La via Appia rientra ufficialmente nel Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco

Per il mondo antico, l’Appia fu una rivoluzione: una strada di circa 500 chilometri che collegava Roma a Brindisi, il principale porto verso la Grecia e l’Oriente. L’Appia era una via pubblica valicabile in ogni stagione grazie al rivestimento in basalto rivestito, già all’epoca era a due sensi ed era dotata di marciapiedi. Era caratterizzata dalla presenza di ponti, viadotti, gallerie e opere murarie che permettevano di superare vie d’acqua, paludi e montagne.

Era tanto che si attendeva la sua iscrizione all’interno del Patrimonio dell’Umanità Unesco. Adesso è finalmente stata inserita grazie al lavoro congiunto del Ministero della Cultura e di quattro regioni, tredici province e città metropolitane, settantaquattro comuni, quattordici parchi, venticinque università, il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra della Santa Sede. Dal 27 luglio la Via Appia è ufficialmente il 60° sito italiano nella lista Unesco.

Oltre al percorso stradale, il sito Unesco dell’Appia include opere ingegneristiche, monumenti, luoghi di culto e tombe, testimonianze tangibili dell’uso plurisecolare della via, crocevia di memorie e culture. Nelle motivazioni dell’iscrizione si legge che “la Via Appia costituisce la testimonianza eccezionale di una tradizione culturale o di una civiltà“, un “modello per la viabilità dell’epoca, che contribuì alla diffusione della civiltà urbana e all’unificazione culturale del mondo romano“. La prima strada romana candidata per il prestigioso riconoscimento, l’Appia nacque per volontà del censore Appio Claudio Cieco nel 312 a.C. con la funzione di collegare Roma a Capua per scopi militari. Fino ad allora, le strade erano poco più che sterrate e impraticabili soprattutto con condizioni meteo avverse. La nuova opera, estesa fino a Benevento e poi a Brindisi, divenne veicolo di commerci, cultura e civiltà. Grazie alla costante manutenzione, la Regina Viarum rimase in perfetta efficienza fino al Medioevo, quando conobbe un periodo di abbandono, pur rimanendo un costante punto di riferimento per pellegrini e crociati. Nel XIV secolo tornò a essere la principale via di accesso al Sud dell’Italia. Restaurata dai papi e dai re di Napoli, fu inclusa da Napoleone tra gli itinerari essenziali per le attività politiche e militari.

Oggi l’Appia è rinomata per la sua bellezza, la ricchezza dei siti archeologici, la perfezione delle strutture ancora funzionali dopo duemila anni di storia e la modernità delle soluzioni che la rendono un’autostrada ante litteram, più affascinante e resistente dei suoi equivalenti contemporanei.

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