“L’Arte Contemporanea – Un panorama globale” è il nuovo libro di Tony Godfrey edito da Einaudi che vuole divulgare l’arte contemporanea ad un pubblico più vasto possibile.
Non deve essere un caso se proprio nel 70º anniversario dalla prima pubblicazione del longseller di Ernst Gombrich “La storia dell’arte”, Einaudi pubblica il libro di Tony Godfrey dall’ambizioso titolo “The story of contemporary art” che giustamente in italiano è stato tradotto con “L’arte contemporanea – Un panorama globale”. Sicuramente non è un caso perché l’autore si ispira, esplicitamente, al libro di Gombrich riconoscendolo come una pietra miliare nel racconto dell’arte. Proprio come il famoso storico di origini viennesi Godfrey vorrebbe introdurre all’arte contemporanea quante più persone possibili, con linguaggio semplice e chiaro.
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Fedele al libro cui si ispira, Godfrey ha scelto di seguire una delle massime di Gombrich “ (…) non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo gli artisti“ e infatti i veri protagonisti del libro sono loro. Egli li fa parlare tutti e infatti, oltre alle pregevoli immagini – grazie Einaudi per l’edizione! – il libro è ricco di citazioni e storie in cui gli artisti presentati svelano e approfondiscono il loro fare arte. Quello che è apprezzabile, tra le altre cose, del lavoro di Godfrey è lo sforzo che egli fa di creare connessioni tra la Storia del mondo e le storie degli artisti, cercando di intrecciare gli eventi della Storia che si proiettano su scala globale al fare artistico locale di ogni protagonista raccontato. La ricerca di Godfrey non manca di cercare risposte alle domande che molti si pongono quando ci si confronta con quella che definiamo arte contemporanea: che cosa significa? perchè è davvero arte? a chi è destinata e a cosa serve? perché costa così tanto?
Va dato atto che l’autore non pretende di avere la verità in tasca, anzi conclude il suo lavoro invitando a leggere altri libri, visitare mostre e gallerie, scoprire artisti conosciuti e scovare gli esordienti per farsi una propria idea dell’arte contemporanea. Sicuramente su alcune “dimenticanze” o “delusioni di artisti” è difficile concordare con lui anche perché la sua visione, come ammette, è molto personale ed è molto cambiata da quando si è trasferito da Londra a Manila e si occupa di artisti del sud-est asiatico. Quello che fortunatamente non trascura Godfrey e lo sguardo sul futuro dell’arte quando si chiede cosa stanno facendo gli artisti nell’epoca del capitalismo della sorveglianza, l’epoca in cui viviamo noi, l’era in cui tutte le società che ci ‘regalano’ i loro servizi, ci chiedono in cambio i nostri dati che potranno essere usati per controllarci come consumatori. Immaginando un superamento dell’artista come genio solitario, tra tutti gli artisti citati ci sono sia collettivi come i Superflex che Hito Steyerl, quest’ultima presentata come pensatore interconnesso.
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Poi vengono citati sia Ragnar Kjartansson che Anne Imhof per la sua opera “Faust” della Biennale di Venezia del 2017 e qui l’osservazione di Godfrey si fa interessante perché prende atto del fatto che “il mondo dell’arte è diventato così vario, e la definizione di arte così variamente definita che ci rientra ormai quasi tutto”. Infine presentando Martha Atienza, metà olandese e metà filippina, Godfrey sembra chiedersi se forse il futuro dell’arte non sarà di quegli artisti che hanno coltivato il desiderio di essere al contempo globali e locali, di essere radicati in un luogo ma parte del dibattito globale. Tra tutte le domande cui l’autore cerca di dare una risposta c’è anche quella che nel mentre la si pone si svela una delle contraddizioni del mondo dell’arte contemporanea “la straordinaria massa di denaro che è confluita negli anni recenti nel mondo dell’arte ha reso possibile molte cose, in particolare ha consentito agli artisti di vivere del proprio lavoro, ma non è stata forse anche una fonte di corruzione?” E per concludere l’arte è solo una massa di merci in vendita, o il suo scopo è cambiare il mondo?. Non riesco a immaginare la quantità di risposte possibili, resta però vero che a volte sembra che solo l’arte contemporanea sembra rimasta con questo anelito di voler cambiare e incidere sulla realtà: non siete d’accordo?