L’omaggio della Nuova Galleria Morone a Maria Lai per i dieci anni dalla sua scomparsa e dalla sua prima mostra proprio in galleria.
Sul filo dell’infinito è il nuovo progetto presentato alla Nuova Galleria Morone, realizzata in collaborazione con l’Archivio e Fondazione Maria Lai (1919-2013), visitabile fino al 22 aprile 2023. Una mostra che ricorda i dieci anni dalla scomparsa dell’artista e della sua prima mostra proprio in galleria, che ne raccoglierà la testimonianza attraverso un catalogo con un testo scritto da Gabi Scardi.
L’ARTISTA
È attraverso un filo reale e metaforico, che unisce i lavori Maria Lai, recuperando tradizioni ancestrali e locali della Sardegna, ma anche archetipi e narrazioni mitologiche, che si inseriscono in un campo indagato dalle tante ricerche antropologiche. Che fossero piccole creature fatate che uscivano di notte dalle rocce e che si illuminavano nei boschi, oppure abili tessitrici con il dono della profezia, le Janas diventano un soggetto abituale per lei. “La tessitura delle Janas è la prima forma di comunicazione, il primo alfabeto” racconta Diego Viapiana, direttore della galleria, che è riuscito a riunire alcuni lavori scultorei per l’occasione.
LA MOSTRA: LE JANAS
La mostra esplora il mondo delle Janas e quello femminile, attraverso le sculture con il cemento e le terracotte smaltate, i ricami e la tessitura come i Libri cuciti, le Geografie, le Casa delle Janas, insieme a un film Ansia da Infinito di Clarita Di Giovanni.
LE SCULTURE
Per la prima volta dal 1994 La teoria delle Janas dalla casa dell’artista torna visibile al pubblico. Quaranta cassette di legno, con terracotte sottoposte a tre cotture diverse, sono tenute insieme da un sistema intricato di fili. Un riallestimento che è stato possibile attraverso le uniche due immagini fotografiche disponibili, che sono testimonianza documentale della stessa. Seguendo il filo del destino di Lai, in mostra l’opera dialoga direttamente con Il Muro di Maria, unica opera firmata, realizzata per la stessa collezionista che l’aveva sostenuta nella produzione proprio di quello precedente. È ancora la terracotta smaltata a formare Lo Scialle delle Janas, le cui tavolette sono incise sia sul fronte che sul retro con la china. Un richiamo al potere evocativo dell’elemento magico, che diventa generatore di storie tramandate nel tempo. Il suo lavoro sottende a un’estetica che si inserisce in un contesto artistico principalmente poverista e informale, pur sconfinando attraverso materiali e pratiche.
IL FILO
Se la pratica scultorea afferma la sua potenza espressiva, l’atto della tessitura attesta nel suo procedere lento, il recupero di tecniche e di memorie collettive. Dalle Geografie, alle Domus delle Janas, ai libri tra cui La leggenda del Sardus Pater, ispirato al testo dell’amico scrittore Giuseppe Dessì Un pezzo di luna. Note, memoria e immagini della Sardegna, in mostra insieme alla maschera di Dessì realizzato proprio dall’artista. Pagina dopo pagina il libro di tessuto racconta l’origine delle Janas che un tempo erano api.
Ricami e sculture intrappolano lo spettatore nella meraviglia della loro definizione, tra fili, nodi, assemblaggi reali e emotivi, producendo uno stratificato vocabolario di memorie.
Immagine di copertina: MARIA LAI, Il miele delle Janas, 1991, Courtesy © Archivio Maria Lai by SIAE 2023