Lino Guanciale con “Ho raccontato solo i fatti”

Nel Cortile delle Armi del Castello Sforzesco lunedì 24 giugno, alle ore 21.30, all’interno della rassegna Milano è Viva – Estate al Castello 2024, nel centenario della morte, avrà luogo un reading di Lino Guanciale dedicato a Giacomo Matteotti, accompagnato dal violino di Renata Lacko e dai video di Riccardo Frati, su drammaturgia di Marco Balzano.

Quando si menziona Giacomo Matteotti, la memoria collettiva tende spesso a cristallizzarsi attorno alla figura del martire, vittima della violenza fascista. Quest’anno, in occasione del centenario della sua tragica scomparsa, è tempo di ampliare lo sguardo per valorizzare pienamente le dimensioni politiche e umane di un uomo che ha lasciato un’impronta indelebile nella storia d’Italia.

Matteotti nacque nel 1885 a Fratta Polesine, in Veneto. Il suo impegno politico iniziò giovanissimo e si sviluppò pienamente nelle file del Partito Socialista Italiano. La sua carriera lo vide presto emergere come uno dei più incisivi critici del sistema fascista, non solo opponendosi ferocemente a Mussolini in Parlamento, ma diventando il simbolo stesso dell’opposizione.

Tuttavia, la figura di Matteotti è ben più complessa e articolata rispetto al solo ruolo di oppositore. Oltre a ciò, si distinse per una straordinaria capacità di ascolto e sostegno verso le necessità del proprio territorio. Fu un riformista visionario, convinto che cultura e istruzione fossero i pilastri su cui costruire un futuro produttivo e equo per il paese. La sua visione della politica come servizio alla collettività rappresentava un ideale di governo basato su integrità e responsabilità, lontano dalle corruzioni e dall’autoritarismo che in quel periodo prendevano piede in Italia.

Il 10 giugno del 1924, poco dopo aver denunciato in Parlamento le irregolarità e le violenze delle elezioni che avevano visto il trionfo dei fascisti, Matteotti fu rapito e assassinato. Questo atto brutale non mirava solo a sopprimere un uomo, ma a stroncare il metodo di politica integra e proattiva da lui incarnato.

La voce di Lino Guanciale, in un evento dedicato a ricordare Matteotti, ci aiuta a riscoprire una figura la cui eredità va ben oltre il martirio. È essenziale non ridurre Matteotti al silenzio della sua ultima battaglia, ma riconoscerlo come simbolo di un impegno politico che ha molto da insegnare ancora oggi. Nel centenario della sua morte, il ricordo di Giacomo Matteotti si intreccia con la riflessione su cosa significhi oggi fare politica con onestà e passione. Il suo esempio rimane attuale nell’invitare i cittadini e i politici ad agire con dedizione disinteressata per il bene comune. La storia di Matteotti ci incoraggia a non arrenderci mai all’indifferenza e a lottare per una società più giusta, proprio come lui fece fino all’ultimo.

Lino Guanciale, diplomato all’Accademia Silvio d’Amico, volto noto di cinema e tv è sempre molto attivo a Teatro, dove è stato diretto da registi quali Luca Ronconi, Gigi Proietti e Claudio Longhi. Nel 2018 vince il Premio Ubu come migliore attore per “La classe operaia va in paradiso”. In questa occasione appare il migliore e il più idoneo per dare voce ad una personalità come quella di Giacomo Matteotti. Per un’operazione di tale portata, talento e tecnica (doti indiscusse di Guanciale) non bastano: occorrono anche sensibilità, forza interiore e spessore culturale, tutte caratteristiche che senza ombra di dubbio gli appartengono.

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