Shoe Shop, alla galleria Acappella Kyveli Zoi guarda il mondo dal basso

Ci sono due paia di scarpe in vetrina, l’espositore in legno è colorato ed attira lo sguardo, ma non è un classico negozio di calzature. È in effetti uno Shoe Shop, ma si tratta della personale di Kyveli Zoi alla Galleria Acappella a Napoli.

L’artista, nata ad Atene nel 1993, è tornata alla sua città natale dopo aver studiato e vissuto tra Londra, Parigi e New York. Quest’ultima porzione di vita negli USA, la scolpisce con la stessa intensità della sua terra natia. Il suo lavoro acquisisce una consapevolezza sociale, dove temi quali storia, antropologia, spiritualità, formano la sua ispirazione conciliando visioni di collettività e nuovi punti di vista del mondo che la circonda.

Shoe Shop arriva a Napoli con un vernissage lo scorso Venerdì 27 Settembre e l’artista, pittrice da biografia, si cimenta in questo frangente con la creazione di paia di scarpe in ceramica, in una città che vanta una lunghissima tradizione artigiana, tra riggiolai, chiostri maiolicati e porcellane di Capodimonte. Piccole sculture che accompagnano la serie di dipinti presenti, e che in qualche modo concretizzano la benevola ossessione di Kyveli Zoi per questo mondo guardato dal basso verso l’alto.

Perché le scarpe, in questo contesto, rappresentano unicamente una scusa. Una sorta di strategia di marketing, una potente grafica pubblicitaria in cui vediamo dapprima la scritta col font grande e colorato, e poi riusciamo da quel punto ad osservare il resto. I quadri della Zoi sono un pretesto: lasciamo che ci accarezzino lo sguardo, veniamo irrimediabilmente colpiti dalla sensualità visiva di un paio di scarpe che strizzano l’occhio alla moda e alla nostra voglia di fascinazione. Ma in quei dipinti di piccola dimensione, 22×30 cm, c’è tutto un mondo, lì nel background, che aspetta solo di essere scoperto.

Anche il titolo è incredibilmente flirtante: vezzoso, accattivante, quasi superficiale eppure estremamente vendibile, perché Shoe shop ci vende un messaggio che non è quello finale.

Pennellate forti, figure semplici, colori vivaci, particolari accennati ma potenti: nell’osservare i dipinti alla Galleria Acappella, le domande che ci poniamo riguardano le scarpe unicamente nella misura in cui riflettono il pensiero su chi le possiede, quali saranno le sue prossime mosse, e cosa c’è nello spazio a cui non abbiamo accesso. Siamo nelle strade di New York, ma cosa sta ascoltando in cuffia l’uomo con la cravatta? Bello il pavimento di “At home”, ma il resto della casa come sarà arredato? In discoteca, c’è qualcun altro,? Che ora è, come si concluderà la serata?

C’è una sorta di teatralità in tutto questo, perché questa visuale “ad altezza scarpa” ci nega abbastanza. È un dietro le quinte a cui non si ha accesso, che lascia un sospeso e crea tensione, provoca la fantasia e rilascia emozione. “Ogni giorno ho una missione, un percorso da seguire per andare a dipingere. Ogni giorno ascolto musica e indosso un paio di scarpe diverso, a seconda del ritmo del mio spirito. Le mie scarpe e la mia musica mi conducono al mio studio, stabilendo ogni giorno il tono del mio cammino creativo. Alcuni giorni è blues e altri è bossa nova. Alcuni giorni indosso scarpe eleganti, altri volte scarpe da ginnastica. Ma ogni giorno la missione di dipingere rimane la stessa” dichiara l’artista.

In un mondo frenetico dove tutto è sotto gli occhi di tutti, Kyveli Zoi lancia il monito di ricordarci di osservare prospettive e angolazioni, senza tralasciare i dettagli. Le scarpe sono il suo modo di rintracciare il mood of the day e al contempo strumento di osservazione del quotidiano. E in una città come Napoli, tra teatralità e storiche mattonelle, Acappella ci dimostra che richiamare il contesto crea continuità strategica, realizzando la seconda personale dell’artista greca che, proprio come Napoli, crea visioni seducenti e irrimediabilmente vere, anche al livello del suolo (e sottosuolo, ma questa è un’altra storia).

Shoe Shop rimane visibile fino al 10 Novembre.

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