Saggio a puntate sull’Estetica Quotidiana. Parte 1: Le Origini

Il concetto di “estetica quotidiana” si è sviluppato negli ultimi decenni nel campo della filosofia dell’arte e della cultura, emergendo come una reazione alle nozioni tradizionali di bellezza e arte. Mentre l’estetica classica si è storicamente concentrata su opere d’arte “elevate” come la pittura, la scultura, la musica e la letteratura, l’estetica quotidiana pone l’accento su come gli esseri umani sperimentano e attribuiscono valore estetico agli oggetti, ai luoghi e agli eventi della loro vita di tutti i giorni. Ma da dove proviene questa nuova attenzione per il quotidiano? In questa prima puntata, esploreremo le origini dell’estetica quotidiana e il suo sviluppo nel contesto filosofico e culturale.

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Le radici filosofiche dell’Estetica Quotidiana

L’idea che il bello possa essere trovato al di fuori delle arti tradizionali ha le sue radici nei pensatori dell’estetica del XVIII e XIX secolo. Immanuel Kant, nel suo “Critica del Giudizio” (1790), ha esplorato il concetto di giudizio estetico, suggerendo che la bellezza può essere apprezzata in oggetti comuni, non solo in opere d’arte formali. Tuttavia, Kant ha mantenuto una distinzione tra l’arte e ciò che è “semplicemente piacevole”. Più tardi, Friedrich Schiller, nel suo “Sulla poesia ingenua e sentimentale” (1795), ha riflettuto sul modo in cui l’uomo moderno può trovare gioia estetica nella natura e nelle cose semplici della vita quotidiana.

É solo nel XX secolo però, che la filosofia analitica e fenomenologica ha ulteriormente ampliato queste idee. Pionieri come John Dewey e Martin Heidegger hanno influenzato la nascita dell’estetica quotidiana contemporanea. John Dewey, con il suo libro “Arte come Esperienza” (1934), ha sostenuto che l’arte non dovrebbe essere confinata nelle gallerie e nei musei, ma dovrebbe essere vista come un’esperienza che permea la vita quotidiana. Secondo Dewey, il valore estetico si trova nelle interazioni quotidiane e nelle esperienze comuni, come cucinare, mangiare o camminare in un parco.

Martin Heidegger, d’altra parte, ha introdotto il concetto di “essere-nel-mondo” nel suo capolavoro “Essere e Tempo” (1927). Questo concetto ha spostato l’attenzione dal soggetto che contempla un oggetto estetico a un soggetto che è in costante interazione con il suo ambiente, suggerendo che l’estetica è parte integrante del modo in cui viviamo la nostra esistenza quotidiana.

Il cambiamento culturale: Modernità e Postmodernità

Parallelamente alle riflessioni filosofiche, i cambiamenti culturali e sociali del XX secolo hanno contribuito alla nascita e allo sviluppo dell’estetica quotidiana. Durante la modernità, l’urbanizzazione, la produzione di massa e l’aumento del consumo hanno trasformato il modo in cui le persone interagiscono con gli oggetti e l’ambiente circostante. Gli oggetti di uso quotidiano – dai mobili ai vestiti, dagli elettrodomestici agli oggetti di design – sono diventati non solo strumenti funzionali, ma anche espressioni di gusto e identità.

Nel periodo postmoderno, questa tendenza è diventata ancora più evidente. L’arte e la cultura di massa hanno sfidato le distinzioni tradizionali tra “alta” e “bassa” cultura. Movimenti come la Pop Art, con figure emblematiche come Andy Warhol, hanno reso iconici oggetti comuni come le lattine di zuppa Campbell, portando l’attenzione sulla bellezza intrinseca e sul significato culturale delle cose ordinarie. Questo approccio ha aperto la strada a una visione più inclusiva e democratica dell’estetica, dove il “quotidiano” può essere celebrato e studiato tanto quanto le opere d’arte classiche.

Pierre Bordieu

Il contributo di altre discipline

L’estetica quotidiana ha anche beneficiato dell’approccio interdisciplinare di varie discipline come l’antropologia, la sociologia e gli studi culturali. Gli antropologi hanno da tempo osservato come le pratiche quotidiane, dal cibo alla moda, possano avere un valore estetico all’interno delle diverse culture. Sociologi come Pierre Bourdieu hanno esplorato come il gusto estetico sia influenzato da fattori sociali e culturali, suggerendo che le preferenze estetiche non siano innate, quanto piuttosto socialmente costruite.

Gli studi culturali, con la loro attenzione alla cultura popolare e ai fenomeni della vita quotidiana, hanno ulteriormente contribuito a legittimare l’idea che l’estetica non sia limitata alle arti tradizionali. Questo approccio ha aperto nuove vie per esplorare come le persone trovino bellezza e significato nelle pratiche e negli oggetti di tutti i giorni, dal modo in cui arredano le loro case a come scelgono di vestirsi o cucinare.

Questi studi possono trovare un valido compendio nell’opera di Derek Shapiro e nel concetto di artificazione. Shapiro infatti sostiene che l’artificazione rappresenta un processo dinamico e sociale in cui le pratiche quotidiane vengono riconosciute come aventi un valore estetico o artistico. Egli ha sottolineato che questo processo coinvolga vari attori, istituzioni e contesti, come gallerie, musei, media, critici d’arte e pubblico, che insieme contribuiscono a ridefinire cosa è considerato arte. Attraverso l’artificazione, ciò che normalmente viene considerato “banale” o “ordinario” assume una nuova dimensione estetica, culturale e persino etica.

Conclusione della Prima Puntata

L’origine dell’estetica quotidiana è dunque radicata in una combinazione di riflessioni filosofiche, cambiamenti culturali e approcci interdisciplinari. Dai filosofi del XVIII e XIX secolo fino ai pensatori moderni e postmoderni, l’idea che il quotidiano possa avere un valore estetico ha guadagnato terreno e si è sviluppata in una direzione che sfida le tradizionali concezioni dell’estetica.

Nella prossima puntata, esploreremo come questa estetica quotidiana si manifesta nelle nostre vite oggi, e come essa continui a trasformare il nostro modo di vedere e vivere il mondo che ci circonda.

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