Simona Kemenater e l’architettura “probiotica”

Simona Kemenater è un’architetta e designer italiana di Roma, fondatrice dello studio SSK nel 2002. Specializzata in architettura probiotica, il suo lavoro integra l’uso di microrganismi nei materiali da costruzione per migliorare il comfort ambientale e la salute personale, focalizzandosi sull’uso funzionale del colore e dell’illuminazione.

Durante l’ultimo FuriSalone, Simona ha presentato la “ProbioHouse”, una casa completamente eco-sostenibile arricchita con microrganismi probiotici, per consentire ai suoi abitanti di respirare aria pulita tramite dei materiali letterlamente “vivi”. Noi di Artuu ci siamo fatti spiegare in cosa consiste questo progetto…

Simona Kemenater photo by Enrica Brescia

E’ la prima volta che si imbatte in un lavoro del genere?

All’interno del Fuori Salone non avevo mai esposto miei lavori, quindi sì, in questo senso è la prima volta. 

Com’è nato questo progetto?

Io avevo ricevuto l’incarico di ristrutturare questo appartamento, che poi verrà dato in affitto. I lavori non partivano per un problema di costi, non c’era stata la richiesta di realizzare una casa probiotica. Io avevo già realizzato ristrutturazioni con l’uso di microrganismi. Il progetto è rimasto nel cassetto, avevo delle possibilità di applicare le leggi della probiotica in altri ambiti ma non avevo in mano nulla di certo. Così mi sono messa a pensare a cosa potevo realizzare e  mi è venuto in mente questo appartamento che aspettava di essere ristrutturato, ho chiesto ai committenti di avere un po’ carta bianca sulla scelta dei materiali, ho fatto il progetto molto velocemente e ho coinvolto una serie di aziende come sponsor, avendo un budget ridotto. Molte di queste mi hanno dato un riscontro molto positivo, un’adesione che mi ha molto fomentato. Ho avuto l’approvazione dei materiali in poco tempo. 

E’ soddisfatta dell’esito di questa esperienza e pensa che la ripeterà?

Sicuramente si può fare molto di più, è stato un progetto pilota da presentare al Fuori Salone, ma sono soddisfatta, è una buonissima base.  Sono consapevole che alcuni aspetti non siano stati curati come sono solita fare, il fatto stesso che si tratti di architettura probiotica prevede dei tempi più lenti nell’interesse di tutti. Ma credo che ci siano occasioni che non si possono lasciare scappare, sono di Roma e non mi capita spesso di avere incarichi a Milano; è tanto che lavoro sui microrganismi e ho sempre rimandato il momento di lanciarmi in un’operazione più estesa. Ho pensato che questo fosse il momento giusto. C’è molto da scoprire, da quando sono tornata dal Fuori Salone, in un solo mese, si sono aperti molti canali nuovi. 

Cosa l’ha portata a studiare questa materia?

Io da sempre mi sono interessata all’ecosostenibilità, a scegliere materiali rispettosi dell’ambiente, ho sempre lavorato ad un tipo di progettazione che facesse dialogare l’ambiente interno con la natura. Questa è la mia filosofia di lavoro da sempre, la mia passione.  Poi durante il periodo del covid sono stata invitata ad una conferenza dove si parlava di probiotici prodotti da una piccola azienda di Verona e mi sono piaciuti tantissimo. Erano pensati per la pulizia dell’ambiente, quindi molto specifici, il mio modo di progettare è volto all’uso pratico e quotidiano della casa. Quella che realizzo io non è un’abitazione patinata, ma bella da vivere nella quotidianità, o almeno così spero e mi dicono. Mi sono appassionata alla cosa ma volevo un livello più alto, ho salutato l’azienda e ho iniziato a cercare altro. 

Sebbene sia un argomento molto ampio, sarebbe in grado di spiegare in poche parole in cosa consiste la pratica probiotica?

C’è un mondo che da anni si sta sviluppando, ma trova poco riscontro, adesso si inizia a parlarne, si sta citando spesso il microbiota intestinale, quindi le persone iniziano a capire l’argomento. Il microbiota sta alla base della nostra salute, già nell’antichità si diceva che l’intestino è il nostro secondo cervello; si ha la salute del sistema immunitario e di quello nervoso grazie al microbiota. L’equilibrio è fondamentale ma dice raramente che esistono tanti tipi di microbiota. La sua ricchezza è quella di lavorare in team, più c’è biodiversità e più funziona bene, questo è stato spiegato in vari articoli scientifici. Esistono poi microbiota fuori dal nostro corpo, sono presenti in ogni ambiente naturale e si riproducono, ovunque, dalla spiaggia, alle foglie di un albero, c’è sempre un microbiota che è addetto a tantissime funzioni che gli organismi complessi non sono capaci di svolgere. 

In che modo questi assunti si applicano ad una ristrutturazione?

Quando entriamo all’interno dello spazio costruito, nei materiali artificiali non esiste un microbiota, sono inerti, spesso additivati con antibatterici per evitare contaminazioni. Noi quindi andiamo ad abitare in un ambiente incompatibile con la nostra natura. La costruzione è artificio e non ha nulla di naturale. La casa probiotica vuole essere un modo per ricostituire un equilibrio che la natura avrebbe già previsto: infatti ogni persona che vive in un ambiente porta il suo corredo di batteri, più c’è varietà e più si ha un ambiente naturale. Il microbiota diventa più ricco, vario e sano. Il problema è che ci bombardano di messaggi pubblicitari che ci dicono che dobbiamo distruggere il 99% dei batteri e quindi andiamo a ledere l’equilibrio naturale. Anche perché di tutti i batteri che esistono in natura, il 97% sono buoni o innocui. Solo il 3% è potenzialmente patogeno. Ecco che l’architettura probiotica interviene per fermare  tutto questo. Vuole essere un invito a mantenere quel contatto sano ed equilibrato con una natura che ci circonda da sempre. 

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