Le interminabili pose di Vera Lutter, maestra della luce, al MAST di Bologna

Le fotografie di Vera Lutter (Germania, 1960) non sono solo un’immagine catturata, sono il risultato di un mondo che diventa tangibile del passaggio della luce, dello scorrere del tempo.L’artista sigilla ogni spiraglio e lascia che la luce penetri soltanto attraverso un piccolo foro. Sulla parete opposta srotola un foglio di carta sensibile, i più grandi che riesce a trovare in commercio. Il mondo esterno penetra all’interno della stanza e la carta diventa la testimonianza tangibile di questo passaggio di qualità scultorea.

Le opere di Vera Lutter si collegano profondamente alle radici storiche della fotografia, richiamando le tecniche antiche come i dagherrotipi, caratterizzati da tempi di esposizione molto lunghi e dalla creazione di immagini uniche e irripetibili. A differenza delle immagini analogiche tradizionali, che sono in negativo ma invertibili, le sue immagini sono negativi perpetui, non modificabili nel loro stato. Questo processo porta alla luce una parte nascosta della fotografia, quella dei negativi, che diventano protagonisti di un nuovo tipo di visione: la luce si trasforma in ombra e viceversa, creando un mondo di immagini inedite e misteriose.

La mostra Spectacular. Un’esplorazione della luce, proposta dal Mast, a cura di Francesco Zanot, raccoglie una selezione di circa venti opere di Vera Lutter incentrate sui temi dell’industria, del lavoro e delle grandi infrastrutture per la movimentazione delle cose e delle persone. Lutter si è interessata a questi soggetti lungo l’intero arco della sua produzione artistica dalla metà degli anni Novanta fino a oggi, facendone un motivo costante di studio e attenzione. Formatasi come scultrice, Lutter ha scelto la fotografia come mezzo espressivo principale, utilizzando camere oscure di grandi dimensioni, costruite appositamente per ogni progetto, che permettono alla luce di entrare in modo controllato, creando immagini straordinarie con esposizioni che vanno da minuti a mesi – il tempo di posa più lungo per una sua fotografia è stato di sette mesi.

Le fotografie di Vera Lutter sono pezzi unici, immagini in negativo che rappresentano luoghi e oggetti fuori dal tempo, cristallizzati in un momento che supera l’effimero. Lutter non solo esplora la fisicità dei suoi soggetti, ma ne indaga anche la temporalità, rappresentandoli come monumenti che resistono al passare del tempo.

Una veduta della mostra di Vera Lutter al MAST © Fondazione MAST

Racconta di miniere, centrali elettriche, fabbriche e cantieri, le grandi imprese umane e l’ingegneria che hanno trasformato il mondo contemporaneo. A partire dalla camera oscura: se nel caso della sua prima opera questa coincideva con la stanza in cui abitava a New York, successivamente è stato necessario costruirne una per ciascuna opera, preceduta da un complesso lavoro di preparazione che comprende la produzione di un vero e proprio edificio mobile. La sua pratica fotografica continua ad essere radicata in questo processo di costruzione, che coinvolge non solo l’immagine finale, ma anche il luogo fisico in cui essa viene creata.

Lutter utilizza le infrastrutture del trasporto e dei viaggi come metafora di un processo continuo di attraversamento, che si riflette nel suo metodo di lavoro: la luce che entra nella camera oscura attraversa il piccolo foro e viene catturata dalla carta. La sua arte riflette la trasformazione e il movimento, ma anche la permanenza e la memoria, e le sue opere sono caratterizzate da formati monumentali che sfidano le convenzioni industriali. Lutter crea dittici, trittici e polittici che spaziano su più fogli, mettendo in discussione i limiti della fotografia tradizionale e coinvolgendo fisicamente lo spettatore, trasportandolo in un’esperienza che va oltre l’ordinario.

Una veduta della mostra di Vera Lutter al MAST © Fondazione MAST

Le opere di Vera Lutter si distinguono infatti per i loro grandi formati, che si confrontano con gli standard industriali. Molte delle sue creazioni nascono dall’unione di diversi fogli che compongono dittici, trittici o polittici, derivanti da una sfida ai limiti dei materiali che il mercato offre. Ne risultano oggetti imponenti che occupano fisicamente lo spazio degli osservatori, stimolando un confronto diretto. Nonostante il loro carattere spettacolare, non c’è intenzione di ostentazione; piuttosto, il loro obiettivo è porre al centro l’esperienza umana, la cui presenza è totalmente assente.

Attraverso il suo lavoro, Vera Lutter evidenzia il carattere monumentale dei luoghi e degli oggetti che rappresenta. Non è soltanto una questione di scala, ma di temporalità. I soggetti di queste fotografie sono fuori dal tempo. Hanno superato la prova dell’istante proiettandosi nella dimensione della permanenza.
Le sue opere sono una testimonianza di come l’arte possa esplorare la complessità del mondo, mescolando passato e futuro, rovine e nuove costruzioni, in un gioco continuo di riconoscimento e percezione. Con la sua visione, Vera Lutter ci invita a perderci nella complessità del mondo moderno, dove la realtà non è mai completamente definita, ma sempre in movimento.

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