Rigenerare, il futuro delle città in 5 esempi virtuosi

Rigenerare: è questo il futuro delle nostre città. Ripensare il patrimonio esistente senza consumare  nuovo suolo, evitando trasformazioni territoriali. La differenza tra “ristrutturazione” “rigenerazione” non è sottile: rappresenta un significativo cambio di approccio per il progettista,  che interviene non solo su un edificio ma su un’intera porzione di territorio. Questa nuova  mentalità, sempre più diffusa, incide positivamente sulla qualità di vita dei cittadini e sul valore  degli immobili.

“Rigenerare” – dal latino regenerare, generare di nuovo – è uno dei termini più utilizzati nel contesto della transizione ecologica e delle politiche ambientali. Tale approccio mira a  preservare il pianeta, rinnovando ciò che già esiste per conservare ciò che ancora non è stato utilizzato. Il verbo “rigenerare” si distingue da “riqualificare” e “ristrutturare” perché ridefinisce  a 360 gradi la qualità di vita della popolazione residente. È un’opportunità per concentrare risorse  sul recupero delle strutture esistenti, minimizzando nuove costruzioni e quindi il consumo di suolo. Ci sono già esempi eccellenti che diventano modelli da seguire.  

Scopriamo insieme cinque progetti di rigenerazione urbana che stanno ridefinendo il panorama delle città nel mondo, dal recupero di aree industriali dismesse alla trasformazione di quartieri degradati, incarnando l’innovazione e la creatività nel plasmare il futuro delle  comunità urbane. 

Azabudai Hills – Tokyo

Frutto di trent’anni di lavoro il progetto di rigenerazione urbana Azabudai Hills, guidato da Heatherwick Studio è situato nel quartiere di Minato a Tokyo, voluto dalla Mori Building Co. Ltd, la più grande società di gestione immobiliare giapponese. Il fondatore della società in un’intervista aveva dichiarato che il suo lavoro imprenditoriale era stato influenzato dagli scritti e dai progetti di Le Corbusier. In particolare, ciò che lo colpì fu la Ville radieuse, grazie alla quale Mori immaginò una città ideale da sviluppare in verticale, con spazi aperti interconnessi e verdi.

Nasce così Azabudai Hills che si distingue come un progetto ad uso misto, comprendente complessi residenziali, spazi commerciali, una scuola, gallerie d’arte, due templi, uffici e ristoranti. Le soluzioni architettoniche sono state pensate per avere il minimo impatto ambientale, integrando tecnologie all’avanguardia per la gestione delle risorse e l’efficienza energetica.

Al centro del progetto c’è naturalmente la connessione con la natura e per fare ciò si è creata una sinergia tra l’ambiente urbano e la bellezza naturale, attraverso spazi verdi che invitano alla socializzazione e al relax.

Yoshitomo Nara Miss Forest in Tokyo

Accanto ai grandi centri culturali e commerciali, dalle principali gallerie d’arte della città agli oltre 150 negozi, il nuovo quartiere lungo la Sakura-asa Dori, la strada alberata che si sviluppa lungo l’asse, ospita due templi, lo spazio eventi The Cloud, una piazza centrale e la British School di Tokyo, la più grande scuola internazionale della città.

Azabudai Hills è anche sulla buona strada per diventare uno dei più grandi siti al mondo a ricevere la certificazione preliminare WELL, la certificazione di sviluppo di quartiere di livello superiore LEED per sviluppi misti e la certificazione BD+C (Building Design/Core and Shell Development) di LEED.

Anche la  mega-galleria Pace con sedi a New York, Londra, Hong Kong e Seoul, ma anche a Ginevra, Los Angeles e Palm Beach, e con un ufficio a Berlino ha trovato posto all’Azabudai Hill, in un edificio progettato da Thomas Heatherwick e gli spazi interni affidati all’architetto Sou Fujimoto, che ha già realizzato il Musashino Art University Museum and Library sempre nella capitale giapponese, oltre che il Serpentine Gallery Pavilion di Londra.

