La via dell’Invisibile: Terna proclama i 5 vincitori del premio Driving Energy

Lo scorso 24 settembre, Palazzo delle Esposizioni ha ospitato la cerimonia di premiazione del premio Driving Energy – Fotografia Contemporanea promosso da Terna, il gestore della rete elettrica nazionale. Dal 2022, questo concorso gratuito e aperto a tutti i fotografi in Italia celebra i talenti emergenti e alimenta lo sviluppo culturale del paese, caratteristiche che lo hanno reso in poco tempo un appuntamento attesissimo nel panorama artistico.

Il tema proposto per questa terza edizione è La via dell’invisibile”, ispirato in parte dall’esposizione “Shape of Light – 100 Years of Photography and Abstract Art” presentata nel 2018 alla Tate Modern. Come hanno evidenziato il curatore del premio Marco Delogu e il presidente di Terna Igor De Biasio, da un lato, la traccia mette in luce l’impegno di Terna nello sviluppo di progetti legati alle energie rinnovabili, lungo un cammino dove l’invisibile simboleggia non solo una riduzione dell’impatto ambientale, ma anche un investimento silenzioso a favore delle nuove generazioni e della valorizzazione del territorio.

Dall’altro, il titolo offre ai partecipanti uno stimolo quasi provocatorio: utilizzare la fotografia, arte rappresentativa del visibile per eccellenza, per sviluppare una riflessione su ciò che, sfuggendo allo sguardo, rimane sempre nascosto e sotteso pur avendo un impatto profondo e duraturo su noi stessi e ciò che ci circonda. La partecipazione a questa edizione del festival è stata straordinaria e ha visto la candidatura di ben 3337 artisti dai 18 agli 88 anni e provenienti da quasi tutte le regioni del paese.

Leli Baldissera Ocupação

Dopo un’attenta selezione svolta dalla giuria, che ha valutato originalità ed esecuzione, sono stati selezionati i cinque vincitori che hanno presentato altrettante opere profondamente diverse l’una dall’altra.  La vincitrice del Premio per l’opera votata da Terna è Leli Baldissera con la sua Ocupação.

Nata in Brasile e appassionata di street photography, l’artista ha partecipato con una foto scattata nei pressi della casa dove viveva, nella città di Porto Alegre. Qui, un palazzo da lungo in disuso è stato occupato da numerose famiglie. L’artista spiega: “mi è capitato diverse volte di passare davanti a questa grande palazzina, e per me l’immagine che ho proposto si lega al tema dell’invisibilità in diversi modi. Quella rappresentata è una comunità di persone che dalle autorità è effettivamente trattata come se non esistesse. Allo stesso tempo queste stesse persone di cui nessuno si cura veramente si sono rese visibili, hanno dato nuova vita ad un luogo abbandonato trasformandolo in una casa dove ciascun individuo esprime la propria autenticità e individualità nell’atto di abitare”.

Avvicinandoci all’immagine, siamo invitati a immergerci idealmente nella vita quotidiana degli abitanti del palazzo, pur senza poter realmente scorgere cosa accade oltre le finestre socchiuse. Questo crea un costante gioco tra ciò che è direttamente visibile o intuibile e ciò che rimane celato, lasciando lo spettatore in bilico tra curiosità e mistero.

<em>A Song For Our Ancestors<em> di Alessandra Book

È stato poi assegnato all’opera “A Song For Our Ancestors” di Alessandra Book il Premio Menzione Accademia. La genesi dell’opera prende per l’artista le mosse da un’esperienza fortemente personale, ossia la scomparsa del nonno, le cui ceneri sono state disperse nel Tevere: “non so quale sia stato il viaggio reale compiuto dalle ceneri di mio nonno, ma questo corso d’acqua è diventato per me un luogo di addio”. 

Da questo momento doloroso nasce una riflessione riguardante il ricordo e il viaggio dopo la morte. Una riflessione profondamente intima, che si realizza con una delicatezza che la rende condivisibile da ciascuno di noi. L’ideale percorso delle ceneri viene reso mediante l’installazione su parete di un insieme di immagini di diverse dimensioni. Ha inizio con un tuffo e ci guida attraverso diverse nature morte fino al mare aperto e ad una foto del nonno che era solito, da giovane, fare il bagno proprio nel fiume romano.

