Marina Abramovic diventa un ologramma nella sua ultima performance a Pesaro

Nell’adattarsi al mondo l’essere umano interviene sull’ambiente, lo manipola e conduce l’uomo all’integrazione con ambienti virtuali-digitali. Inevitabile, quindi, che l’umano, dopo l’adattamento all’ambiente naturale, debba cambiar pelle per integrarsi a un ambiente ibrido verso un  sistema d’integrazione all’ambiente, ma anche in funzione di una nuova corporeità virtuale. In definitiva, la nostra corporeità si sta ibridando per ospitare livelli sempre maggiori di tecnologia mentre ci stiamo calando sempre più nell’era del post-umano, proiettati verso nuove forme di vita. E il modo con cui abitiamo il mondo si sposta su un piano della realtà che è virtuale, ed è allora che esistono tanti mondi quante sono le forme di vita. Ogni luogo dell’apparire appartiene alla realtà e tutto ciò che appare, sia esso virtuale  o naturale, è realtà. 

Io credo che l’arte del futuro sia un’arte senza oggetti. Solo una pura trasmissione di energia.

Così Marina Abramovic delinea la dimensione dell’arte del domani. La leggendaria artista serba, nata a Belgrado nel 1946, arriva a Pesaro, nell’ambito del programma di Pesaro 2024 capitale italiana della cultura, con The life, l’opera immersiva prodotta da Tin Drum con la regia di Todd Eckert. Un lavoro che si sostanzia attraverso la mixed reality della durata di 19 minuti, una esperienza interattiva che permette agli spettatori, e allo spazio circostante, di restare visibile insieme all’artista, per cui vita reale e proiezione illusoria coesistono in perfetta sincronia. Stupefacente tecnologia che permette di coniugare mondo reale, realtà aumentata e mondo virtuale attraverso speciali devices senza l’isolamento completo dalla realtà circostante. Presentato per la prima volta alla Serpentine di Londra nel 2019, il lavoro, che sarà fruibile dal 5 al 18 giugno 2024,  è più completo e perfezionato, dirà il regista Todd Eckert, con la volontà di continuare nel solco di quella inesauribile ricerca che muove il fare di Marina.

Marina Abramovic Rythm 0 1974

Una unicità rappresentativa che va in scena nella sola città marchigiana, la nuova sfida di un’artista che ha fatto del corpo il medium per eccellenza della sua espressione artistica, che ha sfidato e superato i limiti del corpo e della mente. Come non ricordare la performance Rythm 0 quando nel 1974 nella galleria Studio Morra di Napoli Marina permetteva agli spettatori di agire liberatamente sul suo corpo avendo a disposizione 72 oggetti d’offesa, fra cui anche una pistola carica. Impavida tenace imprevedibile Marina, Leone d’Oro alla Biennale di Venezia del 1997 , una delle performer più conosciute al mondo non poteva lasciarsi sfuggire l’occasione di una nuova sfida: quella con la tecnologia nell’era del post-umano.

The Life Marina Abramović Pesaro2024 ph Culto production

Lo spazio della galleria a Pesaro è caratterizzato dai colori del bianco, del nero e del rosso come leitmotiv di tutto il momento performativo, quando l’opera crea un modello di Marina che si materializza come un ologramma tridimensionale e tutto sembra assolutamente reale e dove tutto accade in un tempo presente. Marina si muove in uno spazio nero circolare di 5 metri al centro della ex chiesa del Suffragio, suggestivo contenitore d’arte del Centro Arti Visive. Un fascio luminoso, sempre circolare, accompagna i movimenti di Marina Abramovic che si susseguono lentamente come in un mantra religioso: compare sulla scena con un alone di piccole luci blu che svaniscono via via. Indossa un abito rosso, esposto per la prima volta nella galleria stessa. Il rosso come filo conduttore di altre sue celebri performance. Il rosso delle tavole di diverse sfumature presentate nel percorso espositivo con alcuni scatti relativi alla realizzazione della performance, il rosso del sangue scaturito dalle ferite che Marina stessa si è procurata in una memorabile, inquietante performance, quello del sangue di una moltitudine di ossa animali lavate una ad una in Balkan Baroque. Il rosso del lungo abito indossato in occasione di The Artist is Present quando nel 2010 al Moma di New York stabiliva il record di presenze con 850.000 visitatori in tre mesi restando seduta, impassibile, per ore, a sostenere lo sguardo di persone del pubblico che si alterneranno di fronte a lei. Fino a quando non arriverà Ulay, ex compagno di vita e d’arte, e l’emozione sarà difficilmente trattenuta.

The Life Marina Abramovic Courtesy Christies

La performance The life restituisce Marina con un ologramma che la fa apparire vera: i capelli neri raccolti in una lunga coda, il viso diafano, le labbra rosse. Marina non è reale, eppure è qui e vorresti sfiorarla. Entra nel cerchio, si muove lentamente con la perfezione gestuale di un mimo. Le mani sfiorano il volto, il capo, cambia direzione, le braccia allargate, le braccia  portate lungo i fianchi, raccolte sul grembo. Si dissolve in un brillio di “lucciole” blu, ricompare, la mano sinistra a lungo sul petto, le braccia protese come a sottolineare la presenza del pubblico che è realmente presente e  che diviene parte integrante dell’opera. Le persone interagiscono, c’è chi si sposta, chi gira intorno a lei ed è come incontrarsi nella dimensione di una piazza.  

Una performance ad alta tecnologia, ma la tecnologia si evolve, si modifica, dirà il regista dell’opera che esprime la sua grande soddisfazione per aver lavorato con una come Marina. E resta la grandezza di un’idea partorita interamente da Marina stessa e l’aspettava di una suggestiva connessione tra l’artista e il pubblico.The life,il nuovo che avanza nel territorio dell’arte e le esperienze artistiche di Marina continuano a condizionare l’estetica dell’arte e non solo.Una performance che rimanda al cerchio della vita, nella dimensione infinita della circolarità del tempo, del suo eterno ritorno. Marina solleva una mano lentamente, sfiora l’altra mano, il petto, la fronte. Si sposta in cerchio con le mani lungo la schiena. Il suo sguardo, il suo fare come un concentrato di energia vitale che attraversa il tempo e lo spazio, che attraversa mondi.  Eclettica, trasgressiva temeraria, animata da una insaziabile curiosità, dal desiderio di entrare in contatto con la gente nell’intento di carpire i meccanismi segreti delle risposte personali e delle dinamiche relazionali, anche in situazioni estreme Qualcosa che ancora oggi contraddistingue la sua ansia creativa e dà forma alla sua vita di artista. Marina assente, Marina è presente. Leggendaria, immensa.

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