Molte le opere pubbliche nello spazio verde, come Miss Forest a Tokyo di Nara Yoshitomo, esponente di spicco della pop art. L’immaginario di Nara si basa proprio sull’antitesi tra figure innocue – in modo particolare bambini, ma anche cani e altri animali – e ciò che a volte nascondono, altre volte a ciò che tengono in mano: coltelli, armi e seghe.

Azabudai Hills rappresenta un interessante esempio di come la rigenerazione urbana possa trasformare un’area in una comunità vibrante e sostenibile.

UpTown Milano

UpTown Milano

UpTown Milano rappresenta il primo distretto smart di Milano un ecosistema urbanistico creato dalla società di sviluppo immobiliare EuroMilano. Si trova a nord ovest della città, a sud dell’area MIND (ex area Expo), in una delle aree maggiormente infrastrutturate e interconnesse d’Italia. UpTown Milano mette al centro la qualità della vita dei residenti, con il desiderio – e una intensa attività comunitaria – di diventare il quartiere dell’arte per i suoi abitanti e meta imperdibile per i cittadini di Milano, trasformando lo spazio urbano in una galleria a cielo aperto e promuovendo la creatività collettiva. Infatti, il quartiere nasce con la vocazione di portare una nuova cultura dell’abitare accogliendo oltre dodicimila residenti, immersi nel verde e circondati da creatività architettonica e artistica nel senso più ampio.

Da quando è stato avviato, il progetto UpTown ha avuto l’ambizione di rappresentare un’innovazione sotto diversi punti di vista: essere un luogo bello da vedere, piacevole da frequentare, soddisfacente da vivere. 

Le strutture abitative nascono su progetti architettonici rilevanti a livello internazionale e selezionati su concorso. Infatti i migliori studi di architettura sono qui riuniti: il progetto dell’intero masterplan è stato realizzato da Paolo Caputo Partnership e Antonio Citterio&Patricia Viel Architects, a cui seguono gli edifici di Scandurra Studio Architettura e Zanetti Design Architettura, Studio LABICS (progettisti dell’ampliamento di Palazzo dei Diamanti a Ferrara), e MAB Arquitectura. La piazza e le residenze del Social Housing sono create dagli studi Cino Zucchi ArchitettiStudio B22, P-U-R-A Architetti, oltre alle architetture pensate da Mario Cucinella Architects e K+S

In questo percorso l’arte ha assunto un ruolo sempre più importante e UpTown si è progressivamente affermato come un vero e proprio distretto artistico a cielo aperto.

Gli spazi ospitano murales di street artist riconosciuti a livello internazionale: “Sunset/Sunrise” di 2501 rappresenta il ciclo giorno-notte con un dinamismo che riflette sulle tematiche della Resistenza. I murales lungo via Gallarate di Ranci, Ozmo e Zed1 trasformano lo spazio urbano in una galleria di street art. “L’Onda” e “Il Prato Fiorito” di Herve Tuillet, con l’installazione di Grosstete hanno celebrato la natura e la creatività collettiva. UpTown Milano offre laboratori artistici per coinvolgere la comunità, mentre la vicina Certosa di Garegnano custodisce opere di Simone Peterzano, maestro di Caravaggio. 

Vivere Ad arte, quindi, è un concetto che permea UpTown e le sue residenze, amplificata dalla collaborazione con Deodato Arte per rivoluzionare il concetto di abitare, dando all’arte stessa un ruolo centrale negli spazi della vita quotidiana. È con questo spirito che è nato il progetto “Vivere Ad Arte” concretizzatosi con la performance Lifeshot realizzata dall’artista Mr.Savethewall che ha dato voce alle persone che hanno scelto di abitare in UpTown. 