<em>Echi Dimenticati<em> Filippazzi Villani

Il terzo riconoscimento assegnato è il Premio Amatori, consegnato al duo artistico formato da Marco Filippazzi e Francesca Villani. Il loro lavoro, dal titolo “Echi Dimenticati” nasce dalla passione comune di visitare e fotografare luoghi dismessi ed abbandonati di diverso genere. La serie fotografica presentata per Driving Energy è composta da sei stampe raffiguranti tre diversi manicomi abbandonati, situati tra nord e centro Italia. Immagini che suscitano un senso di malinconia, angoscia ma anche meraviglia.

La ricerca degli artisti è incentrata sulla trasmissione mediante immagine dell’energia invisibile emanata da questi luoghi suggestivi, “un’energia invisibile eppure potentissima, in primis quella del dolore, che inevitabilmente avvolge chiunque si addentri in questi spazi, amplificata dal silenzio, dall’isolamento e dalla grandezza di queste strutture dove ci si perde sia in un senso emotivo che letterale”.

<em>Le Trasparenze del Signor Vitelli<em> Giovanni Sambo

Giovanni Sambo ha ottenuto il Premio Giovane con “Le Trasparenze (del Signor Vitelli)”. L’artista vive e lavora a Venezia, e qui ha avuto accesso all’archivio fotografico di un amatore, il Signor Vitelli, per l’appunto. Attraverso lo studio delle immagini, Sambo è riuscito a ricostruire personalità e abitudini dello schivo impiegato, che ogni domenica era solito passeggiare catturando momenti di vita della sua città, allora profondamente diversa da come la vediamo oggi.

A seguito di un lungo processo di catalogazione, nasce l’idea che porta alla realizzazione del progetto esposto. Lo studio dell’artista, situato all’ultimo piano di un palazzo imponente, è stato il luogo in cui è maturata un’idea in modo organico e spontaneo. Un giorno, osservando le immagini proiettate all’interno dello studio, è emersa l’intuizione di estenderle anche all’esterno, proiettandole sulle facciate dei palazzi vicini, creando così un dialogo con l’architettura circostante e dando visibilità ad un corpus di immagini fino ad allora rimaste nascoste: “questo è un lavoro che parla di Venezia e che contemporaneamente fonde il mio sguardo con quello di questo signore che non ho mai conosciuto, toccando argomenti come lo spopolamento della città che ho metaforicamente ripopolato con immagini di persone che una volta solcavano queste strade e si affacciavano da queste stesse finestre”.

Silvia Camporesi Shimmering

È stato infine assegnato a Silvia Camporesi il Premio Senior. Artista già nota per i suoi lavori sulle Architetture Inabitabili, ha partecipato al concorso con alcuni scatti dalla serie fotografica “Shimmering Cinecittà”. Silvia Camporesi ha prodotto una ricerca emozionante che si colloca sul confine sottilissimo tra finzione e realtà. Ad essere rappresentati sono dei vecchi set cinematografici, tutti costruiti all’interno degli studios di cinecittà. “è proprio a queste scenografie che l’invisibile si riferisce e al contrasto tra la luminosità, l’appeal che le caratterizza quando vengono effettuate le riprese e lo stato di abbandono, il vuoto che rimane quando non servono più”.

Le immagini (pensate per essere stampate in grande formato e qui ridotte per questioni di spazio) offrono allo spettatore un senso di sospensione malinconica, amplificata dalla luce morbida che attraverso archi, soglie e finestre illumina questi luoghi allo stesso tempo reali nella loro decadenza e artificiali nella loro essenza di scenografie.

La mostra, dove oltre alle opere dei cinque vincitori e dei trentacinque finalisti è presente l’opera fuori concorso “Petra, 1993” di Mimmo Jodice, sarà visitabile gratuitamente presso Palazzo delle Esposizioni fino al prossimo 12 ottobre. Un’occasione unica per immergersi in un viaggio attraverso le molteplici sfaccettature dell’invisibile, esplorato da ogni artista con una prospettiva intima e originale, dando vita a un panorama visivo eterogeneo e ricco di suggestioni.

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