Perché “Eric” è la serie Netflix da vedere questa estate

È affascinante notare come un classico del cinema come Harvey, con il suo celebre protagonista James Stewart, torni a far parlare di sé in modo tanto diretto quanto indiretto in prodotti audiovisivi contemporanei. Dopo essere stato citato apertamente nel film per famiglie IF – Gli amici immaginari di John Krasinski, Harvey riaffiora in maniera più oscura nella miniserie Netflix Eric, interpretata da Benedict Cumberbatch.

In questa nuova interpretazione, il personaggio di Vincent, interpretato da Cumberbatch, affronta la sua crisi personale con l’aiuto di un gigantesco pupazzo, Eric, che lo accompagna nei momenti più drammatici della sua esistenza. La trama si svolge nella New York degli anni ’80, un contesto ricco di tensioni e difficoltà, e segue Vincent, un burattinaio coinvolto in un popolare show per bambini, mentre cerca il figlio scomparso, Edgar, scomparso misteriosamente mentre andava a scuola.

Il personaggio di Vincent, lottando con le sue dipendenze e il crescente isolamento dalla famiglia e dai colleghi, trova in Eric un interlocutore costante, sebbene il suo comportamento generi imbarazzo tra chi lo circonda. Aggiungendo un ulteriore strato alla complessità della narrazione, c’è anche il detective Michael Ledroit, interpretato da McKinley Belcher III. Ledroit, un uomo di colore e gay, deve affrontare sia i pregiudizi razziali che quelli legati alla sua sessualità, all’interno di un contesto sociale ostile e discriminatorio.

La sceneggiatrice Abi Morgan e la regista Lucy Forbes dipingono una New York cupa e tumultuosa, devastata dalla diffusione del crack e dalle epidemie di AIDS, mostrando un lato oscuro della città che contrasta fortemente con la vivacità superficiale dell’epoca. Il protagonista Vincent, dopo una giovinezza segnata dall’apatia e dai farmaci, ha dedicato parte della sua vita a rendere felici i bambini tramite i suoi personaggi di fantasia. Tuttavia, questo tentativo di fuga dai suoi demoni personali non lo esenta dalle conseguenze tragiche e dal senso di colpa per non aver accompagnato il figlio il giorno della sua scomparsa.

La narrazione di Eric si sviluppa attraverso sei episodi intensi, che iniziano con una trama investigativa ma si evolvono per esplorare temi più ampi come le cospirazioni e le analisi sociali. La figura di Michael Ledroit diventa sempre più centrale, con la sua lotta contro la discriminazione e l’odio sociale ben rappresentata dalla performance di McKinley Belcher III.

Benedict Cumberbatch offre una performance profonda e sfumata, ritraendo un uomo in preda alla follia e alla disperazione, la cui unica salvezza sembra essere il dialogo con un personaggio immaginario. La sua interpretazione di Vincent è densa di complessità, mettendo in luce sia le debolezze che le rare scintille di umanità del suo personaggio, grazie anche a una scrittura che evita di abbellire le sue imperfezioni.

Eric esplora le solitudini e le contraddizioni dei suoi protagonisti all’interno di un ambiente sociale e umano desolante, dominato da violenza e corruzione. Tuttavia, la componente investigativa della serie mostra qualche debolezza, soprattutto per quanto riguarda la rappresentazione di Edgar, che rischia di ridurre l’impatto emotivo della trama principale.

Nonostante un finale che può sembrare eccessivamente risolutivo e in contrasto con il tono miserevole degli episodi precedenti, Eric resta una miniserie di valore, capace di affrontare temi profondi e complessi con una narrazione potente e ben costruita. La serie offre uno sguardo penetrante sulla follia e le sue manifestazioni in una New York oscura e inquietante, aggiungendo nuovi strati di significato a un classico rivisitato in chiave moderna.

Artuu Newsletter

Scelti per te

Seguici su Instagram ogni giorno