Le visioni inconsce tecnologiche di Jon Rafman a Roma

Basement, Roma. Fasci di fibre nervose nere stringono lo spettatore nel labirinto immaginifico di un mondo virtuale creato ad hoc, nel tentativo di conquista estetica di una parvenza di irrealtร  in cui riconoscersi e immergersi. Il lavoro di Jon Rafman, presentato in questa retrospettiva da CURA e visitabile fino al 23 maggio 2024, lacera le convinzioni interne di una societร  che si proclama indipendente dai sistemi tecnologici su cui รจ posta.

La manipolazione mentale, dovuta alla scissione interna che il mondo virtuale crea fra il proprio sรจ e l’avatar corrispondente, conduce le โ€œscelteโ€ individuali in un apparato globale di esistenza fondato sulla contraddizione. In un mondo dominato dallโ€™immagine, quale surrogato e essenza stessa dellโ€™essere, ogni tentativo di socialitร  e legame vivo si sfalda. Ogni idea, riflessione e spazio di discussione viene fagocitato nel mostruoso mondo che Rafman crea, ma dove รจ possibile riflettersi quale forma pensante.

Stills from Egregore IV 2024 Jon Rafman

L’estrema deriva dellโ€™Umano e dei confini morali di definizione, nati dal fulmineo sviluppo di un parallelo d’esistenza virtuale (e dai sistemi di produzione alienati-alienanti) spingono ad interrogarsi sull’identitร  perduta. La coscienza, un tempo salda, si frammenta e fatica a riconoscersi se non nel rapporto imago-virtuale da sรฉ autogenerato. Due confessionali proiettano immagini distorte di un mondo delirante e perverso. Inginocchiatevi di fronte alla realtร  distorta (la vostra)! Prostratevi di fronte al politeismo immateriale quale vostra forma mentis! Questo sembra essere l’imperativo sostantivato dalla struttura espositiva. Qual รจ il confine fra il sacro e il profano? Quale รจ diventata ai nostri giorni la religione imperante? L’omologazione dello spirito un tempo legata alle confessioni religiose sembra essere stata sostituita dal progresso tecnologico, il quale ingloba ogni essere. Rafman รจ l’oracolo che ci parla in termini profetici: i germi di un annichilimento sostanziale sono evidenti agli occhi di chi รจ ancora in grado di porre una distanza fra il sรฉ reale e la proiezione fantastica totalmente distaccata dal contigente.

Stills from Egregore IV 2024 Jon Rafman

Nell’opera Minor Daemon (2022) l’artista crea un mondo distopico in cui corpi devianti, mostruosi, teriomorfici e ibridi, si mescolano a setting dellโ€™assurdo, presentando una realtร  artificiale, ma possibile: nel fagocitare subdolo di tutto ciรฒ che riteniamo essere la nostra personale sostanza, l’artista conduce sottilmente l’occhio nell’indagine oscura dell’inconscio umano. Unico termine di differenziazione con lโ€™A.I, questo sembra essere l’obiettivo dell’opera-film di Rafman: stimolare il nostro infinito subconscio proiettandolo nell’intreccio narrativo di un sistema fantastico, quanto piรน sublime.

Stills from Egregore IV 2024 Jon Rafman

Il tecnologico ha inglobato ogni perversione umana, ogni sottile derivazione subdola, permettendo cosรฌ la creazione di sistemi di โ€œcomunitร โ€ in cui riconoscersi. Non piรน nella totalitร  dell’essere che l’interazione vis a vis crea, ma in un frammento solo in cui ripararsi e proteggersi perdendo in tal modo la capacitร  di sviluppo di un pensiero critico, di un legame empatico con l’altro. Rafman prende il linguaggio dei video games e lo trasla nel mondo dell’arte: sono pochi gli individui che hanno indagato come lui l’impatto culturale di un fenomeno di massa di estremo vigore. Il post-umano รจ ora: come diceva Benjamin predicatore, si รจ ormai persa lโ€™aura di sacralitร  dell’opera.

La memoria del noi, la memoria del passato, la memoria stessa di un presente che fugge via nel momento stesso in cui lo si afferra: le tecnologie hanno permesso il propagarsi di infiniti altri sรฉ. Come รจ possibile quindi appropriarsi della propria coscienza quando la mutevolezza della mercificazione dei corpi comporta la costante ridiscussione del sรฉ? Quando la stessa mente si modella sui costrutti tecnocapitalisti sottoforma di subalternitร  totale al โ€œmonoteismo del mercatoโ€? Rafman costringe alla scissione interna, alla repulsione visiva e attrazione perversa per i personaggi che crea e per la narrazione a tratti incoerente, ma intellegibile. Saturazione data dal colore e dal linguaggio-bombardamento di cui lo spettatore รจ vittima: l’artista indaga la percezione individuale del Tempo. Le tecnologie ci permettono di ottenere tutto e subito: chi รจ piรน in grado di attendere, di pensare, di soffermarsi su quelli che siano i propri desideri, le proprie utopie?ย 

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