Bastano le parole “marionette” e “burattini” per evocare atmosfere idilliache, spensierate e diafane tipiche della nostra infanzia, dove questi piccoli protagonisti, nel loro singolare palcoscenico a sfondo a nero, erano capaci di stimolare la nostra immaginazione con storie mirabolanti e talvolta anche “sfacciate”. Figura archetipa della nostra cultura europea, il burattinaio è un deus ex machina itinerante, un individuo al di fuori sia dello spazio che del tempo, custode delle nostre memorie infantili.
Oggi, la Fondazione Palazzo Magnani di Reggio Emilia presenta “Marionette e Avanguardia. Picasso · Depero · Klee · Sarzi”, una mostra-spettacolo in programma fino al 17 marzo 2024 che si configura come un’incursione senza precedenti nel mondo delle marionette e del così detto “teatro di figura” (che comprende anche burattini e fantocci), per uscire, in maniera garbata, dal mondo dell’infanzia e irrompere nell’avanguardia di inizio novecento.
Curata e coordinata da James Bradburne, membro del Comitato Scientifico della Fondazione, la mostra abbraccia infatti l’innovazione e l’audacia di artisti visionari come Pablo Picasso, Fortunato Depero, Paul Klee e Otello Sarzi, i quali avevano portato l’avanguardia artistica anche al mondo delle marionette e dei burattini.
Il nucleo concettuale della mostra è l’annientamento della “quarta parete” tra pubblico e attori, una concezione teatrale che si concentra sul coinvolgimento emotivo e sulla “fidelizzazione” (nel senso di conquista della fiducia) dello spettatore, laddove sfumano i confini tra il palcoscenico e la realtà. Attraverso il rovesciamento di questa barriera, le marionette e i burattini emergono come strumenti “seri” di espressione artistica, sfidando le percezioni tradizionali e accrescendo il valore dell’arte del Teatro di figura, non più rilegato solo ad uno scopo educativo.
Il percorso inizia infatti con una “quinta teatrale vittoriana” che invita il visitatore così ad entrare, in grande stile, nei retroscena, nei segreti che si nascondono dietro lo sfondo nero. Ad accompagnare questo foyer sui generis, alcuni costumi a grandezza naturale disegnati da Pablo Picasso per il balletto “Parade”, seguito da una vasta selezione di marionette e burattini, dai più antichi Pulcinella e Arlecchino ai capolavori innovativi dei futuristi Prampolini, Depero e Carrà, dove i puppets diventano dei soldati mutilati dalla guerra. Due palcoscenici interattivi, simulando una baracca e un castello, offrono ai visitatori l’opportunità di immergersi nell’esperienza unica del “teatro di figura”. E’ dunque da questo momento in poi che anche le marionette diventano un medium d’arte, acquistando una capacità espressiva propria, diventando quindi portatrici di polemica, emozione, innovazione.
Tutto questo viene ampiamente dimostrato nella sezione “Sogni dell’Estremo Oriente – Espressionismo viennese”, che esplora l’influenza delle marionette giavanesi sulla cultura europea, culminante con le opere a bastone di Richard Teshner. L’inclusione di marionette e burattini del Bauhaus all’interno del percorso educativo “canonico” segna un momento cruciale, con artisti come Paul Klee, Andor Weininger e Lothar Schreyer che li trasformano in elementi chiave della loro pratica artistica.
L’esplorazione prosegue con la sezione “Le marionette e la Rivoluzione”, che approfondisce il ruolo educativo delle marionette durante la rivoluzione russa per combattere l’analfabetizzazione voluto da Lenin e formare il nuovo cittadino russo. Un omaggio speciale è dedicato a Otello Sarzi, burattinaio italiano di spicco, attraverso la collaborazione con la Fondazione Famiglia Sarzi. Proveniente da una lunga tradizione di burattinai, Sarzi ha rivoluzionato il teatro di figura, collaborando con figure di spicco come Bertolt Brecht e Federico García Lorca. Dopo una vita da peregrino, Otello si stabilisce proprio a Reggio Emilia: così è naturale che, dopo un volo pindarico in epoche e luoghi differenti, l’ultima stanza segni un ritorno all’hic et nunc, per celebrare trionfalmente il legame tra la tradizione delle marionette e il territorio emiliano, con artisti come Valeria Bizzari, Piero Corbella, Fulvio De Nigris e altri.
James Bradburne, coordinatore scientifico, commenta: “Ritengo che l’obiettivo principale della mostra sia quello di aprire uno spazio dell’immaginazione, in cui un bastone possa tornare a essere un cavallo, un drago o un flauto”. La mostra è anche quindi un tributo all’estro e alla genialità del territorio, evidenziando la connessione tra il patrimonio locale e i grandi movimenti artistici europei.
Un’opportunità unica dunque di stimolare riflessioni su vari aspetti del teatro di figura, dalla sua dimensione storico-artistica alla sua rilevanza contemporanea, con una particolare attenzione a temi filosofici e psicologici come l'”embodiment” e il “doppio”, e con la possibilità di assistere dal vivo ad oltre 30 spettacoli inclusi nel biglietto della mostra.