Attenzione e vocazione anche per la sostenibilità e la biodiversità ambientale: il grande parco urbano di Uptown si estende per 300.000mq, attraversato da un corso d’acqua da nord a sud, che gode di una ricca biodiversità e di un ecosistema speciale che attutisce i rumori urbani, combatte l’inquinamento e genera un microclima ideale d’estate e d’inverno. Nel parco sono state installate venti casette per gli uccelli migratori e sei arnie dove ogni anno viene raccolto il miele e promosso un corso di apicoltura e attività con i cittadini.

UpTown Milano si fa inoltre portavoce ogni anno della “Uptown Green Week”, promuovendo nel 2024 l’ottava edizione con una settimana di concerti, tour, laboratori creativi, eventi dedicati all’arte, al benessere e alla biodiversità.

Ellinikon Atene

Park Rise – Atene

All’interno della vasta area dell’ex aeroporto di Atene, sta prendendo forma la smart city The Ellinikon, considerata tra le più imponenti rigenerazioni urbane d’Europa. Le residenze di Park Rise, parte del nuovo quartiere Little Athens, sono firmate dallo studio danese Bjarke Ingels Group (BIG).

The Ellinikon, punta alla sostenibilità con fonti di energia rinnovabile, integrando il fotovoltaico direttamente negli edifici. Allo stesso modo, il consumo idrico viene condotto con attenzione attraverso bacini per l’acqua piovana, un sistema intelligente di gestione idrica e un impianto di riciclaggio delle acque reflue. 

La facciata curva di Park Rise, ispirata alla colonna greca, rivisita in modo creativo i volumi classici. Materiali come cemento rinforzato, vetro bianco sporco e aggregati esposti si fondono armoniosamente con il paesaggio naturale circostante. Il design rende omaggio al fascino costiero di Atene. La città sarà autosufficiente per quanto riguarda irrigazione e fabbisogno elettrico. Inoltre, avrà con un approccio di “climate-positive design” per ridurre al minimo il consumo di energia e le emissioni di carbonio.

I distretti saranno collegati da percorsi pedonali e ciclabili, e saranno disponibili strutture per veicoli elettrici. La città si avvarrà di infrastrutture tecnologicamente avanzate, come la rete di trasporti di nuova generazione.

In attesa del 2026, anno in cui la città intelligente diventerà realtà, è stato creato l’Ellinikon Experience Centre, il più grande centro visitatori al mondo del suo genere. I visitatori qui possono esplorare il progetto e lo sviluppo dell’area attraverso un’esperienza immersiva e interattiva. L’esposizione evidenzia la trasformazione dell’area in questione da aeroporto a uno dei poli urbanistici più innovativi d’Europa. Un appuntamento da non perdere, per poter visitare anche la sempre affascinante Atene.

Wynwood Miami

Wynwood Miami (USA)

Appena a nord del centro di Miami si trova il quartiere di Wynwood. Un tempo noto come nucleo industriale della città, oggi è il tratto più eccitante di Miami che accoglie allo stesso modo hipster, artisti e famiglie. Dai murales alle gallerie, dai bar ai ristoranti fino alle boutique più originali.

“Wynwood Walls” è stato ideato da Tony Goldman, il fondatore di “Goldman Properties”. All’inizio del nuovo millennio, il costruttore stava cercando di creare un nuovo punto di ritrovo per la città di Miami, un luogo dove le persone potessero passeggiare e osservare qualcosa di veramente unico.

Goldman era uno sviluppatore immobiliare con un occhio attento ai progetti di rigenerazione urbana, che riconobbe per primo il potenziale del quartiere, acquistando a metà degli anni 2000, 25 magazzini Wynwood abbandonati per quelli che sarebbero diventati i Wynwood Walls nel 2009. A partire dal complesso di sei edifici separati tra la 25a e la 26a Strada, il suo obiettivo era creare un centro in cui le persone potessero gravitare ed esplorare e sviluppare il potenziale pedonale dell’area. Il Wynwood Walls è oramai un museo di graffiti urbani di fama internazionale, popolato da decine di migliaia di murales colorati di alcuni degli artisti di strada più leggendari del mondo, tra cui Kenny Scharf e Shepard Fairey. Accanto è sorto anche un progetto parallelo, le Wynwood Doors, ovvero lo stesso concetto applicato solo sulle porte di altri edifici adiacenti ai “Walls”.

