Louise Bourgeois, una mostra grandiosa alla Galleria Borghese di Roma

Il 21 Giugno 2024, a poco più di 14 anni dalla scomparsa dell’artista, la Galleria Borghese ha aperto al pubblico Louise Bourgeois. L’inconscio della memoria. L’esposizione, frutto di un’idea di Cloè Perrone e con curatela di Geraldine Leardi e Philip Larratt-Smith, mette in dialogo circa 20 opere scultoree dell’artista franco-americana con la collezione permanente del Casino Borghese, esplorando temi quali la metamorfosi, i rapporti famigliari, la memoria e l’emotività umana.

Un evento davvero unico: la prima mostra dedicata ad un’artista contemporanea donna alla Galleria Borghese nonché la prima retrospettiva dedicata interamente a Louise Bourgeois a Roma.

Louise Bourgeois in un ritratto di Oliver Mark nel 1996

Nata a Parigi nel 1911 e morta a New York nel 2010, Bourgeois è stata una delle artiste più influenti del secolo scorso. Nel corso della sua carriera, ha avuto modo di recarsi in Italia diverse volte e di soggiornarvi tra il 1967 e il 1972 (in particolare a Pietrasanta e a Carrara). Durante questi soggiorni e grazie ad ulteriori visite tra il 1981 e il 1991, ha potuto approfondire il suo forte interesse per la collezione Borghese, nato già negli anni Trenta grazie agli studi di storia dell’arte svolti a Parigi, all’Ecole du Louvre, museo dove dal 1808 era esposta la collezione di Scipione Borghese.

Louise Bourgeois Linconscio della memoria Installation View Galleria Borghese Credit line All images are © The Easton FoundationLicensed by SIAE 2024 and VAGA at Artists Rights Society ARS NY Phby AOsio

Il rapporto che Bourgeois ha sviluppato negli anni col nostro paese ha inciso in modo significativo sulla sua produzione artistica, ad esempio nell’adozione del marmo come medium espressivo. Il percorso espositivo de L’inconscio della memoria ha inizio nella Sala Degli Imperatori. Qui, dove al centro troneggia il celebre Ratto di Proserpina di Gian Lorenzo Bernini, sei teste realizzate in alluminio, acciaio, legno e parti di arazzo fanno da contraltare ai diciotto busti in alabastro e porfido che ritraggono i dodici Cesari e altre personalità illustri dell’antica Roma.

Se questi ultimi da un lato ci riportano a quel senso di grandezza, sicurezza e potere, dall’altro le teste di Louise Bourgeois si caricano di una forte dimensione emotiva e invitano all’introspezione. Come è possibile notare lungo l’intero percorso della mostra, la produzione dell’artista è strettamente legata ad episodi e ricordi d’infanzia, che in Untitled (Heads) si concretizzano nell’uso degli arazzi, oggetto del lavoro di restauro nel laboratorio di famiglia.

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Il legame stretto col vissuto personale si ritrova anche nella serie delle Cell. Le Cell sono spazi, involucri con l’aspetto di gabbie di grandi dimensioni che raccolgono al loro interno opere scultoree ed oggetti che danno vita a vere e proprie narrazioni che insistono su temi quali la metamorfosi e la crescita.

In Passage Dangereux, la cella più grande di Bourgeois esposta nel Salone del Lanfranco, possiamo seguire tra le maglie della rete metallica la storia del viaggio di una bambina verso la giovinezza attraverso una serie di riferimenti ad episodi della vita dell’artista, come la scoperta dell’adulterio del padre.

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E ancora in Cell (The Last Climb), che troneggia nel Salone di Mariano Rossi, questo senso di evoluzione è dato dalla spirale della scala a chiocciola che ascende verso sfere di vetro blu che eccedono i confini della gabbia. Il motivo della spirale, molto caro all’artista, si ritrova anche in Spiral Woman, scultura sospesa nella suggestiva cornice dell’Uccelliera. Insieme a quattro esemplari della serie Janus, (tre esposti nell’Uccelliera e uno in dialogo con L’Ermafrodito Addormentato di Bernini), quest’opera tocca il tema della dualità, del femminile, della trasformazione e dell’equilibrio.

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Altro motivo fondamentale affrontato dall’artista è quello della cura, che per Louise Bourgeois è strettamente connesso alla famiglia e alle amicizie. Proprio su questo concetto cardine del legame è organizzata l’area espositiva del Giardino della Meridiana. The Welcoming Hands è una serie di sei riproduzioni in bronzo posizionate su blocchi di granito che ritraggono in dimensione ingrandita l’intreccio tra le mani di Bourgeois e del suo amico e assistente Jerry Gorovoy. Il senso restituito da questa serie è di tenerezza, fiducia, affetto, ma anche di dipendenza, incertezza e timore dell’abbandono da parte dell’altro. Muovendosi attraverso questo percorso ideale tracciato dalle dita dell’artista, si arriva sul fondo del giardino all’imponente scultura bronzea intitolata Spider.

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La figura del ragno (che ritroviamo in scala ridotta anche in Passage Dangereux) per Bourgeois è il simbolo dell’atteggiamento protettivo e della forza della madre, che soffriva di una malattia cronica. L’immaginario comune sul ragno viene qui stravolto, e vengono attribuite all’animale caratteristiche di cura amorevole, resilienza e meticolosità. L’attenzione nella ricerca e il lavoro minuzioso dei tre curatori, ha permesso di dar vita ad un’esperienza che mette in dialogo, sia per somiglianza che per contrasto, le opere classiche e barocche della Collezione Borghese con quelle di un’artista che ha segnato profondamente la storia dell’arte contemporanea.

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I vari attori coinvolti nell’esposizione comunicano e si alimentano a vicenda, diventano dispositivi per la ricerca di interpretazioni inedite e riflessioni che portano a ragionare su temi profondamente attuali. L’inconscio della Memoria è una mostra emozionante, che vale assolutamente la pena visitare e che sarà aperta al pubblico fino al 15 Settembre 2024. 

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