Osvaldo Licini “artista errante, erotico, eretico” in mostra a Fano

“In volo con Licini. Un angelo verrà a prendermi” è il titolo della mostra che la Fondazione Cassa di Risparmio di Fano dedica alla figura del pittore marchigiano.

Osvaldo Licini amava definirsi “artista errante, erotico, eretico”, nacque nel borgo di Monte Vidon Corrado nel 1894 e frequentò l’Accademia di Belle Arti di Bologna dove ebbe compagno di studi Giorgio Morandi con il quale, contagiato dallo spirito ribelle del Futurismo, realizzò nel 1914 la sua prima mostra presso l’Hotel Baglioni.

Osvaldo Licini

A Parigi dove da tempo risiedevano i genitori frequentò Modigliani, Cezanne, Matisse e Picasso, esponendo le sue opere in varie mostre collettive. Dal 1926 Licini decise di trasferirsi nel remoto borgo natio dove riteneva che, lontano dal caos della grande metropoli, avrebbe potuto trovare la concentrazione necessaria per portare avanti la sua attività accanto alla moglie, la pittrice svedese Nanny Hellstrom che aveva conosciuto a Parigi.

Osvaldo Licini

Agli anni Trenta risalgono le sue opere astratte ed i contatti con la galleria milanese “Il Milione” che lo vedono dialogare con gli altri esponenti dell’astrattismo italiano pur interpretando la ricerca geometrica in modo assai autonomo. Afferma in quegli anni che riconosce la poesia anche nella geometria. Negli anni Quaranta approda ad una sorta di personale interpretazione del Surrealismo (si definisce allora “surrealista a modo mio”) che si concretizza nella elaborazione delle più note icone liciniane come le Amalassunta, visioni lunari che nel nome uniscono la perfidia della regina dei Goti alla bontà della Vergine assunta, e gli Angeli Ribelli, figure autobiografiche di esseri alati dotati di corna e di coda. Come racconta Licini stesso: “Dall’astratto io me ne sto volando adesso, in foglie e fiori, verso lo sconfinato e il soprannaturale. Certo la solitudine mi è di grande aiuto”. L’esposizione intende ripercorre la vicenda artistica ed esistenziale di Osvaldo Licini.

La mostra fanese  a Palazzo Bracci Pagani rimarrà aperta fino al 27 ottobre, curata da Stefano Papetti e nata da un’idea di Carlo Bruscia è illustrata da un video di Giovanni Lani, con interventi di Vittorio Sgarbi, Stefano Papetti, Carlo Bruscia e Silvio Cattani, offre un panorama molto interessante dell’evoluzione dell’opera di Licini, a partire dagli anni figurativi per poi giungere alle celebri “Amalassunta“.

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