Oggi l’intero quartiere è il più grande museo della street art al mondo, con murales enormi e sempre nuovi, oltre 70 gallerie d’arte, negozi e temporary shop, i Wynwood Walls hanno ospitato le opere di oltre 50 artisti provenienti da 16 paesi.

Caratteristica unica è la sua costante evoluzione. I Murales infatti spesso vengono sostituiti da opere più recenti, inoltre c’è una costante manutenzione, per l’esposizione delle opere agli agenti atmosferici. Questo rinnovamento trova la sua massima espressione durante Art Basel Miami, durante il quale si riuniscono molti artisti sia per rinnovare i murales che per sistemare quelli esistenti.

Fronte Mare Sassari

Fronte Mare-Sassari

Fronte Mare è un progetto che valorizza un antico complesso minerario nel cuore della città sarda.

Sulla costa nord-ovest della Sardegna, la Baia Argentiera di Sassari è stata recentemente interessata da un’operazione di riqualificazione nell’ambito del progetto MAR – Miniera Argentiera, che dal 2017 mira alla valorizzazione e rivitalizzazione di un preesistente complesso minerario già in parte riattivato con diverse funzioni culturali. Fronte Mare è il nome del nuovo intervento, che occupa un’area di oltre 500 metri quadrati prospiciente alla costa, a diretto contatto con i ruderi di magazzini e un vecchio cinema costruito nel periodo fascista.

Questo nuovo spazio pubblico è stato realizzato grazie a una collaborazione tra l’associazione LandWorks, promotrice del progetto, e gli artisti Tellas e 2bleene, con il supporto di altre numerose istituzioni – tra cui il Comune di Sassari, la Fondazione Sardegna Film Commission, l’Accademia delle belle Arti Mario Sironi e la Fondazione di Sardegna. 

Concepito come un “molo culturale”, il progetto ha coinvolto attivamente la comunità locale, oltre a studenti, creativi e giovani professionisti provenienti da varie parti del mondo, che sono stati invitati a ideare e costruire elementi di arredo urbano mobili e adattabili in legno, realizzati poi nei laboratori che hanno coinvolto più di cento volontari sotto la guida di LandWorks. 

Gli artisti Tellas (Fabio Schirru) e 2bleene (Natalia Nicole Rodriguez) hanno contribuito realizzando un’installazione artistica che colora l’intera piazza, con diverse tonalità di blu e ocra. Lo spazio assume così il ruolo di collegamento creativo tra mare, terra e cielo, caratterizzando l’area dedicata alle nuove attività culturali e sportive. L’opera mette in evidenza le caratteristiche architettoniche degli ex magazzini che un tempo conservavano i materiali minerari, e allo stesso tempo delinea i confini dei campi da basket, pallavolo e pickleball, sottolineando il ruolo del gioco come attività centrale della comunità e della società.

Il Fronte Mare rappresenta un nuovo tassello del progetto di valorizzazione e rivitalizzazione dell’ex borgo minerario, iniziato già nel 2019 con l’apertura del museo e centro culturale a cielo aperto MAR – Miniera Argentiera. Nel 2022 era stata quindi presentata la Scala, un cineteatro all’aperto in legno, animato per tutta l’estate con spettacoli culturali e ricreativi. L’intervento di riqualificazione del Fronte Mare mira a recuperare un spazio in degrado situato nel cuore del borgo sulla via Carbonia, che dalla piazza centrale Camillo Marchese porta al mare, e si affaccia sui ruderi dei magazzini e del vecchio cinema, un tempo al servizio della miniera.

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