Il 31 Maggio, in occasione delle celebrazioni del centenario dell’istituto Luce organizzate dalla presidente di Cinecittà Chiara Sbarigia, il Teatro 18 di Cinecittà ha ospitato la nuova opera digitale immersiva dell’artista contemporaneo di fama internazionale Quayola (Roma, 1982) seguita da una performance.
Frutto di una commissione speciale dell’Istituto Luce, “LUCE” – relazioni temporali e nuovi dipinti algoritmici è un’installazione che nasce con l’intento di dare nuova vita e nuovo significato ai materiali dell’archivio e si inserisce tra le iniziative volte alla valorizzazione di un patrimonio storico e culturale inestimabile.
A seguito di un attento studio e di una minuziosa selezione all’interno dell’archivio, Quayola propone una spettacolare rielaborazione dei documenti video e fotografici servendosi di software generativi avanzati ed algoritmi complessi per esaminare le forme, la composizione e il movimento. Il risultato è un’installazione ammaliante accompagnata da suggestivi effetti sonori nella quale ai volti più noti del cinema italiano, proiettati su uno degli schermi a led più grandi d’Europa, si sovrappongono linee, numeri, circonferenze e pennellate che allo stesso tempo ne evidenziano e ne confondono i tratti in una successione che prende ora la forma di una danza, ora di un’analisi quasi matematica.
Le immagini che scaturiscono dalla rielaborazione di Quayola assumono al contempo un aspetto inedito e familiare: ci rimandano allo studio del movimento dei futuristi, alle pennellate rapide dell’impressionismo fino all’analisi della prospettiva del volto nel “De prospectiva pingendi” di Piero della Francesca. Nello stesso momento si percepisce l’assoluta novità di questo sguardo che lega la percezione umana al calcolo della macchina in un gioco continuo tra realtà e artificio.
Successivamente la performance ha unito alla proiezione sul ledwall un intervento musicale dell’artista. Le sonorità elettroniche sperimentali hanno accompagnato il susseguirsi di immagini scomposte di vita quotidiana. Gli spezzoni che ritraggono pescatori in balia delle onde, mandrie di vacche radunate da uomini a cavallo, balli tradizionali, strade affollate ed esibizioni di danza classica vengono progressivamente manipolati e resi con larghe campiture di colore che tutt’ad un tratto si condensano in immagini quasi schematiche e volumetriche che mettono in evidenza la geometria dei movimenti trasformando i corpi dei personaggi in un insieme di figure, punti e linee, semplificate ulteriormente nella forma di imponenti rettangoli dal contorno rosso.
Quello presentato da Quayola è un passato che si rifà presente nel suo dialogare con mezzi espressivi e tecnologie innovative, un passato che ci si mostra non nella sua staticità di documento che conserva la memoria di un tempo lontano, ma come campo fertile per la nascita di nuovi orizzonti estetici e di riflessione.