Dal 12 luglio al 1° dicembre Brescia celebra Giuseppe Bergomi (artista bresciano che si è sempre dedicato alla scultura figurativa) con una retrospettiva diffusa tra i chiostri di San Salvatore e Santa Maria in Solario del Museo di Santa Giulia e le sale del Grande Miglio in Castello. La mostra, intitolata “Giuseppe Bergomi. Sculture 1982 / 2024” e curata dalla Fondazione Brescia Musei, presenta ottantaquattro opere in terracotta e bronzo, tracciando l’evoluzione artistica di Bergomi.
Il progetto espositivo si inserisce in un contesto più ampio dedicato alla scultura presso il Castello di Brescia, inaugurato con “Davide Rivalta. Sogni di gloria” e volto alla valorizzazione dell’arte plastica. Il Castello diventa così uno spazio dedicato alla scultura, in vista dell’apertura di un itinerario di sculture all’aperto dedicate a Bruno Romeda e Robert Courtright.
A Santa Giulia, la mostra si sviluppa in dialogo con gli spazi del Corridoio Unesco, proseguendo l’esperienza di “Palcoscenici archeologici“, che negli ultimi anni ha visto artisti come Francesco Vezzoli, Emilio Isgrò e Fabrizio Plessi confrontarsi con le architetture storiche del complesso monumentale.
Il percorso espositivo inizia nel 1978, quando Bergomi, appena diplomato all’Accademia di Brera, esordisce alla Galleria dell’Incisione di Brescia con una mostra di dipinti. Tra questi, “Lione 1958” è presente anche nella rassegna attuale. Il punto di svolta nella carriera di Bergomi arriva con la mostra “Les realismes 1919-1939” al Centre Beaubourg di Parigi, che lo convince a lasciare la pittura per dedicarsi alla scultura.
La carriera scultorea di Bergomi inizia nel 1982 con una personale alla Galleria dell’Incisione, presentando una serie di terrecotte policrome. Alcune di queste opere, caratterizzate dalla presenza della moglie Alma come modella, sono esposte nella mostra attuale.
La mostra prosegue con le opere realizzate tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta, quando le terrecotte di Bergomi perdono il colore per riscoprire la tradizione scultorea antica, in particolare quella etrusca. Opere come “Bagnante addormentata” (1991) e “Grande nudo di adolescente” (1991) mostrano una figura umana sospesa tra realismo e astrazione simbolica.
Negli anni Duemila, Bergomi passa dal lavorare in terracotta al bronzo, inaugurando una nuova fase del suo lavoro. Esemplari di questo periodo includono “Interno di bagno con figura femminile” (2001) e “Autoritratto” (2004). Queste opere, esposte negli spazi esterni del Museo di Santa Giulia, creano un dialogo suggestivo tra i volumi scultorei e le architetture del monastero.
Negli ultimi anni, Bergomi ha affrontato la sfida della statuaria pubblica con opere come “Uomini, delfini, parallelepipedi” per l’acquario di Nagoya e il monumento a Cristina Trivulzio di Belgiojoso a Milano. La mostra include un bozzetto in gesso del monumento per le vittime del Covid, “Cacciata dal Paradiso“, destinato al cimitero Vantiniano di Brescia.
Chiudono idealmente la mostra “Africa con violoncello“, esposta alla Biennale di Venezia del 2011, e l’inedita “Colazione a letto” (2024), un omaggio a tre generazioni della famiglia dell’artista.