Alessandro Celli approda alla sua opera prima nel 2021 dopo una serie di cortometraggi vincitori di una trentina di premi internazionali, un David di Donatello, un Globo d’Oro e due menzioni speciali ai Nastri D’Argento. Ha anche diretto alcune serie kids come Jams e I cavalieri di Castelcorvo, con grande successo di pubblico e critica. Mondocane determina un vero e proprio trampolino di lancio: è infatti poi alla regia di Di4ri, la prima serie italiana per un target Young Adult prodotta da Netflix Italia con Stand By Me.
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Mondocane, scritto e diretto da Alessandro Celli e prodotto da Matteo Rovere, Sandro Versace e Gianluca Curti con Groenlandia, Minerva Pictures e Rai Cinema, è stato presentato in concorso alla 36ma Settimana della Critica di Venezia nel 2021. Tra il cast principale ricordiamo Alessandro Borghi, Barbara Ronchi, Dennis Protopapa, Giuliano Soprano e Ludovica Nasti. In un futuro non ben definito Taranto appare come una città fantasma e cinta dal filo spinato. I pochi sopravvissuti vivono all’insegna della povertà, della sopraffazione e della violenza. È in questo paesaggio desolante che si sono formate le Formiche, una baby gang criminale capitanata dal risoluto Testacalda (Alessandro Borghi). I due protagonisti, Christian (Dennis Protopapa) e Pietro (Giuliano Soprano), due orfani tredicenni cresciuti fianco a fianco, hanno un sogno: unirsi alle Formiche.
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Se il primo, soprannominato Pisciasotto, al di là di ogni previsione, si mostrerà all’altezza e supererà tutte le prove a cui verrà sottoposto, il secondo, chiamato Mondocane, vacillerà. La separazione, la rottura tra i due, diventa perciò tristemente inevitabile. Tra le forze dell’ordine, che si sono stabilite a Taranto nuova, c’è Katia (Barbara Ronchi). Katia non si ferma davanti a niente, il suo unico obiettivo è fermare Testacalda. Anche lei, così come Mondocane, Pisciasotto e Sabrina (Ludovica Nasti) è un’orfana. Sarà decisivo a questo proposito il rapporto di condivisione, empatia e collaborazione che si creerà con Sabrina. Katia, rispecchiandosi in lei molti anni prima, vede nella bambina la speranza e la giovinezza e, soprattutto, una possibilità concreta e tangibile di futuro pacifico.
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Alla luce di tutto ciò, ci aspetteremmo una pellicola governata da colori freddi e glaciali; è qui, invece, che una fotografia calda, color ocra e rossastra, fa da sfondo perfetto. L’ossimoro è forte: se di primo acchito sembra fare a pugni con la trama, un attimo più tardi non ne possiamo fare a meno. E’ così che, in una disarmonia disarmante, veniamo cullati e rapiti da un’atmosfera magica e accogliente. Scegliere di mettere in piedi un film come Mondocane come opera prima denota molto coraggio e un forte spirito di altruismo. Il romanzo di formazione è proprio di Alessandro Celli fin dagli albori: la quasi totalità dei suoi lavori è indirizzata ai giovani. Un modo, un mezzo per educare i più piccoli e, soprattutto, quella fascia d’età che fa da spartiacque tra il mondo puerile e quello prettamente adolescenziale. Il coraggio però sta anche nella scelta del tema e nel modo in cui è stato affrontato. Il racconto scorre senza intoppi, va dritto dove vuole e deve arrivare. Scuote le coscienze, trasferisce un problema apparentemente di microcosmo in un macrocosmo condiviso e sentito, mette in luce una realtà celata, conferisce spessore ad un detto non detto che non può rimanere silente.
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Un racconto che rompe l’ormai troppo piatta routine del cinema italiano a cui ci siamo tristemente assuefatti, una scommessa forte con una posta in gioco altissima. Il risultato? Meraviglioso. Non è un caso infatti che il film abbia ricevuto consenso unanime da parte della critica nazionale e internazionale (hanno scritto di lui anche Il New York Times, La Voce di New York, The Hollywood Reporter,Il Manifesto, Il Fatto Quotidiano e molti altri) e sia stato venduto in 70 Paesi. Un’atmosfera sospesa e surreale, statica e frenetica nello stesso tempo. Un mondo che rispecchia uno dei problemi più gravi e temuti del nostro tempo, portandolo all’esasperazione, al suo peggiore evolversi. Una dimensione che non cancella uno dei sentimenti più belli e intimi dell’essere umano: l’amicizia. Ma anche questa, l’amicizia, dovrà fare i conti con l’imponderabile e verrà travolta dagli eventi. Non sarà più possibile tornare indietro: tutti ne usciranno diversi e profondamente cambiati… o forse gli accadimenti e gli imprevisti non faranno altro che aumentare e far emergere in tutto il suo splendore (o tragicità) l’indole più intima di ogni personaggio?
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Una continua lotta tra bene e male, tra sogno che si fa realtà e realtà che si fa sogno. Una storia che lascia sospesi, che ci tocca tutti direttamente, che ci fa paura e ci affascina, ci emoziona e, cosa ancor più bella e forte, ci fa sperare. Risulta impossibile non immedesimarsi e porsi delle domande. Un racconto distopico che si fa romantico, che ci invita a seguire i nostri desideri e a crederci, fino in fondo, portandoci a una scelta inevitabile e improcrastinabile. Una storia che ci fa sentire vivi e ci ricorda quanto sia un privilegio esistere, che ci obbliga bonariamente a unirci ai nostri simili, ad amare senza se e senza ma, a restare coerenti con noi stessi e a trovare quel tanto agognato equilibrio tra passione e ragione, per sentirci Noi, per non correre il rischio di sopravvivere, per donare noi stessi e gli altri alla vita.