, film, musica, performance, coinvolgendo il pubblico e rivelandosi una sorta di percorso artistico/ludico il cui tema centrale, la pace, รจ quanto mai attuale.ย

Si comincia dallโingresso, dove tre ulivi in vaso invitano a partecipare allโopera Wish Trees, chiedendo allo spettatore di appendere alle foglie un suo pensiero contro la guerra, e si prosegue allโinterno, con installazioni interattive di tavoli dove il visitatore puรฒ sedersi e giocare sulle scacchiere di White chess set (1966), che non solo hanno tutti i quadrati bianchi, ma ospitano anche due schieramenti di scacchi entrambi bianchi: lโinvito รจ mettersi a giocare fino a quando non ci si ricorda piรน quali sono i propri pezzi. E via cosรฌ, passando anche da Helmets, pieces of sky (2001), dove il pubblico รจ invitato a portarsi a casa un pezzo del puzzle che rappresenta il cielo contenuto dentro una serie di elmetti della Seconda Guerra Mondiale appesi al soffitto.

Del resto la pace รจ sempre stato uno dei temi portanti del lavoro di Yoko Ono, soprattutto da quando nel 1966 incontra John Lennon e cominciano a lavorare insieme. Lui รจ giร una star planetaria, lei una peperina di un metro e cinquanta che due anni prima in una performance diventata leggenda (Cut Piece) si era fatta tagliare dagli spettatori i vestiti che indossava, in un gioco tra il dare e lโavere che vedeva secondo lei lโartista โ troppo preso dal suo ego โ non capire che cosa il pubblico volesse veramente (anche se il sottotesto, a mio avviso, ha una radice decisamente piรน legata alle relazioni e al rapporto uomo/donna); performance particolarmente interessante perchรฉ avviene dieci anni prima del celeberrimoย Rhythm 0ย di Marina Abramovic, dove lโartista serba si metterร totalmente in balia del pubblico.

Quando Yoko e John si incontrano, insomma, lui puรฒ legittimamente essere spinto da una certa curiositร . ร il 9 novembre, e il musicista riesce a entrare a visitare la personale dellโartista in anteprima, alla vigilia dellโinaugurazione. Tutto รจ molto concettuale: una scala, un gioco di specchi. E poi cโรจ una mela: una bella mela verde con scritto sotto โmelaโ e un cartellino che ne indica il prezzo in 200 sterline. John si lascia sfuggire un sorriso: รจ definitivamente intrigato.ย

(E un poโ anche noi: non credo che la mela fosse attaccata al muro con un nastro adesivo color argento, ma non cโรจ dubbio che i parallelismi con un certoย Comedianย esposto ad Art Basel Miami cinquantatrรฉ anni dopo non mancano. Anche se la mela di Yoko costava meno).

Il resto รจ storia: lโamore, la presenza sempre piรน ingombrante di Yoko Ono nella vita dei Beatles (fino a mandare il gruppo a gambe allโaria), il matrimonio il 20 marzo del 1969 e la luna di miele con โbed-inโ (una sorta di sit-in tra le lenzuola) in un hotel di Amsterdam, dove i due rispondono dal letto ai giornalisti, condannando la guerra e inneggiando alla pace.
Ci sono anche le foto del โbed-inโ, in mostra alla Tate, e la presenza di Lennon si avverte spesso. Anche se a un certo punto, troppo presto, lui sparisce dalla vita dellโartista. Dopo una separazione di due anni โ dal 1973 al 1975 โ la riconciliazione e la nascita del figlio Sean, Yoko e John hanno solo cinque anni da vivere insieme. Lโ8 dicembre del 1980 uno squilibrato, Mark David Chapman, spara a Lennon davanti allโingresso della sua residenza newyorkese, e lo uccide.

Yoko Ono continua a lavorare, e questo suo mescolare storia, politica, istanze sociali e autobiografia si percepisce in una mostra che รจ in parte anche autoanalisi, desiderio di rivincita. Come se quelle Istruzioni (per disegnare, per fare arte, ma anche per vivere) raccolte nel libro Grapefruit, pubblicato nel 1964, fossero diventate per lei una sorta di mantra di sopravvivenza. Ci sono anche quelle, alla Tate: pagine e pagine di frasi che partono come indicazioni pratiche e diventano scorci di poesia visiva.

E poi ci sono i film, dal N.4 (Bottoms) che vede la camera fissa su una serie di natiche nude di uomini e donne che camminano, al claustrofobico Fly, dove una mosca ronza per venticinque minuti intorno e addosso a un corpo femminile.

E anche opere come Hole (2009), un vetro con un foro di un proiettile accompagnato dallโinvito: Vai dallโaltra parte del vetro e guarda attraverso; installazione dietro la quale รจ difficile non vedere un riferimento alla fine di Lennon e al bisogno di voltare pagina.

E poi ancora Add Colour (Refugee boat), del 2016, una stanza bianca con una barca al centro e una serie di pennarelli blu a disposizione del pubblico che รจ invitato a scrivere sulle pareti, sul pavimento e sulla barca stessa.
Gli scripts delle performance permettono di seguire i percorsi mentali dellโartista, mentre i resti delle azioni col pubblico (frammenti di abiti tagliati, schegge) creano una sorta di reliquiario.

Attiva e combattiva, la novantunenne Yoko Ono sta ancora lavorando. Eppure lโimmagine piรน iconica che ci rimane di lei, indelebile, รจ la foto che le scattรฒ Annie Leibovitz accanto a Lennon proprio la mattina del giorno in cui lui sarebbe stato ucciso: lui nudo, in posizione fetale, abbarbicato a lei completamente vestita di nero, con i capelli sparsi sul cuscino. Una foto che fu anche lโultimo atto dโamore di John verso la sua donna. Si trattava di una commissione perย Rollig Stone,ย per la copertina, e Leibovitz disse che voleva fotografare solo Lennon. โNessuno vuole Yoko Ono in copertinaโ, disse. Troppo divisiva, troppo odiata. Ma lui insistette. E ora quella foto รจ storia.ย ย