L’artista giapponese è riconosciuta a livello internazionale per la sua arte ispirata ad allucinazioni e ricordi d’infanzia.
Artista ancora oggi tra le più celebri e apprezzate che, a 92 anni, vuole che lo spettatore si immerga nei suoi pensieri più insistenti e inquietanti che cambiano forma, ma sempre in una serie di accumulazioni e duplicazioni.
Con una vita non molto facile, all’età di 7 anni ha cominciato ad avere disturbi mentali e a 10 anni sono iniziate le prime allucinazioni, Yayoi Kusama ha iniziato a dipingere proprio in questi momenti decisivi, affinché attraverso la sua arte potesse esternare le visioni che raccoglieva la sua mente.
Costretta a combattere contro il maschilismo e il sessismo della società giapponese, considerata troppo “piccola” dall’artista stessa, lascia la sua terra natale e distrugge la maggior parte dei dipinti che aveva prodotto fino a quel momento per sancire un taglio netto con il passato.
Ha affascinato il mondo dell’arte, ma non solo, con la sua poliedricità, lavorando e abbracciando una grande quantità di discipline, dalle arti visive alla danza, la moda e il design, perfino nella scrittura e composizione musicale.
I suoi famosissimi pois giganti apposti sulle zucche, forme astratte, l’aggregazione ossessiva di oggetti ripetuti all’infinito, sono la firma del suo stile artistico e delle sue opere, mai noiose all’occhio dello spettatore, che si diverte, anzi, ad ogni sua esposizione, ad immortalare in innumerevoli foto e selfie quelli che sono gli ambienti in cui ci si ritrova.
Le opere sono un mezzo per indagare sulla percezione del tempo e dell’infinito, riflesse poi come via di fuga per dominare quelle che sono le sue visioni; ed è proprio attraverso le Infinity Room che Kusama crea delle nuove dimensioni del cosmo.
Questa serie di opere ha avuto inizio nel 1963 e raffigurano ambienti disorientanti che permettono allo spettatore non solo di sostate al loro interno, ma di interpretarle in illimitati modi diversi; l’artista crea queste installazioni per coinvolgere gli spettatori in un viaggio attraverso la sua mente. Lo spettatore vive in prima persona, con le sue emozioni, quello che Kusama vive e vede ogni giorno.
Una delle Infinity Mirrored Room – “Filled With the Brilliance of Life” – è presente nella collezione della Tate Modern, ed è una delle installazioni più grandi e più famose di Kusama: è una stanza attraverso cui i visitatori devono passano su una passerella fatta di piastrelle a specchio. Anche il resto dell’ambiente è specchiato e il pavimento è coperto da una pozza d’acqua poco profonda. Il soffitto è invaso da centinaia di piccole luci LED rotonde, di diverso colore, che si accendono e si spengono a tempo. Il paesaggio si riflette negli specchi e nell’acqua, trasmettendo allo spettatore l’esperienza di trovarsi in uno spazio apparentemente infinito, anche se per pochissimo tempo, 45 secondi massimo.
Un’altra Infinity Mirrored Room che ha avuto un grande impatto è “Dancing lights that flew up to the universe”, esposta alla galleria di David Zwirner nel 2019; l’installazione a specchio è occupata sempre da luci a LED che sfarfallano tra bianco e rosso. O “Ladder to Heaven”, sempre del 2019, che racchiude una scala luminosa posizionata tra due basi a specchio che sembra allungare lo spazio della stanza all’infinito nel buio.
Le Infinity Room e le opere di Kusama arriveranno in Europa con una grande mostra in tre musei differenti, così da essere ammirata ed accessibile a tutti: al Gropius Bau di Berlino, al Museo Ludwig di Colonia, e per concludere, alla Fondazione Beyeler a Basilea.Nonostante il grande successo, Yayoi Kusama fu costretta a tornare in Giappone, nel 1970, a causa dei gravi problemi mentali che la costrinsero a ritirarsi dal mondo dell’arte per alcuni decenni. E infatti, ancora oggi l’artista vive all’ospedale psichiatrico di Seiwa a Tokyo in modo totalmente volontario, ed esce solo per creare arte.
Cover Photo Credits: Yayoi Kusama